27 - On a mission

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Daryl POV

La sveglia meccanica suonò alle 9 in punto. La spensi goffamente e mi alzai dal letto. Ero sempre il primo a svegliarmi, ed ero anche l'unico a possedere una sveglia d'altronde. Melissa si alzava subito dopo di me. Per quanto cercassi di fare piano si svegliava. Forse per la sveglia o forse sentendo me in bagno. Mi lavai la faccia con acqua fredda velocemente, pisciai, mi vestii con i vestiti adatti e scesi in cucina. Sentii dei passi dirigersi verso il bagno. Melissa si era svegliata. Cercai di non pensare al suo pigiama che le lasciava le gambe nude. Da quando avevo ammesso a me stesso la mia attrazione fisica per lei, le cose erano peggiorate. Specialmente dopo averla vista in reggiseno. Era stata una cosa del tutto inaspettata. Dovevo solo entrare e lasciare delle medicine a Siddiq, avevo fatto pochi passi dentro la stanza prima di accorgermi della situazione. Siddiq era davanti a Melissa, la stava visitando, e lei era lì, davanti a lui. Le braccia alzate, a coprirla solo un reggiseno nero. La sua pelle ben in vista era ricoperta da alcune cicatrici, ma sembrava così soffice. E mi guardava. Con quei suoi enormi occhi verdi mi guardava, prima stupita e poi divertita quando mi era caduta la sigaretta dalla bocca. Siddiq aveva dovuto spingermi fuori, altrimenti sarei rimasto lì imbambolato per chissà quanto. Per fortuna Melissa aveva deciso di ignorare la cosa e di non parlarne. Non sarei stato sicuramente io a tirare fuori l'argomento. Però, avevo passato la notte a pensare a quella scena. Dovevo darmi una calmata e cercare di reprimere questa attrazione che avevo verso di lei. Presi il preparato per pancake e mi misi a fare la colazione. Ne avevamo trovate tonnellate di quella roba, ed era pure buona. Di solito mi limitavo a prepararli per me, ma quel giorno saremmo usciti in due, quindi decisi di essere gentile. Dopo pochi minuti i primi erano già pronti, e il loro odore mi faceva venire l'acquolina in bocca, come ogni mattina. <Oh, ecco cos'è quell'odore che sento ogni mattina quando te ne vai> Melissa fece il suo ingresso in cucina. I capelli erano fissati con due lunghe trecce che partivano da sopra la testa. Indossava pantaloni resistenti da lavoro, scarpe comode con cui poter correre e una felpa a zip tirata su. Appoggiò lo zaino a terra e si avvicinò alla credenza, cercando qualcosa da mangiare. <Li sto facendo per due> dissi evitandole di cercare inutilmente. <E comunque potevi farteli, li tengo nella credenza sotto> Borbottò qualcosa richiudendo la credenza, poi si sedette al tavolo ad aspettarmi. Ovviamente non cucinavo mai per gli altri, a meno di condizioni difficili, come quando girovagavamo là fuori e a turno ci occupavamo del cibo. La colazione la preparavo soltanto a Carol ogni tanto. Era un gesto gentile che non avrei pensato di fare mai per nessuno. Ma Melissa era magra, aveva bisogno di prendere peso e quel giorno la stavo portando in una esplorazione difficile. Certo che dovevo farle la colazione, era la cosa più logica. Quando i pancake furono pronti li portai a tavola in un unico piatto, presi un barattolo di marmellata con un coltello e lo piazzai accanto. Vidi il viso di Melissa arrossire leggermente, chissà perché. <Grazie> mi disse, poi addentò un pancake con fare vorace. <è raro vederti mangiare con appetito> le dissi. Mi sorrise con la bocca piena. <è raro mangiare dei fottuti pancake> mi rispose quando buttò giù il boccone. <Allora, dove andiamo oggi?> mi chiese. <Nord. Abram mi ha detto la tua idea di visitare la città. Non se ne parla proprio per ora, ma possiamo avvicinarci, è territorio inesplorato per noi.> La vidi pensierosa <Anche io non so cosa ci possa essere tra qui e la città. A Perton ci sono stata, anche se solo due giorni. E prima di Perton, ancora più a Nord, da dove sono venuta, c'è poco e niente. Questa zona è mille volte meglio. Ma la città è una miniera d'oro.> Certo che la città era una miniera d'oro. Ma anche fottutamente pericolosa. Mi ficcai in bocca gli ultimi due pancake, porgendone prima uno a Melissa, che sembrava ormai piena, e mi alzai dal tavolo, prendendo lo zaino. <Do da mangiare a cane e poi andiamo, lui resta qui oggi, potremmo avere bisogno di essere molto silenziosi> Quella sarebbe stata una strana giornata. Dopo aver dato da mangiare e salutato Cane, uscii fuori a fumarmi un sigaretta e trovai Melissa lì già pronta, che guardava soddisfatta il suo arco. La signorina mi doveva un ottimo regalo. Si vedeva che ne era entusiasta. <portati comunque anche la pistola, non si sa mai> in risposta si alzò leggermente la felpa per farmi vedere il fodero della pistola già lì. Rick aveva deciso di lasciargliela. <Ho bisogno di una borraccia, non ci basta una in due> Quel giorno di caccia al cinghiale ci eravamo trovati in effetti a bere da una borraccia ed era finita quasi subito. Quello voleva dire che dovevamo passare dal magazzino. Pregai che anche quel giorno non ci fosse Tina, ed invece eccola là, tette all'aria, occhi sbarrati nel vedermi arrivare, e faccia incazzata quando vide Melissa accanto a me. <Ciao Daryl> ignorò del tutto Melissa. <Tina, ciao> le risposi il più freddamente possibile. <Ci serve una borraccia> Le dissi prima che potesse aggiungere altro. Fece qualche passo verso il magazzino, si piegò vistosamente a novanta e cominciò a cercare, muovendo il sedere il maniera forse per lei sexy. Con la coda dell'occhio vidi Melissa scuotere la testa con aria infastidita. <trovata!> esclamò Tina la gallina tornando verso di noi. Feci per prendere la borraccia e lei prima di darmela si avvicinò un po' troppo a me, sussurrando, ma abbastanza forte da farsi sentire da Melissa. <Stasera sono libera se vuoi passare> Quella gallina. Le avevo detto mille volte di non parlare dei nostri incontri in presenza di altre persone. Parve intuire quel pensiero ed aggiunse. <oh ma dai lei è piccolina, cosa vuoi che capisca di queste cose da adulti> Mi girai e la lasciai lì così, senza risponderle. Quando mai avevo ceduto a quella là. La scopata non valeva la rottura di palle che poi mi faceva. Melissa piccolina. Certo che lo era, infatti ero un maniaco a pensare a lei. La guardai accanto a me che mi teneva il passo. Non sembrava piccolina. Di statura forse, magra forse. Ma era una ragazza matura, in grado di combattere, reagire, tenere testa agli altri e soprattutto in grado di sopravvivere. Tina cosa era invece? Un peso, buona a nulla e pettegola. Arrivammo alla macchina. <Guido io.> mi soprese Melissa. <Come scusa?> mi guardava con aria innocente. <Hai detto che sarà una lunga giornata, non vorrai mica guidare sempre tu. poi è tanto che non guido, se non riprendo la mano mi arrugginisco> Stava cercando di convincermi, ma non ci sarebbe riuscita. <Certo, come con quello lì vero?> le risposi indicando l'arco. <Al ritorno guido io allora> Mi disse come se fossimo arrivati a un accordo. <Vedremo. Intanto Sali in macchina, usciamo, recuperi le frecce di ieri e partiamo. Rick! Torniamo verso sera> Il mio amico mi fece un segno di saluto. Non era stato molto d'accordo nel farmi portare dietro Melissa, diceva che era un rischio inutile. Invece non lo credevo. Era sveglia, mi sarebbe tornata utile.

