26 - Mad fear

648 24 0
                                        







Melissa POV

Entrai in casa e mi richiusi la porta alle spalle. Ero in iperventilazione, la mia testa era piena di pensieri e volevo solo farla tacere. Mi rannicchiai dietro la porta, cercando di superare questo attacco di panico. Passò un ora, poi due.Quando mi alzai era pomeriggio inoltrato. Uno sguardo. Un singolo sguardo mi aveva messa in quello stato. Maledicendomi mi alzai. Sentii ancora una fitta alle costole. Andai in cucina a bere un po' d'acqua, mi lavai la faccia nel lavello e poi uscii di casa. Dovevo andare da Siddiq. Le fitte erano davvero dolorose. E se mi fossi nuovamente rotta la costola? Avrei dovuto fare più attenzione. Avrei dovuto dire a Michonne che non potevo fare sforzi eccessivi. Che ero appena guarita da una costola rotta. Ero testarda. Orgogliosa e testarda. Non esisteva combinazione peggiore. Arrivai da Siddiq e già immaginavo la sua faccia nel sentire dello scontro tra me e Michonne. Bussai alla porta, e poco dopo Siddiq con quei suoi occhi dolci mi aprì.

<Melissa! Entra

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

<Melissa! Entra. Tutto bene?> mi sedetti prima di parlare. <Mi stavo allenando al campo> già Siddiq mi guardò male, e prese posto davanti a me. <tutto okay, non ho fatto sforzi eccessivi, poi però è arrivata Michonne> ecco losguardo accusatorio <mi ha proposto di lottare e non ci ho pensato. Mi ha colpita alle costole, qua a destra. Mi fa male> Siddiq batté gli occhi un paio di volte senza dire niente. <Uno scontro con Michonne> sembrava assimilare la notizia. <Se non fossi il tuo medico probabilmente ora riderei> era equamente preoccupato e divertito. <Oh dai, ridi, siamo anche amici, non sei solo il mio medico.> Si lasciò andare ad una leggera risata, a cui seguì lo sguardo di rimprovero. <Cosa ti è venuto in mente?Spero non si sia rotta di nuovo, ma potrebbe essere. Alzati dai.> Mi alzai e mi appoggiai al muro, come avevo fatto in precedenza per controllare le costole.

Mi levai la maglietta, e per un attimo esitai, pensando allo sguardo di Maikol sul mio corpo

