75 - hold on

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Melissa POV

Nella settimana successiva non uscii mai dalla mia stanza. Jordan e Claire venivano a cercare di farmi parlare, ma inutilmente. Elijah e Oliver mi portavano i pasti e io mi divertivo a guardare male Elijah che perdeva la pazienza anche solo per uno sguardo. Siccome non rispondevo minimamente alle loro domande, eventualmente Jordan cominciò a raccontarmi cose, innocue ma pur sempre interessanti. Un giorno mi raccontò di come avevano conosciuto i Salvatori. <Avevamo un piccolo avamposto appena fuori città, dove iniziano gli alberi. Nulla di grande ma c'era sempre qualcuno, ci tornava comodo sai? Un giorno sono arrivati i Salvatori, hanno preso in ostaggio George, ma è riuscito ad avvisarci. Lo hanno torturato ma non ha aperto bocca, non ha detto dove stavamo. Siamo andati ad aiutarlo, poteva andare peggio, continuo a ripetermelo, ma non è andata bene.> Mi sembrò davvero provato da quel racconto. <Siamo andati in una decina e siamo tornati in tre. Io Oliver e Elijah. George era già morto quando siamo arrivati. Ne abbiamo uccisi un po' ma erano troppi e troppo ben organizzati. Hanno preso la fidanzata di Elijah, gli altri li hanno uccisi ma non lei. L'hanno portata via.> Per un attimo provai simpatia per il biondo. <Abbiamo provato a ritrovarli, ma invano. E poi cosa potevamo fare davanti quel gruppo di persone infinito? Ne abbiamo catturato uno e non ci ha messo tanto a dirci tutto. Elijah aveva un motivo per farsi rispondere. Comunque, hanno provato a venire a cercarci qualche tempo dopo, ma qui in città abbiamo avuto noi la meglio, e dopo altri tentativi hanno lasciato perdere. Voi siete i primi che vediamo inoltrarsi fin qui dopo di loro.> Aveva poi cercato di farmi rispondere a alcune domande Perché siete venuti fino a qua? Cosa cercavate? Quanti siete? Dov'è la vostra base? Ma ancora una volta non parlai, dovevo pensare. A metà della seconda settimana  ancora non avevo aperto bocca, sola quasi tutto il giorno con i miei pensieri, mi spaventai quando aprirono la porta quel giorno. Elijah e Oliver mi puntarono contro le armi. <Alzati, vieni con noi> Deglutii a fatica. Si erano stancati delle maniere buone allora. Senza altra scelta mi alzai e mi feci condurre senza farmi troppe domande. Quando mi ordinarono di fermarmi e sedermi mi guardai attorno. Era un'altra stanza molto grande, il ristorante dell'albergo mi resi conto. E una ventina di persone mi guardavano, incuriosite ma non spaventate. Avevo perso peso, ormai dopo un mese dal mio aborto avevo mangiato poco e fatto zero esercizio. Sembravo innocua ai loro occhi. Ma non a quelli dei due uomini che mi tenevano le armi puntate. furbi. <Avanti siediti> Jordan mi fece segno di accomodarmi nel suo tavolo, davanti a lui. Era una situazione strana ma ormai le situazioni strane erano pane per i miei denti. Un piatto mi aspettava al mio posto, così mi sedetti, consapevole di tutti gli sguardi puntati addosso. Il cibo non aveva un aspetto invitante ed era poco. Mi costrinsi a ignorare le mie paure e mangiai, con gli occhi di Jordan che non mi mollavano un secondo mentre mangiavo il mio cibo. <Non è granché, ma è quello che riusciamo a procurarci in città> Mi disse dopo un po'. Durante queste settimane avevo solo ascoltato senza intervenire, così quando gli feci una domanda si stupì. <Come fate a sopravvivere qui? Come fa ad essere ancora in buone condizioni questo posto?