Epilogo

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Gli tirai un cuscino infastidita quando mi passò davanti in boxer, lo guardai per un secondo e poi infilai le scarpe. Ovviamente eravamo in ritardo, ma non per colpa mia quella volta!

«Non mi guardare così.» gli mandai un ultimo sguardo omicida e poi iniziai a scendere le scale con i tacchi a spillo, cercando di reggermi alla grande balaustra. «È il vestito scelto dalla Davis?» mi chiese Jaden quando saltò gli ultimi scalini e prese la pistola dal mobiletto vicino alla porta.

Ne aveva una in tutte le stanze, per sicurezza diceva.
«Fai davvero? Ti porti quella lì ad un matrimonio?» mi fece un occhiolino prima di passare in cucina per prendersi un bicchiere d'acqua.
«Sicurezza mia, della mia donna e degli invitat... No, solo mia e tua.»

Era così, gli interessavano poche cose nella vita. Avrebbe lasciato anche Aura nelle mani nemiche se solo non ci fossi stata io a riprenderlo per ogni cosa. Era rimasto lo stesso, con alcuni cambiamenti nei miei confronti, ma era sempre lo stesso e io mi divertivo così tanto al suo fianco.

«Muoviti a bere che siamo già in ritardo.» staccai il telefono dalla presa e feci un passo verso la porta che conduceva al salotto.
«Non è di certo colpa mia.» lo fulminai all'istante, ripercorrendo tutte le scale per controllare che non avessimo lasciato nulla acceso o aperto.

«Ah no? L'idea di fare un bagno a chi è venuta?» sentii la sua fragorosa risata nonostante lui fosse al piano terra e io al primo, diedi una controllata veloce e poi scesi. «Non a me.» corsi verso di lui alla porta e gli lasciai un bacio a stampo.
«Se fai così non usciamo più.»

Infatti mi cinse i fianchi e approfondì subito dopo il bacio, infilando la sua lingua dentro la mia bocca e lasciandomi ovviamente la porta d'ingresso aperta.
«Dai Reyes.» gli afferrai le chiavi della Mustang nera opaca e la aprii per entrare dentro.

«Sei troppo bella bambolina.» mise l'allarme della casa e mi seguì in macchina, girò le chiavi nel nottolino e fece rombare due o tre volte il motore prima di partire. Alzai gli occhi al cielo esasperata, gli diedi un colpo al braccio e poi vidi il giardino della nostra maestosa villa abbandonarsi alle nostre spalle.

«Destinazione Solvang.» gli ricordai mentre lui appoggiava la mano sulla mia coscia coperta dal vestito rosso bordeaux.
«Peccato.» sorrisi.
«Non ti piace proprio, vero?» quando parlavamo della mia città natale lui si innervosiva e non sapevo perché.
«No.»

«Perché? E non mi dire fatti i cazzi tuoi.» spesso mi rispondeva come era suo solito rispondere, ma non m'importava più perché sapeva che mi dava fastidio e quindi dopo veniva a scusarsi. E il suo metodo di scuse era piuttosto favorevole per lui, ma anche per me infondo!

«Bhe, non ho un motivo in particolare. Più che altro perché è lì che è morto Curtis.» mi girai verso di lui, mi sporsi per lasciargli un bacio a fior di labbra ma lui si allontanò. «No, altrimenti non ci arriviamo nemmeno al matrimonio.» alzai gli occhi al cielo, ma sorrisi.

«Placa gli ormoni, ne hai usufruito anche stamattina se non ricordi.» quando lui abbassò il finestrino io lo fulminai. Non volevo che i miei capelli prendessero la forma di un cespuglio vivente, dato che dovevano essere ancora sistemati per le nozze.

«Devo fumare.» spostò la mano dalla mia coscia per prendere il pacchetto di sigarette nel porta oggetti, ma lo bloccai e appoggiai la mia mano sulla sua in segno di protesta. «Davina.» ruotai gli occhi al cielo.
«Non fumare dentro la macchina.»

«È la mia.» gli presi il pacchetto e lo lanciai nei sedili posteriori.
«Non nella macchina.» asserii.
«Col cazzo, non ti sei mai lamentata che fumassi davanti a te. Ora me lo vieti?» annuii sistematicamente e tirai giù lo specchietto per controllare per l'ennesima volta il trucco.

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