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Mi levai la maglietta, e per un attimo esitai, pensando allo sguardo di Maikol sul mio corpo. Feci uno sforzo e cercai di non pensare a quello stupido ragazzino. Siddiq mi stava esaminando professionalmente come al solito. Avermi in reggiseno davanti a lui non pareva creargli strani istinti o pensieri per fortuna. Quando toccò la mia pelle però sussultai leggermente. <ti fa così male?> mi chiese preoccupato. <no, così non mi fa male, ero solo sovrappensiero.> aumentò la forza del tocco e quando sentii una fitta glielo dissi. <Così mi fa male, sento proprio una fitta.> Non fece in tempo a rispondermi che la porta si spalancò. Entrò Daryl, sigaretta in bocca e una borsa in mano. Fece due passi dentro l'infermeria prima di accorgersi di me. La sigaretta gli cadde di bocca quando mi vide. Rimase imbambolato a guardarmi. <Daryl! Quante volte ti devo dire di bussare! E non puoi entrare con la sigaretta qui dentro. Esci, abbiamo quasi fatto.> Siddiq lo cacciò fuori e lui uscì senza dire una parola. La sigaretta giaceva per terra e Siddiq si apprestò a spegnerla e buttarla. <Mi dispiace Melissa, dovrei cominciare a chiudere a chiave. Ma è l'unico che non bussa quindi non ci penso mai.> Mi rivestii, arrossendo. A Daryl era caduta la sigaretta di bocca. Sicuramente non si aspettava di trovarmi lì mezza nuda. Arrossii ancora di più, e mi chiesi perché lo sguardo di Daryl non mi desse fastidio come quello di Maikol. Forse perché non avevo visto malizia, forse perché Daryl era un uomo dotato di intelligenza e non un ragazzino di venti anni in preda agli ormoni. Sperai che non avesse visto il tatuaggio sulla mia spalla destra. Quel numero maledetto che avrei voluto strapparmi dalla pelle. Solo Siddiq sapeva della sua esistenza, e mi aveva caldamente sconsigliato di provare a toglierlo da sola. <Non si è rotta di nuovo la costola. Forse incrinata. Stiamo a vedere come va  nei prossimi giorni. E non fare sforzi. Sul serio.> sbuffai. Non ne potevo più di queste ferite. Mi rivestii e mi avviai verso l'uscita. <Grazie Siddiq, buona serata> Fuori dalla porta c'era Daryl, che mi guardò impacciato. Gli diedi un pugno sul petto. Che non sortì ovviamente nessun effetto. <Dixon sei uno stronzo. Non lasciarmi qui da sola.> sembrò stupito di quelle parole. Forse le avevo formulate male, volevo uscire da quelle mura e lui aveva acconsentito a portarmi con sé, e quel giorno non lo aveva fatto. Tutto lì. Non ricevendo risposta gli diedi le spalle e andai verso casa. Feci in tempo a sentirlo riferirsi a Siddiq <Ho recuperato un po' di medicine della lista> Ecco cosa era andato a fare. Era quasi ora di cena, decisi così di farmi un panino e portarmelo sulla recinzione. C'era un bel panorama se non facevi caso agli zombie putrefatti che passeggiavano. Arrivai che non era ancora ora del mio turno, ma ugualmente congedai Rosita rassicurandola che non avevo nient'altro di meglio da fare. Mi fece però compagnia mentre mangiavo e ci raggiunse anche Rick. <Hai deciso in quale casa trasferirti?> mi chiese lo sceriffo. Pensai solo in quel momento che nessuno doveva averlo avvisato. <Resto dove sono, Carol mi ha ceduto la sua camera> Rick e Rosita si scambiarono uno sguardo scettico. <Devi riuscire a convincere Daryl prima, non sarà facile> disse Rosita dando voce ai pensieri dei due. <Oh no, è d'accordo> Li vidi stupiti e pensai che forse all'arciere stavo simpatica. <Bhe, auguri, ti sei scelta il coinquilino peggiore!> Risi alla frase di Rosita. <Bhe, d'altronde Carol già l'ha fatta scappare> Rick e Rosita risero insieme a me. <Spero andrete d'accordo. Certo così ti sei presa automaticamente anche l'impegno di Carol, ovvero di supervisionare i nuovi arrivati che staranno in quella casa come hai fatto tu. è un bene per Daryl però. Con qualcuno in casa magari non si chiude troppo in se stesso. Sembrate andare d'accordo voi due. Adesso vi saluto ragazze, Michonne è da sola con Judith.> Lo guardai andare via. <Fa sempre così? Dice un sacco di cose e poi se ne va senza che gli si possa rispondere?> Chiesi a Rosita che invece era rimasta. <Si, lo fa spesso. È abituato a comandare, e ultimamente ha la testa un po' per le nuvole. Ha grandi progetti per Alexandria ora che Negan è fuori dai piedi.> Già, Negan morto. Avrei voluto assistere alla sua uccisione. <Comunque, è vero, voi due sembrate andare d'accordo. Tu e Daryl intendo.