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Uscii da scuola insieme a Curtis e fissai una bellissima ragazza con cui ero uscito qualche giorno prima.
«Valle a parlare.» scossi la testa. «Che piccolino, si vergogna.» alzai gli occhi al cielo, ma sorrisi.

«Stai zitto Johansson, te non hai nemmeno le palle di chiedere alla sua amica di uscire. Io almeno ci sono già uscito con lei.» lo presi in giro mentre iniziavamo a camminare verso la via che portava a casa nostra.

«Se per te 'incontro al bar vicino casa' è un appuntamento allora io sono uscito con tutte le amiche di mia mamma.» lo colpii al fianco proprio nel momento in cui la ragazza dai capelli biondi si avvicinò a noi insieme alla sua amica, la ragazza con cui io invece ero uscito.

«Jaden.» feci un cenno della testa, massaggiandomi i capelli e abbassando la testa per nascondere l'imbarazzo.
«Buon pomeriggio.» urlò Curtis, scuotendo la mano in aria in segno di saluto. «Come mai qui? Voi non abitate dall'altra parte di Oxnard?»

Gli diedi una sonora gomitata al fianco perché non doveva sembrare uno stalker professionista, scrollò le spalle e fece cenno alle ragazze di proseguire a camminare insieme a noi.
«Sì, ma stiamo andando in quel locale  qui vicino.» annuii, incapace di parlare.

Durante il tragitto il silenzio si impossessò di noi e io mi sentii terribilmente sbadato e imbarazzato, soprattutto quando la mora mi affiancò per parlare.
«Cosa fai oggi?» scrollai le spalle.
«Mi allenerò a basket insieme a Curtis e farò i compiti. Quello che faccio tutti i giorni infondo.»

Sorvolai i videogiochi per non risultare un bambino di dieci anni e sorrisi, facendo per errore scontrare le nostre mani lungo i nostri corpi.
«E dove vi allenate tu e Curtis? Se si può sapere.» lo guardai in cerca di aiuto, ma lui era occupato a ridere e scherzare con la bionda.

«Di solito nel campetto dietro il cinema, non c'è mai nessuno lì.» lei mi sorrise e, quella volta, mi afferrò la mano e abbassò lo sguardo sui suoi passi lenti.
«Alena, siamo arrivate.» affermò la sua amica bionda dall'altra parte del marciapiede, indicando con un cenno del capo il bar.

«Bene, allora... Ci vediamo.» si alzò sulle punte delle sue scarpe data la mia altezza spropositata e mi lasciò un soffice bacio sulla guancia, appoggiando le mani sulla mia spalla, per poi portarsi i capelli dietro l'orecchio e allontanarsi insieme alla sua migliore amica.

Passammo davanti al locale, fingendo indifferenza per non fare una grandissima figura di merda e poi mi girai verso Curtis che strabuzzò gli occhi sorpreso e iniziò a saltare. «Che succede? Cosa è successo Johanson?» si girò verso di me, fermandosi e mostrandomi il suo sorriso smagliante.

«Le ho chiesto di uscire, uscirò con Malia e non aspetto altro da anni.» scoppiai a ridere e saltai nella schiena del mio migliore amico per poi arruffargli tutti i capelli.
«Sono contento per te amico.» mi prese le gambe e iniziò a saltellare vivacemente, attirando tutti gli sguardi curiosi e confusi della gente.

«Mettimi giù testone.» lo accompagnai a casa sua, ma prima che entrasse in casa sentimmo uno sparo. Mi si accapponò la terra e Curtis si guardò intorno confuso. Era abbastanza normale sentirli in quel quartiere infondo, ma la paura era sempre presente quando questo avveniva.

«Porca puttana.» riconobbi subito la voce di mio fratello e saltai sull'attenti, fermando la mia attenzione sul mio migliore amico che scosse la testa e iniziò a respirare profondamente.
«Dov'è? È mio fratello Curtis.» iniziai a correre verso le sue urla e riuscii a trovarlo nel giro di qualche minuto.

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