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Un anno dopo quella chiacchierata nel parchetto di Oxnard ci ritrovammo all'accademia militare di New York per il nostro primo anno, ma nonostante fossimo dei principianti perché appena arrivati eravamo abbastanza rispettati per la statura che avevamo e la massa muscolare.

Certo, quello non toglieva il fatto che anche noi come tutti gli altri abbiamo dovuto affrontare le cosidette tradizioni che vigevano ogni anno e che venivano rispettate da tutti.

La nostra intenzione era quella di passare un solo anno dentro quel 'carcere minorile' come lo definivamo io e Curtis, ma le cose non andarono proprio come avevamo programmato. Nulla andò come avevamo programmato in realtà, basti pensare che arrivammo a Solvang tre anni dopo!

Mi alzai dalla panca per aggiungere alcuni chili di pesi per i miei soliti allenamenti quando un ragazzo del terzo anno mi chiamò, fischiando con due dita nella bocca.
«Che vuoi?» mi indicò con un cenno del capo l'entrata della palestra così mi voltai prontamente.

«C'è una visita per te Reyes.» la mia ospite si sporse dalle spalle di uno dei miei compagni e mi sorrise imbarazzata, squadrandomi dall'alto al basso e osservando i miei addominali in vista.
«La conosci?» mi alzai dalla panca e annuii al ragazzo che fischiò sorpreso.

Bella ragazza, non c'era nulla da dire!

«Alana che ci fai qui? Ti ho detto di non venire.» l'accompagnatore si spostò di qualche metro, ma continuò ad osservarci e ad ascoltare la nostra conversazione.
«Ho bisogno di dirti una cosa, in privato. Non ero sicura di voler farlo, ma...»

Mi guardai intorno e fissai male uno dei più grandi che ci guardò confuso, appoggiai una mano sulla schiena di Alana e la spinsi delicatamente fuori dalla palestra, lontano dagli sguardi attenti di tutti i miei compagni di allenamento e alcuni anche di camerata.

«Cosa mi vuoi dire?» mi appoggiai al muro. «Non ho tempo da perdere, perciò assicurati che sia un ottimo modo per interrompermi. Non voglio cazzate.» buttai lì.
«Sono tua amica, no?» scrollai le spalle.
«Cosa c'è Alana? Tirala per le corte questa volta.»

«Ho saputo che tuo fratello ha parlato con il direttore dell'accademia e ho una pessima notizia da darti Jaden.» annuii, già stanco di sentirla parlare.
«Sì lo so, è venuto qui per portarmi alcune cose ma gli serviva l'autorizzazione per lasciarle perciò è andato dal capo supremo.»

Lei indietreggiò, guardandosi intorno vaga, non volendo incontrare il mio sguardo. «Che hai ora?» chiesi.
«Tuo fratello non è venuto qui solo per portarti delle cose, è venuto qui per altro e non credo tu sia molto contento di scoprirlo.» corrugai la fronte.
«Ti ho detto di darti una mossa Alana, non ho tempo da perdere qui.»

Due ragazzi in divisa ci passarono accanto, squadrandoci e poi ammiccando e fischiando in direzione della ragazza che si chiuse in sé. «Si fischia agli animali, lei vi sembra un animale?» loro scossero la testa e se ne andarono rapidamente.
«Grazie mille.» feci un cenno con il capo in segno di ringraziamento.
«Allora? Cos'hai da dirmi?»

«Tuo fratello ha saputo che tu e Curtis avete fatto richiesta per uscire dopo il primo anno, tra un mese.» annuii. «E ha ordinato al direttore di non farvi uscire, lo ha pagato circa mille dollari per farvi rimanere qui dentro fino alla fine del diploma e per non far firmare le carte da quella tua conoscenza. Inoltre ha inventato una storia fasulla su di lui, dicendo che è un criminale appena uscito di prigione.» scossi la testa, iniziando a camminare per il corridoio.

«No, non può essere. Non lo farebbe, è mio fratello. Non ha nemmeno i soldi per farlo, non è vero. Non dire cazzate Alana.» abbassò lo sguardo dispiaciuta, ma con l'aria di una che stava dicendo tutto tranne che una bugia bella e buona.
«Non dico cazzate Jad, l'ho sentito parlare al telefono mentre usciva dalla palestra che frequentiamo insieme a Oxnard. Ha chiamato questo ragazzo... Oliver?»