> C'era una nota strana nella sua voce. Era malizia? <Cosa vuoi insinuare Rosita? Si, andiamo abbastanza d'accordo. Però è uno stronzo. Oggi è andato via da solo, ma mi aveva detto che mi avrebbe fatta uscire ogni volta che poteva.> dissi sconsolata guardando il sole tramontare dietro gli alberi, finendo il panino. <Sai, credo che abbia un posto segreto. Ogni tanto sparisce e non vuole nessuno tra i piedi. Ho notato che quando fa così a volte torna con alcune cose che ci servono. Immagino abbia un posto sicuro con delle provviste d'emergenza, in caso questo posto cada. Certo non si sa mai, ma è da paranoici.> Io invece lo capivo. Avere un piano B era rassicurante. <Bhe Melissa allora io ti saluto, grazie, ti devo un ora di turno, ricordamelo. A domani!> Avevo perso il conto ormai delle persone e delle ore che mi dovevano. Io non lo facevo per riaverle indietro, ma solo perché dovevo ammazzare il tempo e dormivo male. Gli ultimi raggi di sole lasciarono il mio viso, e pian piano il buio prese il sopravvento. C'erano alcuni vaganti tra gli alberi in lontananza, ma non sembravano particolarmente interessati ad Alexandria. Il tempo cominciò a scorrere e le temperature ad abbassarsi. Stava arrivando la primavera ma era ancora freddo. Quella sera tirava anche un venticello freddo che si insinuava sotto ai vestiti. Mi chiusi la zip del giacchetto fino in cima, e desiderai un cappello. Avevo sempre le orecchie fredde. Dovevo stare lì fino alle 3, ed erano ormai quasi le 2 di notte. In realtà ero stanca morta, forse non dovevo chiedere quel turno così lungo. Ero concentrata a guardare tra gli alberi quando sentii un rumore dietro di me. Mi girai e cercai goffamente di puntare il fucile d'assalto troppo pesante per me. <Piano con quello, non lo sai usare> Era Daryl. <E tu non spuntarmi da dietro all'improvviso. Cazzo>mi rigirai dandogli le spalle mentre finiva di salire le scale. Lo sentii trascinare una sedia e sedersi vicino a me. Cosa voleva? Non potei fare a meno di ripensare alla sua faccia mentre gli cadeva la sigaretta dalla bocca. Ridacchiai tra me e me accendendomene una. <Tieni> lo sentì dire dopo un po'. Mi girai verso di lui e notai solo allora che aveva un arco ed una faretra con delle frecce. Allora era vero. Aveva davvero un nascondiglio dove teneva delle cose. Abbastanza difficile che lo avesse trovato in metà giornata.<Dove lo hai preso?> gli chiesi curiosa di sapere la sua risposta.<Trovato. Lo vuoi o lo metto in magazzino con il resto delle cose?> mi affrettai a toglierglielo dalle mani. <Lo voglio.> Mi alzai e saggiai la corda dell'arco. C'era un vagante che sbatteva da un po' contro la recinzione, così decisi di provarlo. La prima freccia lo colpì alla spalla, dall'alto. Daryl dietro di me ridacchiò. <non avevi detto di essere brava?> lo guardai male. <è tanto che non lo uso, non rompere> La seconda freccia lo colpì dritto in testa e cadde a terra, riportando il silenzio in zona. La recinzione era stata ripulita dagli zombie quel giorno, quindi non ce ne erano.  <Domani vado a recuperarle. Mi fate uscire da sola per recuperare delle frecce almeno?> Mi girai verso Daryl che si era riseduto sulla sedia, mentre si accendeva l'ennesima sigaretta.<Domani esco in esplorazione. Vieni?> Sentii una strana sensazione alle budella, e un sorriso mi apparve in volto. <Certo. Prova a lasciarmi ancora qui e ti chiudo fuori di casa> Mi sedetti vicino a lui, guardandolo. Il volto era pieno di piccole cicatrici, i capelli erano spettinati come sempre e la barba incolta. Quando i suoi occhi azzurri incontrarono i miei mi sbrigai adabbassare lo sguardo. <Sta arrivando Abraham, gli ho chiesto di darti il cambio. Devi dormire, domani sarà impegnativo> Aveva dato per scontato che avrei accettato, ovviamente. Quando sentimmo dei passi pesanti avvicinarsi a noi ci alzammo. <Grazie rosso> abbracciai Abraham per ringraziarlo poi mi affrettai a seguire Daryl. Quando arrivati a casa mi avvicinai alla porta della mia nuova camera Daryl parve rabbuiarsi per un secondo ma non disse nulla.<A domani. Sveglia alle 9, facciamo con calma> mi disse prima di richiudersi la porta alle spalle. <Sogni d'oro anche a te> dissi con ironia prima di entrare nella mia nuova camera.


Spazio autrice: prossimo capitolo POV di Daryl!

Rotten LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora