Andrew McConvey's pov
Infilai la piccola pistola silenziata nella tasca del giacchetto e il coltellino sotto il pantalone che indossavo, presi il telefono e chiamai il mio amato fratellino.
«Finalmente cazzo.» alzai gli occhi al cielo e salii nella mia moto nera lucente, pulita proprio quella mattina da uno dei miei tanti uomini.
«Abbassa i toni con me Joseph, sei mio fratello ma questo non ti dà il diritto di rivolgerti a me in questo modo.»«Dove sei? Dobbiamo parlare.» feci per chiudere la chiamata senza nemmeno rispondergli, ma una sua frase mi impedì di farlo. «Non potevi Andrew, non erano questi i piani.» sorrisi leggermente.
«Quali piani fratellino? Questo era il mio piano, è sempre stato il mio piano.»«Vieni nel mio ufficio perché non ho intenzione di permettere queste cose insensate.» alzai gli occhi al cielo e infilai il casco, controllando che la mia pistola fosse scarica.
«Vengo quando ne ho voglia, non darmi ordini.»Chiusi la chiamata e partii a tutta velocità tra le strade di San Francisco, ad un semaforo rosso accellerai maggiormente e sorpassai la fila per poi ritrovarmi a fare lo slalom tra le diverse macchine che avevano la precedenza in quanto avessero il semaforo verde.
Tutti sterzarono di colpo e io passai con tranquillità finché non sentii le sirene della polizia, che ormai conoscevo bene. Che grandissima rottura di palle! Non mi fermai, accellerai e con fare disinvolto guidai tra le strade affollate della grande città in cui ero nato e in cui giravano la maggior parte dei miei traffici.
Sterzai per girare meglio in un vicolo e, ritrovatomi davanti ad una rampa, ci salii sopra per poi saltare il grande recinto di legno che chiudeva il piccolo e stretto vicolo. Atterrai in modo brusco dall'altra parte della recinzione e continuai a guidare. Conoscevo ogni strada di San Francisco alla perfezione.
Entrai in un parcheggio sotterraneo e parcheggiai in modo frettoloso dietro ad una serie di macchine, spensi il motore e scesi dal mezzo per poi risalire su una delle mie tante macchine.
Uscii dal parcheggio senza tanti sospetti e, rispettando i limiti di velocità, mi allontanai da San Francisco. Mi fermai solo dopo qualche ora a Santa Barbara per controllare il telefono e notai un messaggio del mio caro fratellino.
Se non vieni qui immediatamente Drew puoi dire addio al tuo prossimo commercio di armi
Porca puttana! Lui era l'unico che riusciva a controllare i miei commerci con tutti, mantenendo almeno parzialmente quella pace che sarebbe dovuta esserci per portare a conclusione gli affari. Mio fratello si occupava dei miei lavori finanziari e quel carico di armi era essenziale per i prossimi colpi, ne era consapevole.
A Oxnard?
Non mi rispose, ma sapevo benissimo che si trovasse nel suo amato attico a flirtare con le segretarie e a girarsi i pollici con non-chalance mentre il lavoro sporco era nelle mie mani.
Non mi fermai a fare visita a nessuno, né al mio amico Reyes né a qualsiasi altro contatto che avevo nelle vicinanze di Santa Barbara. Tirai dritto verso l'attico di mio fratello e parcheggiai, occupando due posti liberi davanti alla grande vetrata d'ingresso.
«Signore, non l'aspettavamo qui.» scrollai una mano davanti alla faccia scioccata della segretaria all'ingresso e mi ritrovai a camminare verso l'ascensore in vetro.
«Portatemi del Cognac e per mio fratello una bella tazza di camomilla, non credo sia molto contento di vedermi oggi.»La ragazza annuì velocemente quando le porte si chiusero davanti alla sua faccia stralunata, alzai gli occhi al cielo e mi sistemai la giacca mentre aspettavo che quell'aggeggio mi portasse all'ultimo piano.

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UNhappy
Novela JuvenilUn passato da dimenticare, un senso di mistero che si cela dietro quegli occhi sempre truccati e una lingua biforcuta hanno sempre caratterizzato Davina Foster. Tutti la conoscono, ma nessuno lo fa veramente. Un animo tormentato e oscuro, una ragazz...