58 - shooting lessons

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Melissa POV

<Melissa?> Aprii lentamente gli occhi sbadigliando. Sentii pungere sulla mia fronte una barba ispida e sorrisi al ricordo della notte appena passata. Un braccio muscoloso mi cingeva la vita e mi strinsi ancora più a quel corpo caldo che avevo vicino. <Melissa!> Scattai giù dal letto svegliando Daryl di soprassalto che mi guardò male. <Melissa tutto bene?> La voce di Glenn arrivava dal salotto. <Oh merda> dissi guardando Daryl divertito. <Stamattina dovevo riprendere con le guardie!> mi rivestii velocemente e mi buttai sulle scale. <Glenn! Mi sono completamente scordata! Cazzo arrivo subito> Gli dissi avviandomi verso il bagno. <Tranquilla! Tara ha preso il tuo turno, così devi fare il suo oggi pomeriggio, okay? Sei sicura di star bene?> Mi disse guardandomi con sguardo indagatore. Sperai di non essere arrossita. <Si certo, ho solo passato una notte insonne.> Mi pentii di quelle parole appena le ebbi pronunciate, ma per fortuna Glenn era uno dei più ingenui nel gruppo e pareva non notare la maglia di Daryl che indossavo. <Tranquilla, volevamo solo assicurarci che stessi bene! Il turno inizia dopo pranzo, ciao Mel> Mi disse mentre si avviava all'uscita. Quando chiuse la porta sospirai. Proprio io che non avevo mai saltato un turno... Mi buttai sotto la doccia poco dopo, mentre ripensavo alla notte prima. Oh dio mio. Era stato così... perfetto? Ora mi sembrava stupido aver aspettato tutto quel tempo, come se tutto il tempo passato insieme a lui con i vestiti addosso fosse stato tempo sprecato. No. No, eravamo arrivati a quel punto grazie a tutto quello che avevamo passato, avremmo avuto tutto il tempo del mondo per andare ancora a letto insieme. D'altronde vivevamo insieme e da soli. Uscita dalla doccia andai a vestirmi per poi scendere e trovare Daryl a fare la colazione. <Devi stare seduto> Gli dissi entrando in cucina. La tuta grigia gli stava da Dio e mi sforzai di distogliere gli occhi. <Non cominciare> Mi disse sorridendo appena. <Sono seria, siediti finisco io> gli dissi infilandomi nello spazio tra lui e i fornelli, facendo aderire bene il mio corpo al suo. Non si mosse per alcuni secondi. <Sei davvero diabolica> Mi sussurrò, per poi baciarmi sul collo. Mi girai verso di lui con un sorrisetto divertito. Avevo finalmente scoperto il punto debole di Daryl, ed ero io. Mi baciò sulle labbra, e prima che il bacio diventasse più profondo si staccò e sospirando rumorosamente si andò a sedere. Finii di preparare  la colazione e sentimmo bussare alla porta. Era Magna, le avevo chiesto di avvisarmi appena l'uomo si fosse deciso a parlare. <Entra, vuoi mangiare qualcosa? Stiamo facendo colazione un po' in ritardo oggi> La situazione con lei si era completamente appianata, entrò e si sedette al tavolo con me e Daryl, che la salutò con un cenno. <Allora?> le chiesi dopo aver portato a tavola la colazione. La vidi per un attimo passare gli occhi da Daryl e me. Impossibile che avesse capito qualcosa, ci stavamo comportando come sempre... giusto? <Ha parlato. Sono in tanti, una cinquantina, non hanno un posto fisso, si muovono in continuazione con camion e camper, sono una specie di carovana. Ma quando sono arrivati qui ci hanno notato, hanno cominciato a spiare Alexandria, Hilltop e il Regno. Oceanside non l'ha nominata, dubito sappiano della loro esistenza. Comunque come sospettavamo, ci stanno spiando e valutano come fare ad attaccarci. L'unica cosa che non li ha fatti agire è che sanno che se attaccano una di noi, le altre due verranno ad aiutarci. Potrebbero facilmente conquistarci da quello che ha mi ha detto il nostro amico, hanno armi e uomini a sufficienza. Ma non saprebbero come difendersi dagli altri. Non sembra siano molto organizzati. Non sono del tutto decisi nel prendere una delle nostre città, forse se ne andranno.