capitolo 95

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"Anche in vacanza?" borbotta scocciato Louis rigirandosi sulle coperte e affondando il viso sul cuscino.
La sveglia è appena suonata e sono le sei e trenta del mattino, l'orario più sbagliato per chiamare Lou.
Se c'è una cosa che ho imparato in questi sei mesi, è di non farlo mai alzare prima delle otto del mattino, se vuoi che per lo meno abbia un cenno di sorriso sul volto e non ti eviti per tutta la giornata.
Considerando il fatto che l'ho svegliato un'ora e mezza prima...beh ho abbastanza il presentimento che questa giornata farà schifo.
Almeno fino alle quattro di oggi pomeriggio.
Perché si, ha anche un arco di tempo dove è acido e con la luna storta.
Secondo una media che ho fatto con molta cura, intorno le 16 si rende conto di essere stato un bastardo antipatico e chiede scusa cercando attenzioni.
Mi faccio un segno della croce prima di andare in bagno a lavarmi e prima di indossare il mio completo blu scuro con la camicia bianca.
Dopo altre varie lamentele finalmente Lou si tira su e va a farsi una doccia mentre io ricompongono il letto.
"Scendiamo a fare colazione?" chiedo quando esce dal bagno vestito, gli avevo chiesto di essere un po' più elegante per la riunione e apprezzo gli sforzi.
Indossa una paio di skinny jeans neri e una camicia della Burberry che gli ha regalato la sorella per il compleanno.
Lui annuisce senza dire una parola, usciamo dalla stanza e io poso la mia mano sul suo fianco mentre scendiamo le scale cercando con dei leggeri grattini di farlo rilassare almeno un po'.
"Bonjour" saluto Michelle mentre sistema nella grande tavola gli ultimi dolci.
"Bonjour, as-tu bien dormi?" chiede domandandoci com'è stata la prima notte.
"Très bien, merci" rispondo e Lou si dirige verso il tavolo con già nel piatto una fetta di pan di spagna al cioccolato e alla vaniglia e un succo all'arancia.
"Oh non gli faccia caso, è arrabbiato perché si è svegliato presto" mi giustifico rivolgendomi verso Michelle che ha dato un'occhiata quasi triste vedendo la reazione del mio ragazzo.
"Lo capisco" fa lei sorridendo, "mi sembra di vedere mio figlio" continua poi, io prendo un croissant e un cappuccino e raggiungo Lou al tavolo.
"A che ora dobbiamo trovarci con il signor Wernest?" chiede velocemente prima di dare un altro morso alla torta.
"Tra trenta minuti" rispondo sorseggiando il mio caffè e lui annuisce.
"Dopo pranzo ci riposiamo un po'?" domando dopo averlo visti sbadigliare e ancora una volta ottengo solo un movimento della testa in segno di approvazione.

"Okay Harry, non agitarti, è solo un convegno dove dovrò parlare davanti a centinaia di persone presentando la nostra azienda e sperando di attirare qualche pezzo grosso dell'industria edile, perché scaldarsi tanto? Oh caro respira, dentro e fuori, dentro e fuori" farfuglia ansioso Stuart rivolgendosi a me e io non riesco a trattenermi dalle risate.
"Con tutto il rispetto signor Wernest, ma è lei l'unico agitato" commenta beffardo Louis e io lo fulmino con lo sguardo.
"Non si preoccupi capo, farà un'ottima figura e attirerà di certo clienti, è il numero uno in questo campo" lo incoraggio io e lui mi stringe la spalla ritornando a fare respiri più regolari.
"Ti prego stammi vicino" sussurra poi stringendo per un fianco Arist.
"Certamente, tesoro" risponde lei dolce e io mi giro subito verso il mio ragazzo prendendo posto accanto a lui.
"Visto Watson...la cosa si fa ancora più interessante" scherzo lanciando un'ultima occhiata ai miei 'colleghi'.
"Mh, mh" risponde lui tamburellando le dita sulla sua gamba.
"Uff che cazzo Louis! Mi sembri un bambino piccolo! Se svegliato troppo presto fa il capriccioso tutto il giorno. Non ti ho mai detto nulla su questa cosa okay, sono stato tre mesi a subirmi le tue giornate con la luna storta perché dormivi male la notte o altro, ma adesso devi darci un taglio, andiamo!" sbotto io più innervosito del solito.
Sarà la leggera ansia di essere al mio primo convegno, sarà che Stuart toccandomi la spalla mi ha trasferito come un'onda energetica i suoi affanni, non lo so cos'è, so solo che mi sta dando fastidio.
"Sei incredibile" mormoro poi a denti stretti alzandomi ma lui mi afferra il polso.
Finalmente ora mi guarda e il suo sguardo è quasi di pietà.
"Scusa, sto facendo il bambino" dice poi abbassando lo sguardo e io torno a sedermi affianco a lui.
"Mi dai un bacetto?" chiede poi guardandomi di nuovo e io sorrido facendolo.

You Kill My MindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora