44 - Nomads

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Melissa POV

Ci svegliammo alle prime luci dell'alba, nella stessa posizione in cui ci eravamo addormentati. Con imbarazzo mi alzai dal letto, cercando di ignorare Daryl. I vestiti erano ovviamente ancora fradici, e con riluttanza li indossai, tenendo la t-shirt di Daryl. Non mi curai di Daryl dietro di me, quella notte mi aveva dato prova del fatto che non era minimamente interessato a me, quindi di cosa avrei dovuto preoccuparmi? Lui non si cambiò, continuò ad indossare i jeans e la maglietta con cui aveva dormito, si mise sopra solo il suo gilet di pelle. Fummo pronti in una decina di minuti. Daryl stava guardando fuori dalla finestra. <Via libera, andiamo> Mi disse e obbedii. Fuori era freddo, la pioggia aveva raffreddato molto l'aria e con i vestiti ancora bagnati che avevo addosso si prospettava una giornata gelida. Come il giorno prima ci avviammo nel bosco a bordo della strada, ben nascosti. Dopo poco tempo sentimmo il rumore di qualche auto, ci fermammo e ci mettemmo dietro un albero, ben sicuri di non essere visti. Passarono un auto e due furgoncini, guidati da gente a noi sconosciuta. Erano ben armati e si guardavano intorno, proseguendo a velocità moderata. <Cazzo> disse Daryl osservandoli. Non c'era più dubbio, non eravamo più soli nella zona. <Sono passati, continuiamo, e sbrighiamoci> Affrettammo il passo e cominciai a sudare sotto i vestiti bagnati. Era una sensazione orribile, e presto cominciai a sentire dei brividi e la testa mi girava. Stare dietro a Daryl diventava sempre più difficile ma strinsi i denti. Non avevamo neanche nulla da mangiare. Concentrarmi sull'andare avanti a sui brividi comunque mi stava aiutando a non pensare alla notte prima. Ci ero rimasta male, ci ero rimasta davvero male. A quanto pare avevo completamente frainteso Daryl. Cominciò a salirmi una certa rabbia ingiustificata nei suoi confronti. Mi aveva dato segnali contrastanti, ma alla fine era colpa mia se avevo provato a fare quel passo la sera prima. Dio che stupida che sono. <Stai bene?> mi chiese ad un certo punto l'arciere girandosi verso di me che faticavo a stare al suo passo. Strinsi la mascella, non avevo nessuna voglia di dialogare con  lui. <Certo> Lui parve capire il mio umore, e anche se ogni tanto provò a parlarmi, alla fine si arrese al mio mutismo. Stava calando la sera e aveva ricominciato a piovere da qualche ora quando finalmente vidimo le mura di Alexandria. Le sentinelle ci videro subito e senza esitazione aprirono i cancelli. Cane corse dentro felice di essere nuovamente a casa. Rick ci stava aspettando, ci venne incontro con Michonne. <Finalmente> disse il capo visibilmente rilassato ora che eravamo lì. <La pioggia ci ha rallentati> disse Daryl, ma era ovvio che ero stata io a rallentarlo. <Andiamo, dobbiamo parlare> disse Daryl a Rick. Mi avviai dietro di loro quando lui si girò a guardarmi. <Vai a casa> Nonostante la stanchezza, la rabbia mi riportò le forze <Che cazzo dici? Io ero lì fuori con te e non ti sei degnato di dirmi nulla su quei tizi, e adesso che finalmente posso saperlo devo andarmene? Dopo aver rischiato il culo la fuori con te non posso neanche sapere cosa succede?> Evidentemente nessuno dei tre si aspettava una mia reazione così accesa. <Non stai bene, hai i vestiti bagnati da ieri e oggi ti trascinavi per strada. Hai bisogno di riposo> Mi rispose l'arciere senza battere ciglio. <Ti ho già detto che sto bene Daryl, non mi dare ordini. Sono solo stanca cazzo, ma posso riposare dopo> Conclusi ricominciando a camminare. Con mio sollievo nessuno disse più niente e arrivammo infine a casa di Rick. Io e Daryl fradici come eravamo ci mettemmo su alcune sedie, e Rick e Michonne di fronte a noi. Poi Daryl cominciò a parlare. <C'è gente in zona. Al Regno non hanno visto nulla, altrimenti me lo avrebbero detto. Mentre quelli di Hilltop hanno notato gente. Io e Melissa li abbiamo visti oggi per strada, una macchina e tre furgoncini, circa 12 uomini, tutti ben armati. Procedevano a velocità moderata e si guardavano bene intorno. Forse hanno sentito la nostra conversazione di ieri. Sanno sicuramente dove sta Hilltop, li hanno visti spiarli. Jesus dice che hanno contato circa 6 mezzi in totale, di uomini circa 40 per ora. Non sanno se sono uomini di Negan, non hanno visto nessun segno che li riportasse a loro. Dobbiamo scoprire se hanno una base e soprattutto dove. Jesus ha detto che sembrano dei nomadi arrivati qua da poco.