43 - Scars

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Melissa POV

<mi spieghi che succede?> dissi infine. <Prima togliamoci dalla strada, per di qua, entro sera dovremmo arrivare a un posto sicuro> ci togliemmo dalla strada come aveva detto lui e aspettai fino a che non si mise a parlare. <Jesus e i suoi hanno notato della gente. Non sanno se siano uomini di Negan o altre persone, ma si aggirano qua intorno, sembrano essere in tanti e armati. Non hanno ancora provato ad approcciare nessuno, e questo li rende ancora più pericolosi. Non sappiamo chi siano e cosa vogliano> Ero confusa, ma non spaventata. <E perché non me lo hai detto?> Sbuffò <cosa sarebbe cambiato?> non seppi rispondere. <Te ne avrei parlato una volta ad Alexandria, ma a quanto pare siamo sfortunati oggi> continuammo a camminare nel silenzio, fino a che la sfortuna ci fece visita nuovamente e un enorme acquazzone di primavera ci travolse. In pochi minuti fummo zuppi d'acqua e non c'era posto dove ripararci. Non avevamo altra scelta che continuare. Dopo un po' Daryl si fermò davanti a me e per poco non gli sbattei contro. Aveva alzato un mano per indicare di fare silenzio. Davanti a noi stava una casupola crollata su se stessa. <Non dirmi che era questo il posto sicuro per la notte> chiesi anche se dalla faccia lugubre di Daryl sapevo già la risposta. <Torniamo vicino alla strada, dormiremo dentro un'auto> Sospirai, e sotto l'acqua battente seguii l'arciere. Non ci eravamo allontanati tanto dalla strada, giusto quel poco per non perdere la strada ma per rimanere nascosti. Stava facendo buio, e i vaganti cominciarono ad apparire, tanto per completare la nostra sfiga, ma in due riuscivamo tranquillamente ad abbatterli senza pericoli. Costeggiammo la strada per un po', poi fermai Daryl tirandolo da una manica. Si girò verso di me con aria truce. <Guarda là, nascosto tra gli alberi> Seguì il mio dito e vide il camper che avevo visto io. Era tra gli alberi, sembrava essere lì da tanto e aveva le ruote sgonfie.

 Era tra gli alberi, sembrava essere lì da tanto e aveva le ruote sgonfie

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<Proviamo> disse Daryl. Aprì la porta senza tanti convenevoli ed entrò, lo seguii. Dentro non c'era nessuno. Controllò la piccola cabina del bagno che era senza porta ed uscì. <Libero. Bel colpo. Adesso blocchiamo la porta.> Una volta bloccata la porta, cominciai a tremare. Camminando avevo cercato di ignorare il freddo, ma ora che stava calando la notte e che finalmente eravamo all'asciutto mi resi conto della stanchezza che avevo accumulato. <Devi metterti qualcosa di asciutto, o ti ammalerai> Lo guardai infreddolita. <Devo? Perché tu sei immune ai raffreddori?> Gli chiesi di rimando ma mi ignorò e cominciò a frugare nel suo zaino. Era quasi zuppo d'acqua. Feci lo stesso con il mio e constatai che a parte qualche mutanda e calzetto che erano in fondo, era tutto zuppo. Imitai Daryl e cominciai a stendere dove potevo i vestiti bagnati. Notai che a Daryl molte cose si erano salvate. <ti è rimasto qualcosa di asciutto?> mi chiese guardando lo zaino vuoto. <Mutande e calzetti> gli risposi scoraggiata. Cercammo qualcosa di asciutto nel camper, ma c'erano solo coperte. Non male comunque, così avremmo dormito coperti e asciutti. <Mi si sono salvate due maglie e un pantalone, tieni una maglia> Mi disse poi lanciandomi la sua maglietta asciutta. Si girò e cominciò a spogliarsi, così mi girai e lo imitai. Non avevo neanche tempo per pensare maliziosamente o vergognarmi, avevo troppo freddo e voglia di togliermi quelle cose fradice. <Usiamo quelle coperte in più per asciugarci> Mi disse e senza guardare me ne lanciò una. Mi sciugai più che potei, specialmente i capelli, che grazie a dio avevo tagliato! Alla fine mi misi mutande, calzetti e la maglia di Daryl. <Ho finito, posso girarmi?> dissi. <Si> mi rispose, e quando mi girai lo vidi ancora di schiena, chino su cane per asciugargli il pelo. Con orrore mi accorsi che non aveva indossato ancora la maglia, ma non fu quello a farmi orrore, bensì i segni che aveva sulla schiena. Erano segni di frustate, tante, tantissime. Sembravano molto vecchie. E due demoni tatuati occupavano la parte destra della schiena, da dietro alla spalla fino a metà schiena.  Si girò verso di me e non riuscii a dissimulare il mio sguardo. Non mi disse niente, indossò la maglia e si mise nel letto. Lo raggiunsi, cercando di abbassare ancora di più la maglietta. Mi arrivava poco sotto al sedere. Mi guardava di sottecchi e quando mi misi sotto le coperte gli diedi le spalle. Non riuscivo a smettere di tremare. <Dormiamo, se si avvicina qualcuno cane ci sveglierà, ma con questa pioggia dubito si muoverà qualcuno.> mi disse poi nel buio. Il sole era tramontato. <o-okay> dissi balbettando dal freddo. Dopo una decina di minuti lo sentii muoversi e sospirare bruscamente. <Come faccio a dormire con te che tremi come una foglia?> stavo per ribattere quando lo sentii avvicinarsi a me e abbracciarmi. Istintivamente il mio corpo si avvicinò a quella fonte di calore. Intrecciai le gambe con le sue, feci aderire il mio corpo al suo e con imbarazzo mi accorsi che la maglietta si era alzata e che quindi dalla vita in giù avevo solo le mutande. Il suo braccio muscoloso mi cinse e le nostre mani si sfiorarono. Potevo sentire il suo respiro sui miei capelli.

