90 - bang

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 Daryl POV

Tirai un sospiro di sollievo quando Melissa decise di non andare in auto con i suoi amici ma di restare con noi. Ci era stato detto che Jordan era ferito, per questo l'auto con lui e altri feriti aveva tirato dritto in fretta e furia. Mentre all'andata Melissa era almeno in apparenza calma, ora non si dava pace, continuava a muoversi nervosamente, guardando fuori dal finestrino con occhi distanti. Era preoccupata. Sperai per lei, non per lui, che stesse bene. I Nomadi non ci attaccarono mentre tornavamo a casa. Forse semplicemente perché eravamo stati veloci. <Dobbiamo attaccarli al massimo fra tre giorni> Dissi ad alta voce, incontrando lo sguardo di Rick dallo specchietto. Se avevano attaccato Jordan allora avevano qualcosa in mente, non potevamo più aspettare. <Più tardi organizziamo l'attacco> Disse Rick mentre attraversavamo i cancelli di Alexandria, finalmente arrivati. Melissa si buttò giù dall'auto, seguita dai suoi amici dall'auto accanto. Fece per andare dritta in infermeria, quando una ragazza, Claire, la fermò. <Non è in infermeria Mel> Aveva le lacrime agli occhi, non prometteva nulla di buono. Oliver, il rosso, le si avvicinò <Cosa? Perchè?> Claire indicò uno spiazzo d'erba poco più in là, era un punto dove la gente di Alexandria andava a rilassarsi, un parco anche se molto piccolo. Vidi uno dei nostri con un fucile in mano, all'erta, e sdraiato su una panchina Jordan. Lo capii nello stesso momento di Melissa. <è stato morso> Ci confermò Claire. I due maschi si lasciarono andare a imprecazioni e urla di sconforto. Melissa invece si avvicinò in silenzio e io la seguii. Jordan era ancora vivo, ma uno strato di sudore gli imperlava il viso, bruciante di febbre. Melissa si trattenne indietro, lasciando andare prima gli altri, osservando mentre i suoi amici andavano a salutare, a dire addio al loro capo. Si vedeva uno squarcio sul fianco. <Mi dispiace> La sua voce era roca, mentre tentava di sorridere ai suoi amici. Mi avvicinai ancora di più a Mel, sfiorandole la spalla con la mia. Lei rimase impassibile, aspettando pazientemente il suo turno. Quando si avvicinò a lui, gli altri si tennero da parte, gli addii già detti, ormai solo le lacrime da versare. <Ehi> La maschera impassibile di Mel si incrinò. <Ehi> Si inginocchiò vicino a lui, prendendogli la mano. Poteva trasformarsi da un momento all'altro ormai, doveva stare attenta. <Non siamo arrivati in tempo> Disse lei. Jordan le sorrise. <Non è sempre tutta colpa tua. Se non fosse stato per te e il patto che ci hai permesso di fare... saremmo tutti morti> Melissa deglutì più volte, cercando le parole. <Sarei dovuta tornare con voi. Vi avrei aiutati, avrei salvato più persone, avrei salvato te.> Jordan le appoggiò una mano sul viso, e strinsi la mascella. Non potevo interferire in un momento così intimo, era già tanto stargli così vicino da sentire tutto. Ma quella mano... avrebbe potuto cercare di graffiarla a momenti. <Oppure saresti morta anche tu. Per fortuna non sei tornata. Ne sono grato. Saperti al sicuro mi ha aiutato> Un attacco di tosse lo scosse e gli impedì di parlare per diversi secondi. <Mel, non voglio trasformarmi> Melissa sgranò gli occhi, sapeva quello che le stava chiedendo. <Ti prego> Melissa annuì lentamente, non poteva fare altro che accogliere quella richiesta, anche se sparargli sarebbe stato doloroso. Lui le accarezzò la guancia e lei si avvicinò sempre di più. Mi costrinsi a non provare nulla, quando le loro labbra si toccarono in un bacio lieve e doloroso. Non avevo notato la pistola. lo sparo mi colse inaspettato. Gli sparò in testa mentre lo stava baciando. Qualcuno urlò. Ma nessuno disse nulla. Avevamo sentito quello che lui le aveva chiesto di fare. La guardai alzarsi, lentamente, il viso sporco del sangue del suo amico, gli occhi vitrei. Non mi mossi, non le andai dietro, aveva bisogno di stare da sola.

 Non mi mossi, non le andai dietro, aveva bisogno di stare da sola

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