> Mi ci ero arrovellata ma non ero riuscita a capire come fosse possibile. Dalla mia finestra riuscivo a vedere parte della città, con palazzi crollati o in pessime condizioni. Qui invece avevano addirittura acqua ed elettricità. Pensai a casa, dove avevamo acqua, elettricità, campi, animali, mura. E i miei amici. <Era un albergo appena inaugurato, costato miliardi di dollari. Super innovativo, con pannelli solari e cisterne, struttura resistente a terremoti e super durevole. Anche a prova di apocalisse a quanto pare. Abbiamo molto spazio e nessuno ci disturba qui> Finito di mangiare rivolsi tutta la mia attenzione a lui. <e siete così sicuri che gli zombie non riescano ad entrare? Ho capito che usate le fogne per muovervi, ma anche lì come fate ad essere sicuri che non entrino?> Un mezzo sorriso gli illuminò il volto. <Stiamo molto attenti> Si teneva le informazioni importanti per se. <Ma non ha senso. Può essere anche un palazzo ultra moderno o resistente, ma arriverà il momento in cui cederà. E allora sarete costretti ad uscire fuori, quindi perché non cercare un posto più sicuro, che possa durare?> Chiusi la bocca di colpo, pensando che Daryl mi aveva passato le speranze per un futuro quando io non le avevo. Ricordai che mi aveva fatto un discorso simile, dicendo che bisogna guardare al futuro. Riuscii quasi a vederlo. Con la barba incolta, i capelli lunghi e un po' spettinati, ma gli occhi luminosi e un sorriso incerto. Daryl... <Tu stai in un posto del genere? Quanti siete?> Jordan mi riportò alla realtà, sorridendomi rassegnato a non riceve risposta all'ennesimo tentativo. Era quasi tenero. Sospirai, e lo sentii trattenere il fiato quando parlai. <Siamo tanti Jordan. Cinquantasette persone. E abbiamo una base solida, in un punto più che strategico. Siamo una comunità e non siamo gli unici> Provai un attimo di rimorso ad aver spifferato delle informazioni sulla mia gente, ma d'altronde cosa potevano fare venti persone, tutte giovani contro Alexandria? E poi in queste settimane mi avrebbero potuta torturare, invece avevano scelto l'approccio gentile, cosa unica e rara ormai. <Vieni> Mi disse Jordan e seguii lui, con gli altri due alle calcagna fino alla stanza degli interrogatori. Mi ci avevano portata quasi ogni giorno, anche se si erano sempre limitati a farmi le domande senza toccare il tavolo con gli strumenti, che erano lì a prendere polvere. C'era invece un tavolo con delle sedie. Mi misi nella sedia dalla parte del muro, gli altri tre nelle sedie davanti a me. Entrò anche Claire, che rimase in piedi e mi salutò con un cenno. Una luce gli illuminava i volti. Speravano avrei continuato a cantare, ma non avevo intenzione di rivelare informazioni importanti. <Ci sono altre comunità grandi come la vostra?> Questo glielo avevo già detto ma annuii ugualmente. <Come fate a saperlo?> Incrociai le braccia davanti al petto guardandoli. <Siamo alleati> mi guardarono stupiti. <Quante ce ne sono di queste altre comunità?> Non risposi. <Perché avete ucciso Negan?> Di quello potevo parlare. <Hanno ucciso> lo corressi. Mi guardò accigliato. <Hai detto che lo ha ucciso la tua gente> Mi mossi a disagio. <Si, ma sono diventata una di loro dopo. Ero prigioniera dei Salvatori. Quando hanno ucciso Negan...> Mi fermai un attimo. Volevo davvero parlare della mia storia a questi sconosciuti? Guardai Claire che mi guardava con aria incoraggiante. <Quando hanno ucciso Negan  e distrutto la base molti sono scappati. I Salvatori hanno sempre avuto molti avamposti e mi hanno portata via scappando. I miei mi hanno trovata tempo dopo, dando la caccia ai Salvatori scappati. Li hanno uccisi, mi hanno salvata, mi sono guadagnata la loro fiducia e sono diventata una di loro> Mi passai una mano tra i capelli nervosamente. Semplificare così tanto la mia storia sembrava sbagliato. <Sono tutti morti i Salvatori?