<Come fai ad essere così caldo?> gli chiesi stupidamente

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<Come fai ad essere così caldo?> gli chiesi stupidamente. <Oh me lo chiedono in tante> disse lui di rimando. <Stupido> rimanemmo in silenzio per un po'. <Sono stati i salvatori a farti quelle cicatrici?> gli chiesi ad un certo punto. <No> rispose freddamente e pensai che fosse finita lì. Lui non parlava mai di se stesso, ancor meno di quanto facessi io. Mi sorprese quando dopo un po' riprese a parlare. Nel frattempo io avevo smesso di tremare, riscaldata dal suo corpo.  <Prima dell'apocalisse. Ero il tipico ragazzo zoticone con padre e fratello zoticoni. Mio padre era spesso ubriaco, e mio fratello Merle non era l'unico che le prendeva.> Rimasi un po' scossa. Non mi aspettavo quella rivelazione così personale. Mi girai verso di lui, cercando di non mettere però distanza tra i nostri corpi. Ci ritrovammo viso a viso, se solo mi fossi sporta un po'... le nostre labbra... <E tua madre?> gli chiesi invece. Mi guardava in modo strano, continuandomi a stringermi a se, così vicini. <Scappata quando ero piccolo> Abbassai gli occhi. Dovevo aver toccato degli argomenti molto pesanti, ma lui non dava a vedere di essere turbato. Mi continuava a fissare così rialzai lo sguardo. La sua mano si mosse ad accarezzarmi la schiena, movimenti piccoli e delicati, ma che sentivo fin troppo bene facendomi rabbrividire di piacere. Anche nel buio potevo vedere quanto fossero azzurri i suoi occhi, che mi scrutavano imperturbabili. Il suo sguardo si abbassò per una frazione di secondo sulle mie labbra, non mi sfuggii quel gesto. Il cuore prese a martellarmi così forte che ero sicura lo sentisse anche Daryl, vicini come eravamo. Spinta da non so cosa, mi avvicinai lentamente a lui e alle sue labbra, mentre lui mi guardava senza far capire cosa gli passava per la testa. A pochi centimetri dalle sue labbra, la mano del suo braccio che mi cingeva mi prese la nuca delicatamente, Daryl si spostò un po' più su e... mi diede un bacio sulla fronte. Non ebbi il coraggio di muovermi. Se ci fosse stata luce, sicuramente Daryl avrebbe visto il rosso più acceso della sua vita guardandomi in volto. Ero sicura che a un certo punto si sarebbe tolto da quella posizione, io non tremavo più e non c'era più nessun motivo per stare abbracciati. Invece non si mosse, e io neppure. Ci addormentammo così, e prima di lasciarmi andare a un sonno ristoratore pensai che stare abbracciati così, dormire in quella posizione e il rapporto che avevamo, erano molto più intimi di un bacio.

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