> Rick non sembrava preoccupato, Michonne invece dava segni di inquietudine. Rick fece qualche domanda più precisa a Daryl a cui non seppe rispondere e dopo un po' ci lasciò andare. Non avevamo molte informazioni. <Domani avviseremo tutta Alexandria, cercando di non scatenare il panico, ma di metterli solo in guardia. Oggi si sono chiesti il perché servissero doppie sentinelle. Ovviamente non avete turni per domani, riposatevi> Uscimmo da casa di Rick e affrettando il passo entrai in casa prima di Daryl, che vidi scambiare la ultime parole con Rick. Cane stava davanti alla porta aspettando che gliela aprissimo. Andai automaticamente in bagno e finalmente mi tolsi quei maledetti vestiti bagnati. Decisi di usare l'acqua calda, lusso a cui dovevamo attingere solo di rado, e mi buttai nella doccia. Pian piano il freddo che si era accumulato durante la giornata scivolò via, insieme al sudore e allo sporco. Quando uscii dalla doccia sentivo che avrei potuto addormentarmi da un momento all'altro anche in piedi. Mi sciugai i capelli meglio che potei e con l'asciugamano addosso andai in camera mia. Il vetro era stato riparato. Mi misi dei vestiti morbidi e comodi come pigiama e prima di sedermi nel letto mi ricordai che non avevo toccato cibo dal giorno prima. Decisi di scendere di sotto, e passando davanti al bagno sentii l'acqua che scorreva. Daryl si stava facendo la doccia. Mi raggiunse poco dopo in cucina, mentre stavo mangiando del pollo arrosto freddo che qualcuno ci aveva fatto trovare pronto in casa, sotto ordine di Rick probabilmente. Sperai che andasse a mangiare la sua porzione da un'altra parte, e invece lo vidi sedersi difronte a me. Cercai di non alzare gli occhi su di lui, e mi concentrai sulla mia cena. Solo quando l'ebbi finita alzai gli occhi, per accorgermi che lui mi stava fissando mentre mangiava, chissà da quanto tempo, come spesso faceva. Mi bloccai guardandolo con aria truce. Cosa voleva da me? Che mi lasciasse in pace! Quasi non mi accorsi che stava allungando una mano verso di me, ma quando sentii il contatto del suo palmo con la mia fronte mi riscossi. <che stai facendo?> mi allontanai dalla sua mano. <Sono solo stanca, non ho la febbre> dissi anticipandolo. <sei calda> mi rispose freddamente. <Me lo dicono in tanti> dissi seccamente, citando la sua frase che mi aveva detto la sera prima. Arrossii appena detta, autogol. Mi alzai in fretta e mi andai a sedere per terra vicino al camino. Avevo troppo freddo per fumare una sigaretta fuori, così l'accesi lì, soffiando il fumo vero il camino. <Perché fai così?> Daryl mi aveva seguito e ora era in piedi dietro di me. <Così come?> gli risposi senza neanche girarmi. Lo sentii sospirare e lo vidi con la coda dell'occhio sedersi vicino a me. <Cosa ti ho fatto?> Cosa mi aveva fatto? Poteva essere così stupido. Buttai la sigaretta nel camino spento e a gambe incrociate mi girai verso di lui. Perché non riuscivo a capire il suo carattere? Cosa gli passava per la testa? Cosa voleva da me? <Se è per ieri sera..> iniziò a dire, ma mi alzai di scatto senza dargli la possibilità di proseguire oltre. Ero quasi arrivata alle scale quando mi raggiunse e mi fermò prendendomi per braccio. <Ho fatto centro allora> disse ghignando. <Ti diverte così tanto?> Gli urlai contro. Lui divenne improvvisamente serio e senza rispondermi mi fissò negli occhi, il ghigno sparito. <Ti sei divertito a vedere che ti volevo? Ti sei divertito a confondermi? Ti sei sentito soddisfatto? Compiaciuto? Mi sono sbagliata Daryl, ieri sera ho creduto che lo volessi anche tu dannazione! Lasciami in pace e non ne parliamo più. Io per te sono solo una ragazzina dopotutto> Cercai di liberarmi dalla sua presa senza successo, continuava a guardarmi con un'espressione che non riuscivo a decifrare. <Non è come credi> disse poi. Sospirai <Senti lascia stare, non parliamone più>. Mi lasciò andare il polso e mi affrettai a salire le scale. <non è come credi, ma scappa pure se ti fa star meglio> Disse alle mie spalle. Non ebbi neanche la forza di rispondergli. Stavo scappando da altre cazzate che mi avrebbe rifilato, ecco tutto. Non era certo colpa mia se lui agiva da coglione. Entrai in camera sbattendo la porta come una ragazzina. Ero arrabbiata a morte con lui. O forse lo ero con me stessa, per essermi esposta così. Mi chiesi quanto tempo ci sarebbe voluto per far sparire l'imbarazzo tra noi. Appena toccai il letto mi addormentai profondamente.

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