69 - f*cked up

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Due mesi dopo.

Melissa POV

<Non credo che si monti così> dissi dubbiosa guardando Daryl darsi da fare. Si interruppe per guardarmi male <è uguale a quella che ho già montato ad Alexandria, so quello che faccio> Lo guardai scettica ma lasciai perdere. Andai a sedermi sul divano, ormai al quarto mese la pancia si vedeva molto e soprattutto sentivo il peso. Mi sedetti con un sospiro di sollievo. Il sole era alto ma non era più così caldo. Ormai a settembre cominciava a rinfrescarsi un po'. La casa al lago comunque era splendida e la stavamo riempendo di cose per il bimbo. Cose in più, nel caso fosse successo qualcosa ad Alexandria. Questa baita, una volta piano B di Daryl, ora era il nostro piano B. <Ecco fatto> Disse infine lui alzandosi soddisfatto.

 <Ecco fatto> Disse infine lui alzandosi soddisfatto

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La culla era montata perfettamente. <okay, ricordarmi di non dubitare delle tue doti di costruttore la prossima volta> Gli dissi scherzosamente. <Che ne dici se non dubiti direttamente di me?> Mi si era avvicinato e ora in ginocchio davanti a me mi diede un bacio, prima sulle labbra e poi sulla pancia. Arrossii, incapace di abituami a un Daryl così affettuoso. Mi alzai puntando la porta. <Andiamo è quasi ora di pranzo e sto morendo di fame Daryl> Mi si affrettò dietro, prendendo lo zaino. <Stai sempre morendo di fame> Mi girai a guardarlo fingendomi scandalizzata. <non sono io, è tuo figlio che ha fame!> Ridendo ci avviammo alla macchina, pronti a tornare in città. A pranzo mi spazzolai tutto ciò che Daryl mi mise davanti. Le vomitate erano finalmente finite e potevo tenermi in corpo quello che mangiavo. Bussarono alla porta e controvoglia andai ad aprire. Era Glenn. <Ehi Mel, abbiamo trovato una macchina fotografica polaroid, vi volevo avvisare prima che finiscono tutte le foto. Passate da Rick dopo e approfittatene. Ah, io e Maggie volevamo darti anche queste> Disse allungando una busta con dentro tutine per neonato. <Ormai Hershel ci sta piccolo> Presi la busta e la appoggia a terra, ci avrei pensato dopo. <Grazie ragazzi, davvero> Tutti i nostri amici erano più che partecipi e ci aiutavano in tutti i modi. Sperai solo che sarebbe lo stesso anche dopo il parto. Salutai Glenn e mi accarezzai la pancia. Stavo cominciando ad abituarmi all'idea, forse non sarebbe stato così male. Daryl mi interruppe dai miei pensieri arrivando. <Chi era?> Gli dissi delle tutine e poi della foto. Ovviamente non ne era entusiasta. <Ma dai, cosa ti costa fare una foto? Sarebbe carino> Ormai faceva quasi tutto quello che gli chiedevo, e come previsto cedette a questo capriccio. Poco dopo andammo da Rick a farci fare questa polaroid. La foto uscì benissimo. Io, Daryl e Cane facevamo proprio una strana famigliola. Cane scodinzolante era tra le gambe di Daryl, che non sorrideva, ma non era neanche imbronciato e teneva un braccio intorno alle mie spalle e una mano sulla mia pancia visibilmente incinta. Mi stupii del sorriso che avevo io in volto, un braccio a cingere Daryl e l'altro a tenere il fucile che mi ero scordata di lasciare da parte per la foto. Sembravamo felici dalla foto. Lo eravamo.

Quella sera, sul portico di casa nostra continuai a pensare alla foto

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Quella sera, sul portico di casa nostra continuai a pensare alla foto. Negli ultimi due mesi avevo cercato con tutte le mie forze di accettare la mia gravidanza, e solo oggi guardando quella foto avevo capito di avercela fatta. Mi accarezzai la pancia, voltandomi verso Daryl. <Sai Daryl, non è stato facile ma sono-> felice. Sono felice e voglio questo bambino. Voglio questo bambino con te. Questo avrei voluto dire ma un rumore improvviso mi interruppe. Guardammo in lontananza un enorme camion dentro le mura. Qualcuno aveva appena sfondato le nostre mura con un camion. E poi iniziarono gli spari. Daryl mi trascinò subito in casa, correndo poi ad armarsi. <Mel, resta qui, per nessun motivo al mondo devi uscire. Nasconditi. Nasconditi finchè non è tutto finito> Terrorizzata, annuii soltanto, poi lo fermai per una manica poco prima che uscisse. <Stai attento, ti prego stai attento. Ti amo> Era solo la seconda volta che gli dicevo ti amo, ma anche questa volta non mi rispose, non con le parole almeno. Mi baciò, esitò per un momento come a voler dire qualcosa ma poi richiuse la bocca, ed uscì. Corsi di sopra in camera, chiudendo la porta a chiave e tenendo il fucile in mano. Feci mentalmente un ripasso delle armi che avevo addosso, poi mi misi alla finestra a sbirciare tra le tende. Guardai quello che era un attacco vero e proprio. Non erano tanti gli attaccanti, ma a loro si sommavano gli zombie che stavano entrando grazie allo squarcio nel muro. Rimasi con gli occhi sbarrati per una decina di minuti quando un movimento attirò la mia attenzione. Due uomini erano riusciti ad arrivare fino a qui e ora stavano entrando in casa di Glenn e Maggie. Ti prego fa che non ci sia nessuno. Ma la preghiera mi morii in gola quando vidi alla finestra Maggie. C'era solo un motivo possibile per cui Maggie si trovava in casa e non fuori. Hershel. In casa c'erano Maggie ed Hershel. E due uomini armati erano appena riusciti a sfondare la porta. Non ci pensai su, corsi fuori dalla camera, sistemai meglio la presa sul fucile e mi fiondai in casa di Maggie. <Non ti muovere o sei morta. Sei sola?> Salii lentamente le scale mentre i due uomini tenevano sotto tiro Maggie. Solo uno di loro aveva una pistola. Facendo il più silenziosamente possibile mi avvicinai. Il pianto di Hershel all'improvviso distrasse i due uomini. <c'è un bambino> disse quello con la pistola ridendo con cattiveria. Non aspettai oltre e gli sparai. Con il cervello a brandelli cadde a terra. L'altro uomo venne attaccato da Maggie, ma prima che potessi andare ad aiutarla un dolore acuto alla schiena mi fece cadere. Un terzo uomo era entrato in casa, armato di solo un coltello mi guardava con aria da pazzo. Cercai di tirarmi su ma fui lenta. Con un altro calcio mi fece voltare con la schiena a terra, poi sentii un dolore lancinante in tutto il corpo e infine svenni.

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