> Ci diede altri dettagli più specifici tra un boccone e l'altro. Rimasi silenziosa per un po' finchè Daryl ruppe i miei pensieri. <E l'uomo? Rick fa come sempre il prezioso o questa volta si è deciso ad eliminarlo?> Notai il fastidio in quella domanda. <Perché? Lo lascerebbe andare?> Gli chiesi stupita. <No, lo terrebbe in prigione, dandogli da mangiare il nostro cibo> Guardai Magna ragionarci su, chissà cosa ne pensava lei. <Non ha alcun senso tenere qualcuno che nel migliore dei casi vuole ucciderci tutti> Dissi alzandomi a sparecchiare. <No non ha senso, ma non ne ha parlato con me. Mi ha chiesto di dirvi che dovete passare da lui questa sera, a quanto pare deciderete voi tutti insieme.> Giornata impegnativa insomma. <Grazie> Disse Daryl sotto i miei occhi stupiti, mentre le porgeva la mano e lei ricambiava con faccia seria. Poco dopo se ne andò e io mi preparai ad uscire. <Dove scappi?> Mi tagliò la strada Daryl, e presi subito in considerazione di cancellare i miei impegni, tutti. <Oggi pomeriggio dovevo aiutare Nathan a far muovere i cavalli. Ma visto che ho dormito troppo e oggi pomeriggio ho la guardia, vado ora. Riuscirò a fare poco ma è meglio di niente.> Mi sfiorò la spalla. <Sto bene Daryl. Sei tu quello che si deve riposare. Soprattutto dopo una notte così impegnativa> Gli dissi maliziosa e lo sguardo che mi restituì fu una risposta più che sufficiente. Era sempre di poche parole. <A stasera, buona cavalcata> Mi disse portando una mano al mio viso e accarezzandomi la guancia. La giornata passò lentamente nonostante le cose che avevo da fare. Quando finalmente arrivò sera, trovai la cena pronta e un Daryl nervoso. <Che succede?> Gli dissi senza neanche salutarlo. <Non ho intenzione di passare un solo altro giorno ad oziare> Mi rispose con tono acceso. Alzai le spalle in risposta, sapevo bene che una settimana a letto un giorno in casa era già pretendere troppo da lui. <Fai quello che vuoi Daryl, ma se ti si riapre la ferita ti sparo all'altra gamba.> Portò il cibo al tavolo per tutti e due e si sedette guardandomi. <Quale altra gamba?> Risi imbarazzata, sicura di essere arrossita mi passai una mano davanti al viso ridacchiando. <Mangiamo, Rick e gli altri ci aspettano> C'era una tensione nell'aria, ma non di rabbia o altro. Era tensione sessuale? O era nervosismo per quello che stavamo diventando?. Sarebbe stato sempre così d'ora in poi? Non era per niente male. Nonostante la situazione ci dirigemmo alla casa affianco appena finita la cena. Daryl aveva una sola stampella e sembrava camminare senza particolare problemi, stava guarendo bene. La riunione fu veloce, eravamo quasi tutti favorevoli all'uccisione di quell'uomo. Per fortuna gli sfavorevoli erano solo la minoranza quindi prevalse il si. <Daryl, te ne occupi tu?> Disse infine Rick con il viso scontento. Daryl mi aveva spiegato che in queste situazioni quello che era stato, uno sceriffo, un uomo di legge con principi, andava a cozzare contro quello che era diventato in questi anni e contro quello che era necessario fare. Ma per fortuna era abbastanza intelligente nell'affidarsi anche alle decisioni degli altri. <Si, domani mattina durante le lezioni di sparo, meglio che passi inosservato al resto di Alexandria> Le lezioni di sparo venivano fatte un giorno a settimana in un determinato orario, così che nessuno si doveva preoccupare di