Melissa POV
Perdeva sangue da uno squarcio nella manica, la pelle strappata come la maglietta. Morso. Era stato morso. Barcollai avvicinandomi. Lui mi guardava interrogativo, non un'ombra di paura su quel viso duro. Sentivo il cuore battere così forte da saltarmi fuori da un momento all'altro <Stai bene Mel?> Come poteva essere così tranquillo? <D-dobbiamo tagliare il braccio. P-presto> Gli dissi avvicinandomi. <Stai tranquilla, non- > Voleva morire? <Stai zitto cazzo! Dobbiamo sbrigarci, potrebbe già essere troppo tardi> Non avevo mai avuto tanta paura in vita mia. Mi si appannò la vista. <non posso perderti> Lo stronzo riuscì addirittura a sorridermi, si avvicinò. Senza però toccarmi. <Non sono stato morso. Per spingerti non mi sono accorto di questa lamiera> Disse indicando una lamiera arrugginita messa lì come barriera. <Non sono stato morso. Hai capito? Va tutto bene, mi sono solo graffiato> Chiusi la bocca di colpo. Respirai. Inspirai ed espirai, più volte. Gli afferrai la maglia con la mano libera, stringendolo con rabbia, pericolosamente vicina a lui. Non sapevo se abbracciarlo o picchiarlo. Lo guardai negli occhi, arrabbiata con lui per la sua stupidità e con me, perché mi ero illusa di poter smettere di amarlo. <Potrebbe infettarsi> Gli dissi rilasciando la maglia e allontanandomi. Gli altri erano riusciti a catturare l'ultimo nomade. Io avevo bisogno di allontanarmi per schiarire le idee. Quello che era appena successo... La mia reazione... <Aspetta!> Inspira, espira. Inspira. Espira. <Aspetta Melissa dannazione!> Daryl mi prese per il braccio. <Cosa vuoi?> Lui mi guardò come se fossi pazza. <Sto bene> Mi liberai dalla sua presa ma non mi allontanai. <Okay, stai bene. Grande> Gli avevo fatto capire che ancora tenevo a lui, e ora voleva sentirselo dire. Per fortuna fummo interrotti dagli altri, con un ostaggio vivo, di fretta e furia tornammo ad Alexandria. Mi stavo dirigendo verso casa quando Daryl mi fermò nuovamente. <Devo interrogarlo> Incrociai le braccia guardandolo. <Ottimo. Perché mi stai avvisando?> Sorrise, un sorriso complice, crudele, non allegro. <Vuoi aiutarmi? È un nomade Mel.> Aveva già ricominciato a chiamarmi con il mio soprannome. Avrei voluto, dovuto, rifiutare e andarmene. Ma era un nomade. Uno di loro, del gruppo che ci aveva attaccato. Era tutta colpa loro. Daryl mi stava dando la possibilità di vendicarmi, anche se solo di un uomo. Prima o poi ci saremmo vendicati uccidendoli tutti. Gli feci un cenno affermativo e ci dirigemmo verso la prigione. L'uomo era già stato legato alla sedia, con le spalle alla porta. Rimasi dietro le sue spalle, non facendomi vedere. Daryl gli si piazzò davanti,i muscoli tesi in una furia omicida che sapevo stava trattenendo a stento. <Dov'è la vostra base?> Disse tirando fuori il coltello. L'uomo non fiatò. La lama brillò al riflesso delle luci quando Daryl l'appoggiò alla guancia dell'uomo. <Dov'è la vostra base?> Niente. Così Daryl cominciò. Ore dopo, l'uomo cedette. E mentre l'ascoltavo spiattellare tutto quello che riusciva a dire piagnucolando con la bocca sanguinante, uscii senza dire una parola. Non perché aver assistito alla tortura era stata dura, no. Quello lo avrei fatto anche io. Lo avevo fatto anche io in passato per sopravvivere, avevo ucciso per vendetta, godendomi ogni istante. Ma in quel momento, uscii dalla prigione perché non potevo sopportare di vedere il dolore e la rabbia sulla faccia di Daryl. Entrambi volevamo la nostra vendetta, era stato anche figlio suo, dopotutto. Mi appoggiai al muretto, sotto un cielo nuvoloso che preannunciava pioggia. Mi accesi una sigaretta con mani tremanti. Avremmo distrutto i nomadi, ne avrei uccisi tanti. Ma quello era di Daryl. Poco dopo arrivò vicino a me. <Pensavo volessi ucciderlo tu> Non c'era condanna o stupore in quella frase, solo una constatazione. <Avrò tempo per farlo. Ci ha dato buone informazioni, dovresti correre da Rick> Lo guardai accendere una sigaretta, per nulla intenzionato ad andarsene. Cominciò a piovere leggermente. Guardai le strade di Alexandria svuotarsi, la gente che si riparava in casa. Non io e Daryl. no, a noi la pioggia faceva bene. Ci purificava dai nostri peccati. Fissai le mani di Daryl ancora un po' insanguinate che venivano pulite dalla pioggia che stava diventando più insistente. La sigaretta ormai spenta tra le sue labbra. Ci fissammo negli occhi, poi io li chiusi. <Come hai potuto pensare che non me ne importasse> Un tuono seguì alle mie parole. Riaprii gli occhi quando non sentii nessuna risposta. Ma lui era ancora lì e mi guardava. Allora continuai <Sai perché ho riso? Perchè pochi secondi prima dell'attacco, ti stavo per dire qualcosa, ricordi? Ti stavo dicendo che ero felice, ero felice e volevo anche io quel... bambino. Ero pronta Daryl, non avevo più dubbi o paure. Ma la vita, il destino o quel cazzo che vuoi ha uno strano senso dell'umorismo. Non ho fatto neanche in tempo a dirtelo, che ci hanno attaccati ed è successo tutto. Così in fretta... Quando mi sono svegliata ho riso, è l'unica reazione che potevo avere per non spezzarmi. Ma poi è successo lo stesso, quando sono rimasta sola> Erano lacrime quelle sul viso di Daryl? O era solo la pioggia? <Non mi perdonerò mai per averti trattata come ho fatto> Non un "perdonami ti prego", non altre scuse, no, si era già scusato. Ed era convinto che non potessi perdonarlo, si era rassegnato, lo capii da quella frase. Voleva solo che sapessi che era pentito. Con una stretta al cuore mi alzai. Potevo perdonarlo? Anche se lui non lo voleva, non credeva di meritarselo, io potevo perdonarlo? <Quando te ne vai?> Mi bloccai. Mi conosceva troppo bene. Era l'unico che poteva prevedere le mie mosse. Ma se me lo chiedeva così apertamente, voleva dire che non mi avrebbe fermata. Provai solo gratitudine realizzando ciò. <Non ancora, prima i Nomadi> Gli risposi, poi camminai nella pioggia scrosciante, lavando via gli ultimi risentimenti nei suoi confronti. Perdonandolo. Ma questo non avrebbe cambiato la mia partenza.
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Rotten Love
Fiksi PenggemarFANFICTION CONCLUSA. I protagonisti di questa storia sono due: Daryl Dixon e Melissa, un personaggio inventato da me che andrà a legarsi alla storia dei protagonisti della serie che già conosciamo. Melissa è una ragazza italiana rimasta intrappolata...