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Quando la mattina successiva mi svegliai, mi ricordai della serata passata e della grandissima cazzata commessa raccontando a Jaden di tutto ciò che mi sarebbe successo qualche mese più tardi.

«Cazzo, cazzo.» Eric entrò in camera mia preoccupato quando iniziai ad imprecare urlando.
«Cosa succede pulce?» gli tirai un pantalone in testa e lui lo afferrò al volo quando se ne accorse.
«Nulla Eric, nulla. Vammi a preparare la colazione.»

«Chi sono io? Il garzone di casa?» alzai gli occhi al cielo e dopo aver preso alcuni vestiti da provare, lo spinsi fuori dalla mia camera.
«Muoviti Lieberman.» e nel frattempo mi sfilai i pantaloni del pigiama.
«Ma chi me la fatto fare? Non potevo trasferirmi in Messico?» sorrisi lievemente e poi passai alla postazione trucco per iniziare a coprire le varie imperfezioni sul mio viso, il cellulare iniziò a vibrare e io lo guardai velocemente.

Dove sei?

Aura e la sua mania in quei giorni di controllarmi in tutto. Sbuffai e non risposi, scesi le scale saltellando e arrivai in cucina dove presi al volo il mio cappuccino, esprimendo il mio disgusto con una smorfia e facendo così borbottare Eric.

«Ora hai anche il coraggio di dirmi che fa schifo?» annuii.
«Se è così io te lo dico, stai parlando con una barista.» afferrai al volo il cappotto a causa della pioggia dopo aver guardato di sfuggita l'orologio e aver scoperto di essere dannatamente in ritardo.

«Che hai oggi? A scuola, intendo.» portai alla bocca un bicchiere di succo per poi ripulirmi rapidamente con un fazzoletto di carta.
«Se non erro ho due ore buche, hanno detto ieri di portare le cose per educazione fisica.»

«È la professoressa di filosofia che ti manca?» feci un veloce calcolo mentale mentre Eric si sedeva al tavolo con l'enorme giornale in mano.
«Credo di sì.» preso il telefono, controllai le varie notifiche di Instagram prima di alzarmi.

«Oggi dovrebbero avere educazione fisica anche quei tuoi amici.» corrugai la fronte e mi fermai per afferrare al volo il sacchetto del pranzo.
«Chi sarebbero questi miei amici?» lui si portò al mento la mano e ci riflettè qualche secondo prima di rispondermi.

«Reyes e coso. Lì, dai non ricordo il suo nome.» sorrisi divertita.
«Intendi Nate e Jaden?» sembrò saltare dalla sedia quando gli tolsi i nomi dalla bocca.
«Sì ecco, loro due.» scrollai le spalle. «A mio avviso i migliori giocatori di basket di tutta la scuola.» alzai gli occhi al cielo. «Eppure Ambrose non mi ascolta quando gli dico di cambiare il capitano.»

«Non voglio stare qui a parlare di sport con te quindi me ne vado.» mi spostai in salotto per prendere le ultime cose per la scuola.
«Dico solo che un ragazzo come Jaden a capo della squadra farebbe solo bene.» annuii anche se ero persa tra i miei pensieri e non stavo minimamente pensando al basket.

«A proposito, succede qualcosa con quel ragazzo?» sbarrai gli occhi e infilai rapidamente la camicia aperta che avevo lasciato sul divano.
«Con Reyes?» lui annuì. «No, cosa dovrebbe succedere? Non succede nulla, tu sai qualcosa? Hai visto qualcosa? Io non so nulla» mi ero innervosita e per questo avevo iniziato a blaterare.

«Stai calma Davina, non ti ho chiesto se ci sei andata a letto.» ed eccola quell'espressione di chi voleva scoprire qualcosa e per farlo usava le domande inverse.
«Non ci sono andata comunque.»

«Cat è da qualche giorno su di giri.» inarcai un sopracciglio.
«Come mai? Sta bene?» da quando Andrew si era presentato a casa mia avevo il terrore che ad entrambi potesse capitare qualcosa e la mia meravigliosa idea di aprire la bocca al molo di Santa Barbara non mi facilitava le cose.

Certo, quando avevo provato a parlare di tutta quella situazione con Eric lui si era subito reso conto e nemmeno cinque secondi dopo che avevo parlato mi avevo mandato un messaggio. Forse però a casa mia erano stati nascosti quei strani oggetti che si usano per spiare le persone, mentre al bar invece non sarebbe stato possibile controllarmi. Era andata sicuramente così, ma dovevo sapere se Jaden ricordasse veramente!

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