76 - I'm here-

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Melissa POV

Passarono due settimane. Ero sempre sorvegliata ma molto meno. D'altronde non sapevo come scendere ai piano inferiori, gli accessi erano bloccati quindi non potevo andare molto lontano. Avevo conosciuto un po' tutti del loro gruppo, e sembravano brave persone. Avevo cominciato a parlare con Claire, in amicizia, ma mi ero presto resa conto che mi stava psicoanalizzando. Non mi dispiaceva. Mi ero aperta su tante cose, specialmente su tutto quello che mi era successo dai Salvatori e finalmente lo stavo affrontando. Non era solo lei ad aiutarmi ma anche pillole per l'ansia, per quando stavo troppo male. Certo c'era tanto altro che mi tormentava al momento, ma almeno stavo iniziando a fare i conti con i miei traumi. Volevo andare a casa. Lo ripetevo ogni giorni a Jordan. <O mi lasci andare o mi dici cosa vuoi!> Gli dicevo quando passavamo del tempo insieme. Ovvero spesso. La sua compagnia era piacevole, come quella di Claire ma in modo diverso. A volte lo sorprendevo a guardarmi di sottecchi, ma al posto di darmi i brividi come avrebbe dovuto mi faceva piacere. <Davvero Jordan, a cosa ti servo? Vi sto finendo tutti i piccioni, rimandami a casa> quel giorno eravamo nel ristorante e stavo stuzzicando il capo, con Oliver che se la rideva e Elijah che ci guardava molto contrariato. Jordan si limitò a sorridermi e farmi l'occhiolino. In quel momento entrò un ragazzo, una delle sentinelle immaginai, perché con il fiatone disse <Jordan, sono qui, sono sotto l'albergo>  In un battito di ciglia l'atmosfera cambiò. Oliver ed Elijah scattarono in pieni, Jordan fulminò con lo sguardo il ragazzo, che si rese conto solo in quel momento che c'ero anche io. mi preparai. So che stavano parlando di Rick e gli altri. Da immobile come ero feci uno scatto che stupì anche me stessa e scansando tutti mi buttai verso il corridoio, puntavo al tetto. Se riuscivo ad avvisarli che ero lì, in qualche modo sarebbero riusciti a venire a prendermi. Ce l'avrebbero fatta. <PRENDETELA> Sentii Jordan urlare e tante persone affrettarsi verso di me. Non mi guardai indietro e corsi. Riuscii ad arrivare alla porta sul tetto e mi girai per chiudere la porta, vidi Jordan a pochi metri da me. Gli sbattei la porta in faccia e presi una trave di legno per bloccarla. Non avrebbe retto per molto. Avevo pochissimo tempo. Corsi verso il cornicione, sentendo Jordan che mi urlava di tornare indietro e colpi forti alla porta. <Sono qui> dissi ma non abbastanza forte da farmi sentire. Quando arrivai al bordo , con l'adrenalina a mille cercai con gli occhi i miei amici, aprii la bocca per urlare, con il fiato pronto il sorriso mi si congelò sulle labbra. Daryl. C'era Daryl. E non mi aspettavo di sentire una fitta così potente al cuore. Rilasciai il fiato, mi abbracciai il petto, e lo guardai. Sembrava in qualche modo invecchiato in quelle settimane. Anche da lassù riuscivo a distinguerlo, grande, muscoloso, la balestra in pugno, si muoveva furtivo con qualcuno affianco, ma non riuscivo a distogliere lo sguardo da lui. "non l'hai mai voluto, ora sarai contenta" Lo sguardo di disgusto, l'odio nei suoi occhi. Mi aveva abbandonata dopo quel giorno. Non aveva senso che lui fosse qui ora. Vattene. Pensai. Non ti voglio vedere. Non voglio tornare a casa. Delle mani mi tirarono indietro, facendomi cadere su di lui. Jordan. Mi guardava arrabbiato ma appena incrociai il suo sguardo si fece preoccupato. E non riuscii a trattenermi, scoppiai in un pianto a dirotto. Non come quello che avevo avuto settimane prima, non un pianto silenzioso. Questo era un pianto disperato, e mi aggrappai a Jordan, che ricambiò il mio abbraccio anche se confuso. Cercai di tapparmi la bocca, di smetterla di piangere, ma non ci riuscii. Solo dopo svariati minuti mi ricomposi. Gli altri uomini ci avevano lasciati soli. Sciolsi l'abbraccio imbarazzata e confusa. Lui mi guardava con serietà. <Cosa hai visto?> Mi chiese dopo un po'. Non avevo neanche la forza di pensare se fosse giusto o no dirglielo. <Daryl> Come risposta non era granchè visto che non avevo mai fatto nessun nome prima di allora. <Il mio... ehm... compagno, EX-compagno ormai> Rimanemmo seduti a terra. Era una giornata autunnale piacevole, non c'erano nuvole e la giornata era soleggiata. <Era lui il padre?> Chiusi gli occhi a quella domanda. <Già> Era difficile parlarne, ma quasi necessario <e cosa è successo?> chiese poi Jordan.<Non gli ho ubbidito e ho ucciso nostro figlio> Dirlo ad alta voce fece ancora più male. Gli raccontai dell'attacco e di come erano andate le cose <Quando mi sono svegliata in infermeria e ho scoperto e non avevo più...> feci un respiro profondo. <Mi sono comportata da pazza, ho avuto una reazione stupida. Ho riso. Ho riso Jordan. Lui si è arrabbiato e mi ha lasciata sola> C'era anche quello che mi aveva detto Daryl ma non glielo dissi. Jordan sospirò. <Nessuno può giudicarci per le reazioni che abbiamo davanti al dolore. Siamo diversi, e il modo in cui affrontiamo il dolore è diverso. È un'idiota. E uno stronzo se ti ha lasciata sola> Lo fissai a lungo. Il mio carceriere che cercava di consolarmi. Ero ridotta davvero male. E quello che aveva detto sulle reazioni al dolore era quello che mi diceva anche Claire. <Non... non so e voglio tornare là tutto sommato> Mi sfuggii. Ma appena lo dissi seppi che era così. Certo mi mancavano i miei amici, e anche Daryl. Ma potevo passare così tranquillamente sopra al loro abbandono? No. Non ancora <Questa è una pessima notizia per i piccioni> Disse alla fine Jordan alzandosi, e tendendomi la mano. Un sorriso mi increspò le labbra e mi alzai aiutandomi con la sua mano. Forse, dovevo rifarmi una vita, lontana da Daryl.

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