FANFICTION CONCLUSA.
I protagonisti di questa storia sono due: Daryl Dixon e Melissa, un personaggio inventato da me che andrà a legarsi alla storia dei protagonisti della serie che già conosciamo. Melissa è una ragazza italiana rimasta intrappolata...
Anche la casa di Abraham e degli altri era vicino alla nostra. Solo Glenn e Maggie si erano appena spostati in una casetta poco più distante, tutta per loro. Entrai senza bussare e trovai tutti lì. Rick doveva aver dato gli ordini ad altre persone ma sembrava solo di passaggio, forse voleva occuparsi subito dell'interrogatorio. Andai a buttarmi vicino ad Abraham con poca eleganza. Indossavo dei pantaloni della tuta leggeri e una canottiera scollata. <Oh dio fa troppo caldo, starei volentieri nuda> Dissi sospirando. <Per la gioia di qualcuno> Disse Rosita al mio orecchio prima di passarmi accanto e sedersi dall'altro lato di Abraham. <Tieni, rinfrescati. Ma è una birra forte, attenta> Disse Abraham passandomi una birra ghiacciata. Mi trattenni dal berla tutta d'un fiato solo perché sentivo due occhi azzurri puntati contro. Daryl stava nel divano davanti a me con una birra in mano e la faccia nera di rabbia. Rick mi parlò <Vado a vedere come sta andando da Siddiq. A domani ragazzi. Melissa prenditi il giorno libero. Non provare a fare turni di guardia> Ero completamente appoggiata allo schienale del divano e con gli occhi chiusi. Ne aprì appena uno per guardare Rick di sottecchi e annuire poco convinta. Finii la birra con un'altra sorsata. <sponsorizzami Abraham> dissi scherzando al mio amico indicando un'altra birra. <Abbiamo di meglio, Martini. Ghiacciato.> E si alzò per andare a prenderlo. <Ti pare il caso Abraham? Così la fai ubriacare> Disse Tara preoccupata. <Oh ma dai, me lo merito. e ho 23 anni ormai. e poi sono Italiana, non aspettiamo i 21 anni per bene> Dissi ridendo, ricordandomi i primi alcolici rubati da ragazzina
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Vidi con la coda dell'occhio Daryl muoversi a disagio. Si stava pentendo di quello che aveva fatto? Ero troppo piccola per un uomo come lui? Maledizione. Anche gli altri sembravano guardadmi stupiti, ma forse era per la risata, non ridevo molto così apertamente. <Davvero? quando è il tuo compleanno?> Intervenne Rosita, mentre Abraham era tornato e mi mise in mano un bicchiere ghiacciato. Diedi una grande sorsata che mi bruciò la gola e poi risposi. <il 3 maggio> e non è soloil mio compleanno, è il nostro. <Ma è tra due settimane! Dobbiamo festeggiarlo> Disse Rosita. <Non ditemi che festeggiate pure i compleanni qui? Mi sembra una cosa stupida. Regalatemi una bottiglia di questo e mi farete contenta!> Risposi sinceramente. Non ci sarebbe stato proprio nulla da festeggiare. <Non lo facciamo spesso ma ogni tanto qualche piccola festicciola in famiglia fa bene.> Disse Abraham. Ormai facevo parte della famiglia. Bevvi un altro sorso per camuffare un sorriso. Vidi Daryl Alzarsi, ancora di umore nero. <Vai già via?> Gli chiese Tara con voce ironica. <Devo badare a quelli> Rispose lui senza neanche girarsi e sbattendosi la porta dietro di lui. <Oh che gioia vivere con una persona sempre allegra> Dissi io condizionata dall'alcol. Mi parvero tutti interessati a quello che avrei potuto dire. <Ultimamente è sempre più scontroso> Disse Sasha, che pareva l'unica senza una faccia maliziosa in quel momento. <è una testa di cazzo> mi lasciai sfuggire. Vidi Rosita ridacchiare sotto i baffi. Mi sentivo osservata così dopo una decina di minuti in cui cercai di parlare di altro, decisi di tornare a casa. Mi alzai e barcollai leggermente. <Vado a riposarmi. Certo che qui ad Alexandria ne succedono una dietro l'altra> Salutai tutti e con molta calma mi diressi verso casa. Per fortuna era praticamente attaccata. Parevano dormire tutti, forse ci avevo messo più di quello che pensavo. Mi girava la testa ma non esageratamente, anche se per salire le scale ci misi tutta la forza