FANFICTION CONCLUSA.
I protagonisti di questa storia sono due: Daryl Dixon e Melissa, un personaggio inventato da me che andrà a legarsi alla storia dei protagonisti della serie che già conosciamo. Melissa è una ragazza italiana rimasta intrappolata...
Venne il 3 Maggio. Cercai di passare tutta la giornata fuori ma verso sera dovetti tornare a casa. Passai da camera mia, dove sul comodino avevo appoggiato da quel giorno in cui ero tornato da Oceanside un bracciale. Era un bracciale con un cordino nero e una conchiglia. Lo avevo preso istintivamente, volendolo regalare a Melissa. Ma dopo quella sera avevo abbandonato l'idea. Lo misi in tasca senza pensarci. Continuavo a pensare a lei, così mi diressi verso la piazza, dove sapevo che Abraham e gli altri avevano organizzato una cena intorno al falò. Per una sera, potevo anche rivolgerle la parola. Non perché mi mancasse, ma solo per... gentilezza. La cena era finita ma trovai ancora tutti quanti intorno al fuoco che bevevano e ridevano. Non vidi Melissa. Intorno al fuoco c'era anche lo stalliere con la chitarra che suonava qualcosa e qualcuno ballava. C'era una ragazza con un vestito azzurro che saltellava e ballava con energia. La guardai meglio e mi si seccò la gola. Era Melissa. Indossava un abitino leggero che le lasciava scoperte le gambe dal ginocchio in giù. Davanti una scollatura leggera ma che bastò a farmi venire un brivido. Parve notarmi e subito il sorriso le sparì dal volto, ma si girò per non farsi vedere in faccia da me. O per non guardarmi. <Daryl sei proprio uno stronzo. Ti sei perso la cena per il compleanno di Melissa> Disse Tara avvicinandomisi. La Ignorai e andai a prendere una birra e sedermi vicino a Rick, che guardava Enid, Carl e Melissa ballare. <Sembrano quasi dei ragazzi normali a vederli così.> Commentò Rick. Non risposi e mi aprii la birra. <Non so cosa sia successo tra voi, ma Melissa da quando sei tornato è strana. Vedete di risolverla, non mi piace vedere entrambi in queste condizioni.> Mi guardò negli occhi. Cosa aveva capito? Non mi piaceva che si facesse strane idee, per quanto queste potessero essere vere. Lei non mi mancava, stavo bene così. Grugnii in risposta e spostai gli occhi di nuovo su quei tre. Tara aveva preso la chitarra e stava suonando lei. Lo stalliere, Nathan, ora era in piedi che ballava con Melissa. Una fitta spiacevole mi trafisse. Che in quelle due settimane si fossero avvicinati? Lei lo aveva spesso aiutato con i cavalli, avevano la stessa età e lui era un bel ragazzo. Insieme loro due si che sarebbero stati bene. Era con me che Melissa non c'entrava proprio niente. Mi scolai ancora qualche birra mentre fissavo quei due ballare, ascoltando solo parzialmente le chiacchiere di Rick e gli altri. Non sfuggii ai miei amici ma non mi importava. Non riuscivo a togliere gli occhi di dosso a quella splendida donna che avevo ignorato per due settimane. Quando dopo una piroetta la vidi appoggiarsi per un attimo a Nathan, non lo sopportai più. Anche se quel contatto era durato poco più di un secondo avrei voluto andare lì e sistemare lo stalliere. Ma non lo feci. Mi alzai e mi diressi verso casa. Ero stato stupido andare lì. Volevo fare gli auguri a Melissa ma dopo averla ignorata per così tanto tempo non potevo pretendere nulla. Era giusto così. È giusto così. <Aspettami!> Mi girai di scatto. Melissa stava correndo dietro di me, scalza con le scarpe in mano. Continuai a camminare. <Quanto sei stronzo Daryl> Camminò a fianco a me fino a casa. Non sapevo bene che fare. <Offrimi una sigaretta> Mi disse lei, andandosi a sedere nella panchina sotto al porticato. La raggiunsi, mi sedetti con lei e cominciammo a fumare. Ero confuso. <auguri> lo dissi piano ma lei lo sentì. <beh ormai sarà passata la mezzanotte quindi non vale più. Non che mi interessi. L'idea della festa e tutto il resto è stata di Rosita credo> Mi girai a guardarla, era spettinata e aveva le guance rosse, forse per il troppo movimento nel ballare. Dio se mi mancava. Ma chi volevo prendere in giro? Erano state due settimane d'inferno. <ti sei divertita?