Salii in macchina e vidi Melissa affrettarsi a seguirmi

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Salii in macchina e vidi Melissa affrettarsi a seguirmi. Sembrava agitata e non sapevo il perché. Appena uscimmo dal cancello corse a recuperare le due frecce, risaltò in macchina e quando fummo a distanza tirò un sospiro di sollievo. <Perché sospiri?> mi guardò con aria colpevole e dovetti insistere. <Siddiq mi ha vista e si stava avvicinando.> Siddiq? <Perché?> Si morse il labbro e feci uno sforzo a guardare la strada invece che la sua bocca. <Bhe, in teoria non dovrei fare sforzi dopo ieri, ma sto bene> Stavo portando fuori una persona infortunata?<Ieri? Che è successo?> <Oh ma dai, come se non te lo avessero detto. Ne parlano tutti da ieri> Disse con volto infastidito. Ma io non ne avevo davvero idea. <Non so nulla. Spara.> Lei si prese la punta della treccia tra le mani e cominciò a giocarci. Avevo sentito dirlo giorni prima quanto tenesse ai capelli. Stava raccontando a Tara che era una delle poche cose che si era portata dietro dal vecchio mondo. Amava portare i capelli lunghi. E come darle torto. Le stavano proprio bene. <Ho avuto uno scontro con Michonne> Sbandai leggermente con la macchina. <Un allenamento! Nulla di che. Ovviamente mi ha battuta. Non mi ha fatto male, solo che mi era tornato dolore nella costola che mi avevano rotto. Siddiq comunque ha detto che non è rotta, forse incrinata, ma neanche, perché oggi sto benissimo. Quindi meglio scappare da Siddiq.> <Avresti dovuto dirmelo Melissa. Se non sei al 100% non è sicuro per entrambi> Non mi preoccupavo di me in realtà. <No! Starò attenta, promesso, ma sto bene, sono davvero in forma. I pancake a colazione fanno miracoli.> Scherzava pure. Come a me, anche a lei uscire dalle mura metteva il buon umore. Decisi di rischiare.

Proseguimmo per alcune ore. Mi fermai quando in una strada nuova notai segni di ruote. Nascondemmo alla belle meglio l'auto e proseguimmo a piedi. I segni delle ruote non erano vecchi, dovevamo stare attenti. <Guarda, girano di là. Attraversiamo velocemente> Attraversammo la strada sperando di non essere notati da nessuno e ci ributtammo in mezzo alla boscaglia, dove una piccola stradina proseguiva. Poco più in là c'era una casetta sul lago, due camion, due auto e alcune persone. <Osserviamoli> Le dissi. Eravamo in un buon punto, nascosti dagli alberi. <Tre uomini armati. Probabilmente altri dentro, ma non credo siano tanti> Lo sguardo di Melissa era fisso verso quegli uomini mentre li analizzava. <Non sono ben armati, vedo solo una pistola a testa. Che facciamo?> Cosa fare. Osservare, considerare e poi decidere se approcciarli. Questo era il compito che mi aveva dato Aron appena arrivati ad Alexandria. Da quando Deanna era morta avevo lasciato stare questo compito, ma in casi come questi non c'era altro da fare. <Osserviamo. Qui non ci noteranno> Melissa mi guardò stupita. <e poi?> Non feci in tempo a risponderle. Due uomini spuntarono all'improvviso da dietro di noi, puntandoci due pistole alla testa. <Molto bene, cosa abbiamo qui?> Mi mossi più veloce che potei, ma loro erano in una posizione migliore, sentii un dolore acuto alla testa, poi tutto nero.

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