FANFICTION CONCLUSA.
I protagonisti di questa storia sono due: Daryl Dixon e Melissa, un personaggio inventato da me che andrà a legarsi alla storia dei protagonisti della serie che già conosciamo. Melissa è una ragazza italiana rimasta intrappolata...
Dormii poco e male, ma rimasi nel letto, mi sentivo meglio rispetto al giorno precedente. Siddiq scese con calma, porgendomi una tazza di caffè e un toast. <Buongiorno Melissa> Era una strana scena, vedersi portare la colazione con parole gentili. Mi tirai su e ci sedemmo su due sedie vicino al tavolo dove il giorno prima avevo preso il bisturi. <come ti senti?> chissà se era stato un dottore prima dell'apocalisse. Ero curiosa ma non chiesi nulla. <Meglio, mi fa male tutto ma mi sento più in forze> Un sorriso amico spuntò tra la sua barba. Mi godetti come non mai il caffè caldo e mangiai il panino senza lasciarne una singola briciola. Sentivo lo sguardo di Siddiq addosso. <Sei già andata in bagno?> li per li non capii. Cosa gliene importava a lui? Ma poco dopo le mie labbra formarono un "o". il test di gravidanza doveva esser fatto con la prima pipi della giornata. Come facevo a saperlo? Doveva essere una di quelle cose che sapevo prima dell'apocalisse. Feci un segno negativo con la testa e vidi la sua mano porgermi il test. Mi alzai e mi diressi in bagno. Feci pipì sul test, mi lavai le mani, i denti e tornai di là, con il test tra le mani, senza guardarlo. Non volevo guardarlo da sola. In ogni caso Siddiq avrebbe dovuto saperlo, tanto valeva farlo con lui. Aspettammo altri 5 minuti in silenzio, lui mi guardava e io continuavo a tormentare il mio labbro, fino a riaprirne la ferita. <Sono passati i 10 minuti> Mi annunciò con voce professionale. Doveva temerlo anche lui, probabilmente non aveva mai somministrato una pillola abortiva. Presi il test e mi decisi a guardarlo. Due linee. Ero incinta. Senza ritegno, per la prima volta dopo un tempo infinito, piansi, disperatamente e a lungo. Mi resi appena conto di Siddiq che mi raggiungeva sul pavimento sul quale mi ero lasciata andare. E delle sue braccia che mi stringevano protettive. Udii una porta aprirsi per poi richiudersi poco dopo, ma non mi resi conto di nient'altro. Dopo un tempo che non saprei definire, bevvi un bicchiere d'acqua, e guardai Siddiq negli occhi <Devo farlo, per favore aiutami>. Quell'unica giornata fu dura quanto i due mesi passati al santuario.
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