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«Che cazzo vorresti fare Jaden?»  scesi dalla mia macchina, ma poi ci rientrai confuso.
«Dov'è la mia pistola?» lui scrollò le spalle per poi indicarmi il porta oggetti, mi allungai verso il posto del passeggero e abbassai la leva per aprire il piccolo bauletto.

«Che cazzo?» presi sia la pistola che la piccola busta bianca delle lettere, scesi dalla macchina con uno sguardo confuso mentre Alan continuava a parlare ininterrottamente.
«Tu non sei totalmente normale, come puoi anche solo pensare di andare a fare visita a Joseph? Ti prenderanno.»

«Non se il poliziotto è corrotto e io ho un asso nella manica.» alzò gli occhi al cielo mentre io continuai ad osservare quella busta bianca.
«Sei proprio cotto amico, quella ragazza ti ha fottuto il cervello altro che il cuore.» lo fulminai.
«Fatti i cazzi tuoi tu.»

«Uh, qualcuno qui è così innamorato che non riesce nemmeno a distinguere più il giusto dallo sbagliato.» aprii la busta.
«Non credo di esserne mai stato in grado in realtà.» lui sorrise mentre io mi sedetti sul divanetto della sua officina. «Sei tu che hai messo questa roba dentro la mia macchina?» lui scosse la testa.

«Cosa c'è scritto?» lo lessi prima a bassa voce.
«Credo che serva ricordare che anche tu mi manchi.» corrugai la fronte, mentre Alan mi prese il bigliettino dalle mani senza chiedere nulla.
«A me sembra una frase senza senso.» scrollai le spalle e mi alzai per prendere una birra.

«Non so nemmeno chi me la manda. Se non ce l'hai messa tu...» portai la bottiglia alla bocca e mi appoggiai allo schienale.
«Jaden. Non è una frase senza senso.» lo affiancai. «Vedi queste lettere in maiuscolo.» le individuai in fretta e furia, unendole nella mia mente.
«Cercami.» presi il biglietto in mano e guardai il riccio capendo al volo la cosa.

«È lei, me l'ha lasciato Dav. Cazzo Alan, ricordi quel profumo? Ecco di chi era e perché mi sembrava così familiare.» presi il giacchetto di jeans e aprii la porta con un sorriso in volto.
«Dove vai ora?» mi girai, trovando dentro le tasche le chiavi della jeep.
«Credo che farò un giro da un caro amico.» lanciai le chiavi in aria per poi riprenderle.

«Tanto è inutile farti ragionare. In bocca al lupo.» alzai gli occhi al cielo e partii per Oxnard, dove avevano trasportato Joseph. Una volta arrivato, presi il telefono e composi il numero di Quattro.
«Hey Jad, cosa c'è?» sfilai le chiavi dal nottolino e aprii la portiera.
«Procurami le informazioni sul poliziotto corrotto del carcere di Oxnard, devo entrare.»

«Okay, dammi qualche minuto.» sorrisi e scesi dalla macchina, guardai il biglietto sul sedile del passeggero e lo afferrai al volo infilandolo dentro le tasche dei pantaloni che indossavo. Avrei ritrovato la donna che amavo e me la sarei portata via ad ogni costo!

Le mani tremavano, il vento si scagliava contro i miei capelli leggermente più lunghi e il telefono continuava a mostrarmi il nome del ragazzo sul display, segno che non avevamo ancora messo fine alla chiamata.

«Jad. Ti ho inviato le informazioni, digli che sei della squadra di Drew. Dovrebbe farti passare senza problemi.» alzai le sopracciglia.
«Vorrei sperare, non posso entrare armato. Manda alcuni ragazzi a casa sua, voglio un punto sicuro.» chiusi la macchina insieme alla telefonata e mi incamminai verso l'ingresso.

Dopo i vari controlli, che riuscii per qualche strana fortuna a sorpassare senza problemi, incontrai il fatidico ragazzo che mi riconobbe velocemente quando gli sorrisi malvagiamente.
«Che cazzo ci fai tu qui?» mi afferrò per il bicipite quando tutti gli altri agenti ci diedero le spalle.

«Oh caro, ti conviene lasciarmi andare.» mi guardò male. «Non vorrei che tua moglie e la tua cara figliola si facessero del male.» improvvisamente mi ritrovai libero in quel lungo corridoio. Lui ringhiò, io sorrisi e poi lo guardai divertito. «Joseph Burke, ora. Devo parlargli.»

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