capitolo sei

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Sono passate due settimane da quando Lou ha avuto quell'incubo, le cose tra noi sono totalmente cambiate, se prima passavamo pomeriggi e sere a chiacchierare adesso a stento ci salutiamo appena svegli, è come se averlo visto in quello stato di totale debolezza gli avesse fatto creare un muro tra di noi per nasconderlo e per far sì di risultare di nuovo lo stronzo, senza sentimenti, ma io so che no è così, per lo meno, non è solo così, con me è un altro Louis, almeno lo era...
Negli ultimi giorni però non ho dato troppo peso a questa cosa, anzi, ad essere sinceri l'ho sfruttata per studiare di più, dopo domani inizia il nuovo quadrimestre e io inizierò con le lezioni, quindi devo essere pronto al cento per cento se voglio ottenere sei buoni risultati fin da ora.
Sta sera tra l'altro mamma viene a Londra, andiamo a mangiare fuori ciò significa che ho solo metà pomeriggio per ripassare e poi mi devo preparare per passare a prenderla alla stazione.
Ora che ci penso mi assale un dubbio.
Come diamine arrivo alla stazione?
Uno tra i piani dopo essermi stabilizzato con la scuola era cercare una macchina, l'esame della patente l'ho fatto con quella di mia madre, ma ora che sono monotono ho bisogno di una macchina tutta mia per potermi spostare senza problemi senza dover ogni volta usare i mezzi pubblici, e invece dopo quasi un mese che sono qui non ho nemmeno telefonato a qualche concessionaria.
Visto che ci sono e ormai ho perso la concentrazione per studiare decido di cerca sul computer una di quelle più vicine e in questi giorni ci farò un salto.
All'ora di pranzo scendo come al solito alla caffetteria, mangio qualcosa con alcuni compagni che ho conosciuto recentemente e poi torno su per dedicarmi un po' allo studio mettendo la sveglia alle 16 per poi andare a prepararmi prima di trovare mamma.
Prendo storia e comincio a sottolineare paragrafo per paragrafo, poi prendo il quaderno e inizio a schematizzare il tutto come mio solito, dopo di che uso lo schema e ripeto il tutto.
Faccio così anche l'ora successiva con geografia e quella dopo con economia, una delle materie che odio di più in assoluto.

Alle 16 in punto riordino la scrivania e prendo la mia roba per andare a fare la doccia, non chiudo la porta a chiave perché è tutto il giorno che non vedo Lou, è uscito sta mattina prestissimo e qualcosa mi fa intuire che non verrà molto presto.
Mentre sono sotto la doccia però i pensieri e l'ansia prendono il sopravvento, vorrei scrivergli un messaggio solo per essere sicuro che sta bene, anche se mi rispondesse male mi andrebbe bene, ma poi mi ricordo di non avere il suo numero, stavo per chiederglielo prima che succedesse il tutto...
Me lo ricordo ancora, il modo in cui chiamava la madre, le mani tremanti, la pelle d'oca e il cuore a mille.
Ci sono serviti più di quindici minuti perché i battiti tornassero del tutto regolari, per un momento pensavo che il cuore gli uscisse dal petto.

Finisco la doccia e mi vesto, metto la camicia rossa che mi ha regalato nonna al compleanno, non la metto spesso perché in realtà non mi piace, ma so che a mamma fa piacere vedermela in dosso quindi lo faccio lo stesso, poi prendo dei jeans neri e le solite scarpe a punta.
Sistemo i capelli e metto un po' di profumo, poi prendo il telefono e il portafoglio e esco di casa.
Aspetto alla fermata, il pullman che porta alla stazione passa alle 16:50 che fortunatamente arrivano subito, salgo, pago il biglietto e vado a sedermi.
Alle 17:05 arrivo alla stazione e mi dirigo verso l'entrata, mamma dovrebbe essere qui a momenti, mi ha mandato un SMS prima dicendo che era quasi arrivata.
Mi siedo su una panchina e dopo pochi minuti sento una voce fin troppo familiare che mi chiama e che solo ora mi fa capire quanto in realtà mi fosse mancata.
"Mamma! Sei arrivata, com'è andato il viaggio?" le chiedo abbracciandola.
"Benissimo tesoro, allora? Come stai?".
"Bene bene mamma" le dico mentre la accompagno all'uscita.
"Allora, sono già partite le lezioni?"
"No, dopo domani cominciano, infatti in questi giorni ho approfittato per mettermi al passo con il programma".
"Bravo figlio mio" dice stringendomi la mano e io sorrido.
"Papà come sta? E Gemma?" domando dopo un po'.
"Papà sta bene, sempre impegnato con il lavoro, mentre tua sorella con l'università anche lei, sta dando gli ultimi esami di questa sessione, sarebbe molto voluta venire anche lei oggi ma domani ha un test molto importante".
"Oh fa niente, la chiamo sta sera magari".

Porto mamma a fare un giro nel centro di Londra, ci è stata da giovane ma da quando ha avuto mia sorella non ha più fatto viaggi lunghi.
Passiamo il pomeriggio tra vari mercatini e poi le faccio vedere tutta la scuola.
Alle sette andiamo in una pizzeria non molto distante e ceniamo lì chiacchierando dei vari progetti che ho in mente e lei che mi racconta qualche pettegolezzo del paese, come al solito.

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