Più portavo quei bicchieri alla bocca, più ingoiavo quei liquidi amari e più mi sentivo sempre più leggera e delicata come una bellissima farfalla che spiega le ali per volare lontano dai problemi.
Forse sbagliavo a paragonarmi ad una farfalla, io non ero bella nemmeno la metà. Io portavo guai, io ero il pericolo vivente e tutto ciò che facevo si riversava su gli altri. Io ero la cosa più lontanamente paragonabile ad una farfalla.
Ma più mi sentivo leggera, più mi sentivo libera, e più continuavo a chiedere drink alcolici con la speranza di poter dimenticare almeno per una notte le mie strane avventure. Eppure anche due ore dopo ero ancora sobria, per quanto fosse possibile!
«Perché non vieni?» mi alzai dallo sgabello, togliendomi la felpa e rimanendo in maglietta. A ritmo iniziai a camminare verso alcuni ragazzi, uno di loro mi porse una mano dopo essere salito sopra il tavolo. Accettai con un sorriso in volto e improvvisamente mi ritrovai a battere i piedi sul tavolo in legno come una giovane gitana, ruotando le mani e avvinghiandomi la maglietta sotto i gancetti del reggiseno.
Okay, forse non ero poi così sobria!
Nel locale iniziarono a rimbombare delle canzoni spagnole e io iniziavo a sentirmi ogni secondo che passava sempre meglio. Continuai a ballare con quel ragazzo sopra il tavolo per minuti interminabili, non sapevo nemmeno come muovermi ma sembrava che quella sera mi venisse quasi spontaneo.
Quella sera particolarmente mi sentivo libera, mi sentivo in pace con me stessa, mi sentivo bella e potente perché la musica riusciva a fare anche questo. Anche la canzone più lenta riesce ad entrarti nell'anima e a lasciarti qualcosa, anche la musica più lenta riesce a scombussolare quel complesso meccanismo che fa muovere tutto.
E forse era per l'alcool, forse perché avevo davvero bisogno di una sera di tranquillità ma in quel momento mi sentii veramente una farfalla pronta a volare per la prima volta.
Continuai a battere i piedi a ritmo, muovendo il bacino, facendo ruotare i polsi e toccando con leggerezza l'aria con le dita affusolate arricchite da qualche anello argento che avevo comprato anni prima in quelle bancarelle dei mercati di paese. Il ragazzo al mio fianco mi ballava intorno, cercando di non cadere dal tavolo e quindi adattandosi allo spazio.
«Da quando questa ragazza frequenta questo posto?» sentii tra il vociare continuo.
«Qualche volta è venuta qui. Perché me lo chiedi?» sembrava quasi che il mio udito si stesse evolvendo o forse ero solo io che ero abituata a distaccare la testa dalla realtà proprio come avevo fatto con la musica quella sera per ascoltare quella strana conversazione.«No nulla. E non l'ho mai vista in realtà.» continuai a ballare indisturbata, spostando i capelli da una parte all'altra con un movimento della testa improvviso.
«Preoccupato che tuo figlio possa invaghirsi di lei?» sorrisi quando capii che il ballerino al mio fianco fosse il figlio del signore.«Preoccupato che sia lei ad invaghirsi di mio figlio, tra qualche mese dobbiamo partire. Sai, il Messico non aspetta di certo due poveri uomini senza soldi.» incrociai lo sguardo del ragazzo che al contrario mio, sorrideva.
«Papà smettila.» ah ecco, l'aveva sentito anche lui allora! «Scusalo, è sempre molto diretto e non controlla mai quello che dice. Tu lascialo stare, non fa mai male a nessuno.»Feci un cenno della testa, continuando a muovermi a ritmo appoggiando una mano sulla spalla del giovane ragazzo di fronte a me.
«Tranquillo, non ci penserò nemmeno. Stasera voglio divertirmi e credo di non essere l'unica.» lui mi guardò divertito per poi fare un cenno al barista per far rimettere la canzone che stavamo ballando fino a qualche minuto prima.Quando questa partì, il giovane ragazzo saltò nel tavolo più vicino al mio facendo imprecare il proprietario del locale che ci guardò da dietro il bancone furioso. Il biondino iniziò a battere le mani e i piedi a terra, sfidandomi con uno sguardo e non riuscii a trattenermi. «Allora vuoi giocare.»

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UNhappy
Teen FictionUn passato da dimenticare, un senso di mistero che si cela dietro quegli occhi sempre truccati e una lingua biforcuta hanno sempre caratterizzato Davina Foster. Tutti la conoscono, ma nessuno lo fa veramente. Un animo tormentato e oscuro, una ragazz...