di volontà. Non ci pensai neanche ed entrai nella camera di Daryl. La camera era leggermente rischiarata dalle stelle che si affacciavano dalla finestra, ma complice l'alcol, io non ci vedevo niente. Ero sicura che un cacciatore come Daryl si sarebbe svegliato anche prima che io abbassassi la maniglia. Goffamente mi spogliai ed indossai dei pantaloncini e una t-shirt. Sbattei sul bordo del letto matrimoniale prima di buttarmici sopra finalmente. La testa mi girava da morire. Sbuffai. <Hai bevuto troppo> Sentii dire una voce a fianco a me. Mi girai con naturalezza verso di lui. <Non è vero> Risposi biascicando. <Si, hai fatto più rumore di un carro armato e anche il tuo alito non scherza> Mi rispose lui. Cercai di metterlo a fuoco. <Oh ma dai, sono a malapena brilla. È colpa della stanchezza> Lo vidi girarsi su un fianco rivolto verso di me. <Già, anche oggi ti sei data da fare> Il suo tono era duro, era arrabbiato? Mi vennero in mentre le sue parole "preferirei che tu non morissi" Una strana sensazione di calore mi inondò. Gli accarezzai una guancia e mi sembrò di vedere la sua faccia stupita. <Non ho nessuna intenzione di morire Daryl> Mi prese il polso con la mano e lo scostò dolcemente dal suo viso, senza lasciarmi andare. <Sei ubriaca> mi ripetette. Perché continuava a sottolinearlo? Poi notai il modo in cui mi fissava. Erano gli stessi occhi di desiderio che avevo visto quella stessa mattina. Capii perché gli desse fastidio che fossi ubriaca. Non voleva fare nulla di azzardato con me in quello stato. Ma che importava a me? In quel momento i pensieri stavano scivolando via così facilmente e lui era così vicino a me...così vicino... Mi avvicinai puntando alle sue labbra. <Ferma.> Quella parole, detta con voce roca e tremante, ebbe l'effetto opposto. Non esitai e lo baciai. Inizialmente tentennante, poco dopo Daryl pareva avere il fuoco dentro. Ben presto non ci capii più nulla, tra i suoi baci, la testa che mi girava e le budella che parevano aver preso fuoco.
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Dopo svariati minuti mi ritrovai bloccata sotto il corpo possente di Daryl, mentre lui mi baciava il collo e affondavo le mie dita tra i suoi capelli. Quando la sua mano andò dietro la mia schiena e fece per sfilarmi la maglietta, mi bloccai. Fino a un secondo prima volevo che me la togliesse. Fino a un secondo prima avrei voluto spogliarlo, spogliarmi e passare una notte di fuoco con lui. Ma qualcosa in quel gesto mi fece raggelare. Daryl non aveva NULLA a che fare con gli uomini che mi avevano fatto del male. Eppure, il mio corpo si era come congelato, chiusi gli occhi e trattenni i fiato. Per un attimo pensai che non avrei avuto il coraggio di dire niente o di muovermi, che lui non se ne sarebbe accorto e avrebbe continuato. Ma quando sentii la sua mano togliersi dalla mia schiena lentamente, aprii gli occhi. Daryl era ancora sopra di me e mi osservava con aria seria. Lentamente si tolse da sopra di me e si mise a sedere a fianco a me. Ripresi a respirare, ma non riuscii a muovermi. Rivolsi lo sguardo a Daryl, sembrava a disagio.<Scusa, non avrei dovuto...> lo sentii dire. Il tono preoccupato e i suoi occhi parvero sgelarmi. Mi misi a sedere anche io. <Non scusarti. È colpa mia. Lo volevo... lo volevo davvero ma poi il mio corpo... la mia testa, non lo so. Sono un casino> Mi presi la testa tra le mani. Non sapevo cosa stava succedendo, ma ero sicura di averlo rovinato. Sentii Daryl muoversi e quando tornai a guardarlo si era nuovamente sdraiato a pancia in su. Il braccio sinistro rivolto verso di me era aperto. Con gli occhi indicò l'incavo della sua spalla, titubante. Mi avvicinai piano a lui e non sentii alcuna paura o disagio ad abbracciarlo e ad appoggiare la mia testa sulla sua spalla. Lui evitò di abbracciarmi o toccarmi, e ci addormentammo così. Il giorno dopo avevo mal di testa e una gran vergogna.
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