«Mi dispiace dirtelo, ma tuo fratello non è il santo che credi e sicuramente non ti vuole tra i piedi Jaden.» che non era un santo lo avevo capito da solo, il problema era il fatto che non mi volesse tra i piedi. Un po' lo sapevo: non mi aveva mai cercato, non si era mai preoccupato di informarsi se stessi bene senza una casa o se fossi morto e seppellito da tempo.

Fissai la ragazza davanti a me, ma non riuscii a concentrarmi sulle sue parole. Ci mancava solo Dylan a rovinare sempre di più la nostra famiglia, davvero gli avrei fatto i miei complimenti se solo lo avessi avuto davanti in quel momento!

«E non è il solo a non volerti tra i piedi. Al telefono parlava con questo Oliver e gli ha esplicitamente detto che finalmente non dovrà più preoccuparsi di te perché per un paio di annetti starai qui dentro.» buttai la testa indietro, ma venni interrotto dall'arrivo tranquillo e sereno di Curtis che saltellava contento per i vari corridoi.

«Alana.» se la strinse tra le braccia, lasciandole circa una ventina di baci solo su una guancia. «Cazzo in questo posto non si vede nemmeno qualcuno travestito da ragazza. É un piacere per gli occhi vederne qualcuna in carne ed ossa.» alzai gli occhi al cielo. Esagerato!

«Ma di che cosa parlate voi due? Confabulate su come far entrare una spogliarellista per il mio compleanno? Ah no, non voglio saperlo.» scossi la testa e feci per rientrare nella palestra, ma dietro di me Alana rivelò la situazione a Curtis che rispose, facendomi bloccare di colpo sulla soglia della stanza. «Quindi ora lo sai anche tu?» mi girai lentamente, tipo serial killer e fulminai il mio migliore amico con uno sguardo.

«Tu lo sapevi e non me lo hai detto?» scosse la testa e mi bloccò il polso rapidamente prima che potessi sferrare un cazzotto alla parete.
«Io l'ho scoperto quando è venuto qui Dylan, ha parlato con un suo amico al telefono e glielo ha detto mentre saliva in macchina. Credo fosse Braeden o Oliver, non ci ho capito un cazzo francamente.»

«È stato qui due settimane fa Curtis cazzo, dirmele prima le cose no? Sono o non sono il tuo migliore amico?»
«Non avresti potuto fare nulla Jaden, il direttore ormai non ci lascia andare per il prossimo anno e noi non possiamo uscire da qui ancora per qualche mese. Finché non arriva l'estate.»

«Non te lo volevo dire perché ti conosco e so quanto tu abbia già sofferto per la tua famiglia di disadattati. Ciò che ha fatto Dylan è solo altra benzina al fuoco ed io, essendo proprio il tuo migliore amico, non volevo tu ci stessi male. Solo questo.» rimasi interdetto dalle sue parole, ma non riuscii a nascondere la rabbia che in quel momento provavo.

«Ricordi che abbiamo dormito per un anno in un cazzo di parchetto, no? Credi che non ti abbia imparato a conoscere Jaden? Ci stai male per queste cose e pensare che saremmo rimasti chiusi qui per problemi burocratici sarebbe stato meno doloroso.» chiusi i pugni delle mani e strinsi la presa, lui si avvicinò a me e lentamente e con cautela mi circondò le spalle con le sue braccia muscolose.
«Ho solo te Curtis, non mi voltare le spalle anche tu. Mai più, ti scongiuro.»

E lì, avvolto nel suo corpo muscoloso, capii che lui avrebbe sempre pensato al mio bene forse prima che al suo e che se ci fosse stato qualcuno che mi avrebbe protetto oltre a tutti e tutto quello sarebbe stato lui. In quell'abbraccio io avevo compreso che lui fosse l'unica persona che non mi avrebbe mai abbandonato, in quell'abbraccio io avevo trovato veramente il mio migliore amico.

Eh niente. Mi manca Curtis e la loro amicizia!

Alice✨

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