Jaden Reyes's pov
Il cellulare prese a squillare così, sbuffando e facendo uscire dalla mia bocca il fumo della sigaretta, lo afferrai prontamente.
Pronto per il grande colpo?
Alzai gli occhi al cielo e non risposi: Joseph Burke continuava ad essere una rottura di palle anche quattro mesi dopo che avevo deciso di lavorare per lui e suo fratello.
Spensi la sigaretta, gettandola a terra e guardai un'ultima volta quel nome inciso sulla lapide più lucente fra tutte: era ben visibile a tutti il fatto che Catlin amasse quella ragazza seppur non fosse veramente la figlia biologica.
«Beh, io tenterò per l'ennesima volta di non farmi ammazzare. Te tenta di non entrare nei miei pensieri anche oggi come hai fatto la scorsa settimana.» mi morsi il labbro inferiore, tentando di nascondere il dolore. «Mi hai fatto andare a picco la missione bambolina.»
Avevo presenziato al suo funerale e continuavo ogni settimana a visitare la sua tomba. Mi sedevo, fumavo qualche sigaretta e poi le dicevo solo due o tre parole per sentirmi ancora vicino a lei.
Non mi rispondi perché sei pronto o perché non lo sei?
Joseph Burke aveva iniziato a fare l'amico nei miei confronti solo un mese dopo la nostra seconda collaborazione: a volte mi mandava il buongiorno, spesso mi scriveva e alcune volte aveva anche puntato su di me in alcune gare clandestine, giustificandosi con la scusa che io fossi il più forte.
Ovvio, lo sapevano tutti!
Sapevo che si sentiva in colpa per ciò che aveva fatto suo fratello perché in realtà lui non aveva mai pensato nemmeno una volta di uccidere Dav, me lo aveva rivelato durante una missione ma lo avevo già sentito quando mi ero presentato nel suo attico per la prima volta dopo mesi.
Joseph non era una brutta persona, era solo ingenuo e sottomesso continuamente al fratello, che invece ritenevo odioso e scassa cazzo. Aprii la tastiera e guardai lo sfondo del mio cellulare: Davina Foster in tutta la sua bellezza.
Non rompere il cazzo Burke
Sono da Alan
E ti ha fatto entrare?
No, mi ha chiuso fuori
Ha capito tutto dalla vita lui
Salii a bordo della mia moto e la accesi dopo aver mandato un ultimo e nostalgico sguardo alle due bare posizionate l'una al fianco dell'altra delle due persone migliori della mia vita.
Dopo quaranta minuti finalmente arrivai a Santa Barbara, ma non feci in tempo a scendere dal mio mezzo di trasporto che il mio cellulare prese a squillare e la faccia di Nate comparì sul mio schermo. Non risposi, scesi dalla moto e mi tolsi il casco facendo così svolazzare al vento i miei capelli.
«Finalmente cazzo, è da una vita che ti aspetto.» alzai gli occhi al cielo e presi al volo la pistola che mi lanciò.
«Siamo un po' scarsi oggi.» disse Alan, spalancando la porta dell'officina e guardando l'arma che tenevo in mano in modo sicuro e familiare.°°°
Sistemai la bandana, permettendo meglio agli occhi di vedere e al naso di respirare grazie alle tre fessure che avevo intagliato qualche giorno prima e alzai la pistola mentre Joseph correva dentro il cavò della banca.
«Datti una mossa Uno.» lo seguii all'indietro per controllare che nessuno ci stesse seguendo.

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UNhappy
أدب المراهقينUn passato da dimenticare, un senso di mistero che si cela dietro quegli occhi sempre truccati e una lingua biforcuta hanno sempre caratterizzato Davina Foster. Tutti la conoscono, ma nessuno lo fa veramente. Un animo tormentato e oscuro, una ragazz...