> che domanda stupida da fare. <più o meno. Vedi il mio compleanno... niente lascia stare> Sapevo quello che stava per dire. Ma pareva essersi ricordata in quel momento che io l'avevo ignorata per due settimane e si girò dall'altra parte con uno sguardo duro. <è anche il compleanno di Filippo> appena lo dissi lei si girò verso di me a bocca aperta. <Chi... come fai a... Jesus! È stato lui a dirtelo, è l'unico con cui ne ho parlato> Scossi la testa. <Non mi ha detto niente, quella mattina vi ho sentiti> La vidi abbassare gli occhi confusa. <hai origliato> disse piano. Non le risposi ma continuai a guardarla. <Parlami di lui> Alzò gli occhi con rabbia verso di me. <Stai scherzando? Per due settimane mi hai trattato come se fossi un'estranea. Mi hai ignorata e tutto per colpa di quella sera! Tutto solo perché non sono andata a letto con te! E tu ora vuoi che ti parli della mia famiglia?> Si era alzata in piedi a guardandomi con astio mi buttò addosso le sue scarpe con violenza. Aveva ragione, non avevo nessun diritto di chiederle quella confidenza. Avrei dovuto continuare ad ignorarla. Mi alzai anch'io, intenzionato ad andare a dormire, ma non prima di aver chiarito un punto. Non sopportavo che pensasse quello di me. <Pensi che il motivo sia perché ti sei tirata indietro?> dissi con voce troppo triste anche alle mie orecchie. <Non c'è altro motivo Daryl, sii sincero almeno. Non te ne è mai fregato nulla di me. Ora che hai capito che non puoi avere quello... per te non esisto più.> Qualcosa nei suoi occhi mi fece star male, la stavo facendo soffrire così tanto. Ma avrebbe comunque sofferto di meno che ne stando con me. ... giusto? Entrò in casa e la seguii cercando di fermala. <Aspetta. Aspetta! Non è così!> La fermai mettendomi davanti a lei. <e allora spiegami cazzo Daryl!> Urlò con le lacrime agli occhi. <Ti farei soffrire. È così. Quella sera ne è stata solo la conferma. Non sono una persona dolce o premurosa. Non sono paziente e non sono romantico. Non saprei come farti stare bene. E quando quella sera ti ho ridotta in quello stato senza neanche rendermene conto, mi ha fatto capire che ti farei solo del male.> Mi guardava con i suoi occhi verdi pieni di lacrime. <Tu... sei proprio un coglione! Pensi che sia stata colpa tua quella sera? Sono io Daryl. È qualcosa di rotto che è in me, è solo colpa mia... Tu, non c'entri nulla. Quella sera ti sei accorto subito che qualcosa non andava. Non è stata colpa tua, è successo e basta. Se hai una colpa è quella di avermi lasciata sola per due settimane dopo avermi detto che eri stanco di avermi intorno! Cazzo Daryl... è in questo modo che mi fai del male.> La vidi incrociare le braccia al petto e chinare la testa. Non era stata colpa mia quindi? Le stavo facendo del male... questo lo sapevo. Mi sentii un verme e con delicatezza l'abbracciai. Lei si abbandonò al contatto con il mio corpo e mi abbracciò di rimando. <Sei ubriaca?> Le chiesi stupidamente. <No.> Alzò lo sguardò confuso su di me. <Bene> le dissi prima di abbassarmi sulle sue labbra. Sembrava non aspettasse altro e ci lasciammo andare finalmente a un bacio dolce e infinito. Quando ci staccammo avevamo il fiato corto. Le legai al polso il bracciale e le diedi in fine un bacio in fronte. <Buon compleanno. E buonanotte> Mi avviai al piano di sopra, confuso dalle mie stesse azioni. Avevo ancora una volta ceduto a lei. <Domani non provare a scappare senza di me o ti ammazzo> La sentii dire prima di chiudere la porta.
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