capitolo dodici

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Pranziamo con delle pizzette e beviamo un the fresco, è vero che fuori ci sono dodici gradi, ma dentro questa scuola fa caldo, ce ne saranno almeno il doppio.
"Devo comprarmi una macchina" annuncio dando un morso alla fetta di pizza.
"Finalmente" commenta Larissa, "hai già in mente che modello?".
"No in realtà no, avevo fatto un paio di ricerche su qualche concessionaria qua vicino ma non sono ancora andato da nessuno" dico io.
"Se vuoi posso portarti dove ho preso io la mia" mi dice Lou bevendo un sorso.
"Non lo so, non voglio disturbarti" dico anche se in realtà mi va un sacco di passare con lui del tempo.
"Nessun disturbo scemo" dice ridendo, "altrimenti non te lo avrei nemmeno chiesto".
"Okay andata".
"Perfetto, allora domani pomeriggio dopo le lezioni andiamo" annuncia lui e riprende a mangiare.

Quando finalmente finisce il temporale salutiamo Larissa che nel frattempo aveva chiamato un taxi per tornare a casa.
"Tua madre sarà entusiasta" le dico ridendo al solo pensiero della sua faccia scioccata e felice.
"Si decisamente, comincerà a comprargli tutine e altre cose fin da adesso" risponde lei ridendo.
"Ciao Louis, è stato un piacere conoscerti" dice poi sporgendosi ad abbracciare Mister Occhi Blu che ricambia l'abbraccio quasi imbarazzato.
"Anche per me" risponde.
Quando il taxi parti e svolta l'angolo noi torniamo su in camera e io mi metto a ripassare, domani iniziano le lezioni e ho già sprecato fin troppo tempo.
Louis invece appena rientriamo in casa la prima cosa che fa è buttarsi sul letto e dormire.
Si sveglia direttamente alle sette sentendo me parlare al telefono con la ragazza per ordinare cibo cinese.
Dopo quindici minuti è da noi, pago la cena e torno in camera.
Ci mettiamo sulla sua scrivania a mangiare mentre guardiamo un episodio di spongebob dal suo computer.
"Mi spieghi perché a diciannove e ventuno anni siamo seduti davanti ad un pc per guardare spongebob?" commenta lui vedendo i miei occhi fissi e attenti allo schermo.
"Perché spongebob non passa mai di moda e non c'è un'età in cui puoi vederlo oppure no" ribatto io quasi offeso dalla sua domanda.
Lui si mette a ridere e dopo aver cenato vado a mettermi comodo indossando il pigiama e poi mi distendo a letto.

"Non ho la minima voglia di iniziare con le lezioni domani" sbuffa Lou spogliandosi per indossare anche lui il suo pigiama.
Non riesco a fare a meno di fissare quel corpo così perfetto, i tatuaggi, i muscoli, è un benessere per gli occhi.
"Perché hai un cervo tatuato sul braccio?" gli chiedo senza nemmeno dar retta a ciò che mi ha detto prima.
"Che vuoi sapere?" chiede lui.
"Il significato, insomma, di solito i tatuaggi hanno sempre un significato, anche i miei per esempio, nessuno è fatto a caso".
"Rappresenta la vittoria del bene sul male, ecco il significato, lo spirito che vince sulla materia" spiega lui avvicinandosi a me e io con l'indice ci passo sopra tracciando tutto il contorno.
"Ora tocca a te" mi dice.
"Okay, che tatuaggio ti interessa?".
Con la mano mi alza la maglietta e con un dito passa sopra alla farfalla che ho tatuata sull'addome.
"Questo" dice, senza smettere di fissarlo.
"È una farfalla notturna, rappresenta 'il silenzio degli innocenti' che per molti è una cosa da nulla ma per me ha u  grande significato" spiego a mia volta.
"È bellissima" dice mentre continua a passare sopra a quella chiazza d'inchiostro ridisegnando con il dito tutti i dettagli, dalle ali fino al corpo della farfalla.
Quando percorre il centro del tatuaggio con il polpastrello un brivido mi percorre lungo tutto il corpo, la pelle mi si riempie di piccolissimi puntini e sicuramente se ne è reso conto dato che ha fatto un piccolo sorriso.
Toglie la mano dalla mia pancia e mi sistema la maglietta, mi guarda con quei dannati occhi azzurri e poi si alza per mettersi a letto.
"Notte Haz" mi dice prima di spegnere la lucetta sul comodino.
"Notte Lou" dico io e poco dopo mi addormento.

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