> Era stato Elijah a farmi la domanda. <No. molti sono riusciti a sfuggirci. Alcuni si sono uniti ad altri gruppi> Pensai ai Nomadi e un brivido mi percorse il corpo. <Hai detto che sei stata quasi picchiata a morte. Chi è stato?> Dalla faccia dei due scagnozzi capii che il capo e Claire si erano tenuti quell'informazione per loro finora. Istintivamente misi una mano sulla mia non-più-pancia al ricordo. Ancora una volta pensai alle conseguenze che poteva portare dargli quell'informazione. <Siamo stati attaccati. Li chiamiamo Nomadi, sono arrivati in zona da poco. Ci sono dei Salvatori tra loro, devono averli accolti> Tutti e quattro sembrarono ragionare molto sulle informazioni che gli avevo dato. <Perché eravate qua in città?> la solita domanda uscì nuovamente dalla bocca del capo, che mi teneva incatenata con lo sguardo. Mi presi il mio tempo, alla fine sospirai. <Ci servono parti elettroniche. Ormai è quasi tutto saccheggiato tranne che nelle città. Ho proposto io di venire qui. Direi che è stata un'idea di merda> Cercai di ridere invano e mi presi la testa tra le mani, appoggiandomi al tavolo. Non ne potevo più di sembrare forte. Al diavolo, non dovevo dimostrare niente a queste persone. <Cosa diavolo volete da me?> Mi si ruppe la voce e non riuscii più a continuare, un pianto silenzioso mi scosse tutto il corpo, e rimasi con la testa appoggiata alle braccia sul tavolo. <Uscite> Sentii dire al capo, poi rumori di sedie e una porta che si apriva e chiudeva. <Tieni> cercai di darmi un contegno e alzai lo sguardo trovandomi un bicchiere d'acqua. Lo presi e bevvi qualche sorso, guardando Jordan di sottecchi. Si era alzato e camminava nervosamente per la stanza. In fine mi aprii la porta. <Dai, seguimi> Con gli occhi gonfi e la gola chiusa mi preparai a qualunque cosa mi aspettasse adesso. Camminammo per un po' per i corridoi e non riuscii a non notare che non avevo una pistola puntata addosso. La vecchia me ne avrebbe approfittato. Ma ero così stanca. Così dannatamente stanca. Salimmo delle scale e alla fine ci ritrovammo su quello che doveva essere il tetto, un enorme tetto, con pannelli solari, cisterne, macchinari, terreno con piante e addirittura quella che sembrava una voliera? Mi ci avvicinai curiosa e notai che era aperta, lasciando liberi i piccioni di entrare e uscire a piacimento. <Oh dio, vi mangiate i piccioni?> La mia domanda fece ridere Jordan, lo guardai male per la sua risata. <Non possiamo allevare altri animali qui sopra sai?>  Era un buon compromesso in effetti. Mi fece fare un giro, senza parlare molto, alla fine ci mettemmo al bordo del tetto a guardare la città. Questo albergo era uno dei palazzi più alti e permetteva di vedere gran parte della città. Zombie e edifici mezzi crollati. Era questa la splendida vista. Ma più in là, vedevo un accenno di alberi, e a un giorno e mezzo di macchina c'era casa. Quasi a sentire i miei pensieri Jordan parlò. <Sono venuti a cercarti> Mi girai di scatto a guardarlo. Aveva un'espressione seria. <Due volte. La prima il giorno dopo, l'altra due giorni fa. Non si sono avvicinati granché all'hotel, non sanno che sei qui. Se ne sono andati incolumi> Mi girai a guardare nuovamente la città, sperando ingenuamente di vederli. <Non ti terremo per sempre qui. Ti lasceremo andare. Ma abbiamo bisogno di alcune cose prima. Se tu farai la tua parte sarai libera> Questo doveva essere un trucco. <Cosa volete da me?> Ero davvero stanca, almeno mi dicessero quello. <Con il tempo. Per ora vogliamo che ti fidi di noi> L'intensità del suo sguardo mi fece abbassare gli occhi.


 Per ora vogliamo che ti fidi di noi> L'intensità del suo sguardo mi fece abbassare gli occhi

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