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Ero appisolata sul divano del suo appartamento come se fossi a casa mia: indossavo il pantaloncino del pigiama e una maglietta a maniche corte abbastanza larga, i piedi erano coperti da calzettini leggeri neri mentre i capelli erano legati distrattamente in una cipolla piuttosto incasinata.

Lo guardavo mentre mangiava ciò che gli avevo preparato, ero preoccupata che potesse svenire da un momento all'altro dopo la terribile caduta che aveva fatto in grande stile in bagno. Ero sempre stata nevrotica solo che non lo davo molto a vedere, con lui però questo mio stato d'animo era aumentato. Beh, anche il fatto che si cacciasse sempre in guai molto più grandi di lui non aiutava!

«Smettila di fissarmi, sto mangiando.» tornai con la testa alla realtà quando mi scoprì nel mio intento.
«Non ti stavo fissando.» strinsi le gambe più vicino al petto e controllai con uno sguardo i vari giornali sopra il piccolo tavolino in vetro.

«Perché ci sono tutte queste cose?» presi in mano una rivista di motori e iniziai a sfogliarla.
«Perché non tieni le mani al tuo posto?» alzai gli occhi e le mani al cielo, esprimendo il mio fastidio con un'espressione del volto.

Vidi con la coda dell'occhio che scolò la bottiglia di vodka dopo aver finito la piadina, si alzò dal tavolo e aprì di colpo la finestra che portava nel terrazzo. Invece di uscire con lui, mi alzai per andare in bagno e senza nemmeno accorgermene lo trovai al primo colpo.

All'uscita da quella stanza però ero troppo curiosa di sapere cosa mettesse nella stanza chiusa, sentivo più che altro qualcuno che mi stesse chiamando e se da una parte ero terrorizzata perché avevo la costante paura di trovare un cadavere o qualcosa di peggio, sempre che ci fosse qualcosa di peggio, una sensazione di tranquillità mi inondò quando mi ritrovai davanti un'altra camera arredata.

Pensai in un primo momento di aver sbagliato stanza e di essere entrata per errore in quella di Jaden, ma poi guardai le pareti e la foto attaccata a lato della scrivania che ritraeva un Curtis sorridente e pieno di felicità e allora capii di non aver sbagliato. Quanto mi mancava, e quanto mancava probabilmente anche a Reyes!

Attraversai tutta la piccola stanza da cima a fondo e mi sorpresi nel vedere come l'avesse sistemata per renderla ancora abitabile, proprio come se Curtis vivesse ancora in quell'appartamento. Presi dalla scrivania i vari fogli e riconobbi la scrittura confusionaria del biondo, per poco non scoppiai in un pianto nostalgico.

Una ad una osservai tutte le foto sulla parete che ritraevano il biondino in tutta la sua bellezza e poi verificai che anche i suo vestiti fossero lì. Era tutto normale, il suo odore aleggiava stranamente nell'aria provocandomi un nodo alla gola e le sue felpe profumavano di lui così tanto che la sua immagine comparve ai miei occhi seduta sul letto.

Gli occhi mi si appannarono, le mani iniziarono a tremare ma dopo aver respirato con calma e sangue freddo uscii da quella stanza. Erano troppi i ricordi, era troppo il senso di rimpianto che mi stava attanagliando il cuore e non l'avrei sopportato per molto tempo.

Guardai l'ora sul telefono quando rientrai nel salotto e mi accorsi dell'assenza del moro nell'appartamento, mi appisolai con fatica nel divano ma una mezz'oretta dopo aprii di scatto gli occhi perché sentii un fastidio lungo la schiena.

«Buongiorno fiorellino, dormito bene?» mi stropicciai gli occhi e ringraziai me stessa per non essermi truccata prima di andare lì.
«Che ore sono?» la mia voce era roca e a tratti sembravo quasi priva di essa, era strano come i maschi sembravano i più sexy del mondo al mattino mentre io sembravo solo uno spaventapasseri, senza contare poi la voce.

«Guarda l'orologio.» mi appoggiai allo schienale del divano e buttai indietro la testa, poi mi alzai e raggiunsi il borsone a lato della porta. Tastai le tasche e trovai rapidamente il pacchetto di sigarette con all'interno l'accendino, sorrisi e mi diressi in balcone sotto lo sguardo attento del ragazzo.

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