37 - Stupid child

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Melissa POV

<Che succede?> Mi guardarono spaventati poi vuotarono il sacco. <Abbiamo un posto segreto, fuori dalle mura. Di solito ci andiamo insieme, ma questa volta Penny è voluta andare da sola, ma non torna più. Se lo diciamo a qualcuno ci sgrideranno. Ti prego vai a cercarla> Mi mossi a disagio, non avevo neanche la pistola con me.  <Quanti anni ha Penny?> Non l'avevo vista quella mattina, quindi non sapevo neanche come era fatta. <è la più piccola, ha 12 anni. Voleva dimostrarci che ce la faceva anche da sola> Contrassi la mascella. <Cazzo!> non potevo lasciare una bambina la fuori da sola. <Se esco da sola e mi succede qualcosa la vostra amica è spacciata. Dovete dire la verità, forza accompagnatemi al cancello, altrimenti non mi faranno uscire.> Mi guardarono spaventati e fu in quel momento che mi resi conto che oltre ad essere piccoli, probabilmente non erano abituati a vivere la fuori. Arrivammo al cancello e le guardie mi guardarono subito in cagnesco. Gli spiegai la situazione, con i ragazzini che umiliati abbassavano la testa. <Organizziamo subito una spedizione> Mi dissero di rimando le guardie. <Non c'è tempo! Mi hanno già spiegato dove potrebbe essere, sono già pronta, sono veloce e ho cane con me> Dissi indicando quest'ultimo. <Se volete trovarla viva lasciatemi uscire subito! La vostra spedizione del cazzo può partire dopo!> Erano indecisi, li vidi guardarsi tra loro e infine fecero un cenno affermativo, aprendomi appena il cancello facendo passare me e cane. Ero fuori. Pensai alla reazione che avrebbe auto Daryl una volta scoperto, ma cercai di non pensarci e cominciai a correre verso la boscaglia, nel punto che mi avevano detto i bambini. Cane correva vicino a me. Mi sentii invadere dall'adrenalina. Era da una vita che non mi trovavo all'esterno da sola. Cercai di essere veloce ma ci misi tanto, gli alberi e il poco spazio mi rallentavano, per fortuna cane mi aiutava a trovare la strada con il suo fiuto. cominciai a rallentare quando sentii il rumore indistinguibile degli zombie. Mi avvicinai piano, quando riconobbi quello che i ragazzini mi avevano descritto. Come spesso facevano i ragazzini prima dell'apocalisse, anche loro avevano cercato di costruirsi un fortino sopra gli alberi. Solo che questo era crollato, e sopra un ramo che si reggeva a malapena c'era una bambina, allo stremo delle forze. Cinque zombie stavano sotto di lei famelici,con le bocche schioccanti rivolte verso l'alto. La vidi scivolare leggermente dal ramo, non ce la faceva più, era allo stremo. Feci un fischio e due zombie si girarono verso di me. <Di qua belli! Venite!> Normalmente mi sarei avvicinata di soppiatto e li avrei uccisi, ma la ragazzina stava per cadere e non c'era un secondo da perdere. Tirai fuori l'arco e ne uccisi due, sempre cercando di attirarli verso di me chiamandoli. Uccisi il terzo con una freccia ma gli ultimi due erano ormai troppo vicini. Tirai fuori il coltello da caccia e non senza fatica li abbattei. Erano alti e grossi. Sporca di sangue e ansimante mi avvicinai alla ragazzina, sembrava integra. <Sono di Alexandria, mi chiamo Melissa> le dissi vedendo gli occhi ostili che mi stava rivolgendo. <Sono arrivata ieri sera, con Dixon> A quelle parole la ragazzina lasciò andare lo sguardo ostile. <Mi fa male una caviglia.> Mi disse. Controllai e constatai che aveva preso una storta. <Dannazione> esclamai. Il sole cominciava a tramontare. Avevo corso molto per arrivare fin lì, e ora il ritorno con la bambina invalida sarebbe stato molto più lungo. Mi ripresi le frecce dai due zombie morti e mi avvicinai alla bambina. <Non posso prenderti in braccio, non per tutto il tragitto. Cerca di appoggiarti a me, se non ce la fai dimmelo e cercherò di fare il possibile> Non dovevo sopravvalutare il mio fisico o sarebbe stata la fine per entrambe. Cominciammo ad avanzare tra la boscaglia. Avevo attirato qualche zombie e ogni tanto dovevo fermarmi ad abbatterli o cambiare strada. Per fortuna cane mi avvisava con un ringhio ogni volta che se ne avvicinava uno. Ringraziai mentalmente Daryl di avermi lasciato cane, che ora stava davanti a me, facendomi strada verso il Regno. Non avevo fatto molta attenzione alla strada e con quel buio non sarei mai riuscita a trovare la strada da sola. A un certo punto Penny non ce la fece più a camminare, e fui costretta a prenderla in braccio. La caricai sulle spalle, come uno zaino. Non era pesante, ma io ero già stanca e non avevo pranzato. Cominciai a preoccuparmi.

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