capitolo 50

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(Louis)

Mi sveglio e vado a prepararmi per andare dalla mia famiglia.
Avrei preferito cento volte che ci fosse con me anche Haz oggi però è da un po' che manco da casa quindi non posso rimandare nuovamente.
Infilo velocemente le scarpe e prendo cellulare e chiavi della macchina.
Monto sul veicolo e parto.
A metà strada un senso di vuoto mi assale, è come se mancasse un pezzo di me, cosa vera fondamentalmente.
Senza Harry mi sento incompleto, proprio come se un altro pezzo del mio corpo mancasse.
Sono tentato per un momento di fare un'inversione e andare a riprendermi con la forza il mio ragazzo, bussare la porta e fiondarmi in camera sua per baciarlo ancora prima che possa iniziare a parlare.
Immaginandomi la scena riesco quasi a sentire il buon sapore delle labbra e della lingua di Harry, così morbide e così calde che combaciano perfettamente con le mie come se fossimo un puzzle.
Passerei la mano fra i suoi ricci setosi e poi passerei a mordicchiare il suo bellissimo collo profumato.
"Basta cazzo!" dico a me stesso imponendimo di pensare ad altro.

Accendo la radio per provare a distrarmi ed effettivamente funziona, arrivo fino al vialetto di casa mia e parcheggio l'automobile.
Quando Phebe, mia sorella, apre la porta i suoi occhi si illuminano.
"Louis!" urla gettandomi le braccia al collo.
"Ciao tesoro, come stai?" chiedo io sorridendo mentre lei continua a stringermi così forte che quasi mi strozza tra poco.
"Benissimo adesso, mi fa così piacere vederti Lou!" esclama dandomi un bacio sulla guancia.
"Dov'è Daisy?" chiedo staccandomi delicatamente per andare a salutare l'altra mi sorella.
"È su in camera sua, vado a chiamare la aspetta" dice e si affaccia per le scale.
"Day? Vieni giù guarda chi è arrivato!" la chiama.
"Pheb chi c'è?" chiede lei scendendo le scale quando si blocca di punto in bianco vedendomi.
"Lou! Oh Dio Lou!" urla e si lancia per abbracciarmi.
Dopo quella esclamazione anche Lottie ci raggiunge in salotto e dopo circa venti minuti anche Mark, il mio patrigno, torna da lavoro e vedendomi per poco non rimane paralizzato.
Passiamo tutta la mattinata insieme raccontando della scuola e degli amori vari, toccando questo argomento faccio principalmente parlare le mie sorelle, Lot lo nota e sono sicurissimo che prima di andare a pranzo mi farà il quarto grado.

"Allora per festeggiare io direi di andare a mangiare da Nicholas che dite voi?" chiede Mark sapendo già la nostra risposta.
Nicholas era un vecchio amico di mamma, andavamo sempre da lui la domenica e questa tradizione è rimasta nonostante lei non ci sia più, nelle occasioni importanti, si va sempre da Nicholas.
"Uhm prima di andare...ecco, dovrei...dovrei parlarvi di una cosina" annuncio con la voce un po' tremolante.
"Che succede Lou?" mi domanda Phoebe.
"No niente di grave, però è una cosa di cui mi devo liberare..." spiego e poi faccio un grande respiro.
"S-sono, ehm, sono gay" dico finalmente.
Le mie sorelle e Mark mi guardano sbigottiti, penso che si aspettassero qualsiasi cosa, tranne questa, come notizia.
"Ma è fantastico Lou!" dice Lottie per prima solo per reggermi il gioco.
"Devi dire che non me l'aspettavo però wow Lou, sono molto contenta per te" dice Daisy che viene ad abbracciarmi e Pheb fa lo stesso.
"Figliolo di certo mi hai sorpreso però non per questo adesso ti vediamo in un altro modo, siamo la tua famiglia  se tu sei felice accanto ad un uomo, a noi va benissimo" prosegue Mark e io mi sento alleggerito di un grossissimo peso.
Sono felicissimo delle loro reazioni, sono tutti molto apprensivi e sperano solo per il mio meglio.
Li amo.

"Fermo" mi blocca Lottie tirandomi per un braccio mentre le gemelline e Mark vanno a prendere la macchina.
"Harry dove è?" chiede.
"Sta male" dico velocemente.
"Louis non mentirmi, sono tua sorella" mi rimprovera.
"Che palle Lot, devi sapere tutto della mia vita?" sbuffo.
"Lou è successo qualcosa e lo so, te lo leggo i faccia, perché non me ne parli? Una volta mi raccontavi tutto" dice rammaricandosi.
"Scusa...è che, è che abbiamo litigato" spiego proseguendo con il racconto di tutto la storia.
"Quello strinzo di Demsley, Dio è insopportabile!" strilla Lot e io le faccio cenno di abbassare la voce.
"E tu sei un coglione" aggiunge.
"Grazie, ora si che mi senti meglio" dico in tono sarcastico.
"Scusa".
"No lo so, hai ragione...spero solo che questo tempo finisca presto perché è il quarto giorno che sono lontano da lui e sto morendo dentro".
Il clacson suona facendo sussultare me e mia sorella.
"Ne parliamo dopo" dice e ci dirigiamo in macchina per andare a mangiare.

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