sentire spari vari. Ne avrei approfittato anche io l'indomani, dopo quell'ultima esperienza volevo migliorare, anzi dovevo. E così dopo un'altra nottata impegnativa, la mattina successiva ero andata al campo di addestramento per migliorare la mira, mentre Daryl andava a sparare un singolo colpo. Quella mattina il sole era particolarmente caldo e avevo addosso pantaloni leggeri e una maglietta smanicata e anche un po' scollata. Vidi come il resto delle persone lì mi guardava, ora che ero in forma e con l'aria rilassata. Riposo, cibo e allenamento mi donavano. Ignorai tutti quegli sguardi, non andai a prendere una pistola alla persona che le consegnava, io avevo la mia. Feci solo un segno all'addetto dell'addestramento, ma non volevo essere disturbata. La teoria la sapevo bene, l'unica cosa di cui avevo bisogno era pratica, tanta pratica. Mi posizionai davanti al mio bersaglio e cominciai a sparare, non avevo grandi problemi con i bersagli fissi, avrei dovuto uscire e allenarmi sugli zombie, bersagli mobili. L'avrei fatto il giorno successivo, ma per il momento continuai a concentrarmi su quelli fissi, sparando principalmente alla testa, ma anche ad altre parti, innocue per gli zombie ma nocive per gli uomini. Notai però che la maggior parte delle altre persone che si stavano allenando miravano esclusivamente alla testa. La mia mira non era per niente male rispetto agli altri novellini che si stavano allenando, ma non era precisa come lo ero con arco e frecce. Schioccai la lingua innervosita. Avrei dovuto fare pratica anche con il fucile... ma con quella spalla al momento non se ne parlava, non potevo rischiare di riaprire la ferita e farmi male. <Spalle più rilassate> Daryl spuntò al mio fianco. Alzai un sopracciglio guardandolo. <Hai già fatto il tuo lavoro?> Ignorò la mia domanda e si piazzò dietro di me. <Spalle più rilassate. E si, problema risolto> Mi rispose con voce indifferente. Con le mani mi posizionò meglio le spalle, poi le appoggiò sulle mia braccia, aggiustandomi la mira, mentre sentivo il suo respiro sul mio collo. <So che non vedevi l'ora di abbracciarmi Dixon, ma vuoi farlo qua davanti a tutti?> Lo provocai piano, in modo che nessun altro sentisse. Anche perché molti di loro ci stavano osservando. <Zitta. Mira e spara> Cercai di ignorarlo, mirai e... Daryl fece aderire il suo corpo al mio per un attimo, distraendomi. Il colpò non toccò neanche il bersaglio, andando a incastrarsi nel muro di legno messo apposta dietro ai bersagli. Arrossii violentemente notando che quel colpo mancato non era passato inosservato. Mi girai verso Daryl, così vicino a me... <Sei venuto per infastidirmi?> Gli dissi scocciata senza curarmi di tenere bassa la voce. Lui mi guardò con sguardo divertito e malizioso. <Può darsi. Ma non c'è bisogno di distrarti, la tua mira fa schifo lo stesso> Sapeva che non era vero, lo diceva solo per infastidirmi. <Allora che ne dici di darmi dei consigli utili?>Dissi girandomi nuovamente verso il bersaglio. Così Daryl per un po' di tempo mi aiutò sul serio, ma non ero soddisfatta. Avevo bisogno di esercitarmi su bersagli mobili. <Devo andare, Rick vuole vedermi. Ci vediamo stasera> Mi disse mentre si avviava. <Stanotte ho la guardia> Mi godetti il suo sguardo contrariato. <Allora vedi di cenare a casa> E il suo sguardo mi fece arrossire e girare nuovamente verso il bersaglio, anche se i successivi due colpi presero a malapena il manichino. Con orrore notai che Rosita era lì che mi guardava sorridendo come se avesse scoperto il significato della vita. La evitai per tutta la giornata.

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