Melissa POV
Erano passati un paio di giorni dal nostro ritorno da Oceanside, le cose andavano come sempre, c'era stato un cedimento ad una casa, e ora stavamo recuperando legna buona per poterla riparare. Gli americani e la loro fissazione di fare le case in legno. In Italia le case erano di pietra, mille volte meglio. Avevo addirittura discusso con Daryl il giorno prima su questo argomento, stupido americano testone. Mi accesi un'altra sigaretta tenendo gli occhi sul perimetro. La giornata era calda come non mai, ero zuppa di sudore ed ero quasi certa di essermi ustionata le spalle. Era solo metà pomeriggio e avrei finito a sera. Fui quasi tentata di chiedere a qualcuno di sostituirmi. Ma come spesso accade, i momenti di quiete vengono interrotti bruscamente. Si sentirono spari in lontananza e Alexandria sembrò ammutolirsi ancora di più nel caldo afoso. Girai lo sguardo verso nord-ovest, gli spari venivano da lì, da dove il gruppo di una decina di persone era andato a tagliare gli alberi buoni e caricarli. Vidi Rick e Michonne correre al cancello e decisi di seguirli il più in fretta possibile. Li raggiunsi al cancello <Da dove vengono gli spari Mel?> mi chiese Rick mentre saliva in auto e mi faceva segno di seguirli. <Nord-ovest, dagli altri> Entrai in macchina con Michonne, Rick e Rosita che ci aveva appena raggiunti. Uscimmo in auto velocemente e guardandomi dietro vidi Daryl salire su un pick-up con altre persone, pronto a seguirci. Gli spari intanto continuavano e tutti ci stavamo domandando la stessa cosa. Nomadi o Vaganti? Il luogo era relativamente vicino e in cinque minuti di guida a tutto gas arrivammo. Subito proiettili colpirono la nostra auto, cosa che ci costrinse a ripararci e scendere dietro agli alberi. I nostri erano lì, che rispondevano al fuoco come potevano. Abraham, Magna e Yumiko si avvicinarono a noi. Erano loro i principali "difensori" di quel gruppo. <Situazione?> Chiese Rick mantenendo la calma. Nel frattempo sentii una mano sfiorarmi la spalla e non ebbi bisogno di girarmi per sapere che Daryl era lì. Abraham ansimava <Sono una decina, hanno cominciato a sparare senza dire nulla. Hanno ucciso tre dei nostri. Ci sono due feriti.> Egoisticamente fui felice che nessuno dei miei amici era rimasto ferito e ucciso. Strinsi più forte il fucile. <Okay, respingiamoli. Non ci servono prigionieri> Disse infine Rick con una certa fretta, perché il fuoco nemico non cessava. Mi allontanai da Daryl, non volevo distrarlo o essere distratta io. Mi misi dietro ad un grosso masso, preferivo la protezione della dura roccia e non di un albero. Ironico, stesso discorso per le case. Pensai stupidamente, poi cercai di far fruttare tutti quei giorni di esercitazione e cominciai a sparare. Ora eravamo noi in maggioranza numerica e ben presto se ne resero conto anche i Nomadi. Riuscii ad ucciderne uno e a ferirne qualcuno. Cominciarono a scappare e mirai a quello che era rimasto indietro. Ero pronta a premere il grilletto quando si girò indietro e vidi il suo viso. Il mondo si oscurò per un attimo e mi dimenticai il dito lì sul grilletto. Qualcun altro sparò e lo prese allo stomaco ferendolo mortalmente. Rimasi in posizione anche quando tutti gli spari cessarono, finchè sentii qualcuno dire il mio nome a fianco a me. <Tutto bene?> Era Michonne e mi guardava indagatrice. Mi guardai attorno e vidi che Daryl si stava avvicinando preoccupato. Mi alzai di scatto. <Certo> Risposi a Michonne senza guardarla e mi avviai a passo veloce verso l'uomo che stava rantolando a terra molti metri più in là. Sentii Daryl e altri chiamarmi e dirmi di fermarmi, che era pericoloso. Ma non mi importava. Dovevo vedere. Mi inginocchiai davanti all'uomo, la ferita era mortale e gli stava portando via gli ultimi respiri. Tirai fuori il coltello e glielo puntai alla gola. Ci misi un attimo a trovare le parole. <Sei un Salvatore? Eri con Negan?> L'uomo mi guardava con sguardo implorante, mente sangue gli usciva dalla bocca. Ma non provai pietà, solo una furia cieca. Gli colpii il viso con il manico del coltello. <Sei un uomo di Negan? RISPONDIMI BASTARDO. Quanti di voi si sono salvati? Siete con i nomadi ora?> Abbandonai il coltello e cominciai a colpirlo, vedevo nero e non capivo più neanche quello che facevo. Ero in blackout. Finchè sentii della mani prendermi da sotto le ascelle e sollevarmi, allontanandomi da quello che ormai era un cadavere. Urlai, mi divincolai e colpii la persona dietro di me. Mi girai e trovai Daryl che avevo colpito allo stomaco con una gomitata. Mi guardava con sguardo impenetrabile. Cercai di rallentare il respiro, stavo ansimando. Abbassai lo sguardo sulle mie mani e scoprii di avere le nocche ferite, sangue ovunque, sangue di quell'uomo che avevo pestato fino al suo ultimo respiro. Era uno dei salvatori, ne ero certa. Era uno di quelli che mi aveva fatto del male, uno di quei perversi maiali. E si meritava anche peggio di una morte del genere. Chiusi gli occhi per qualche secondo, quando li riaprii Daryl si era avvicinato a me. <chi era?> Mi chiese con voce dura. Allungò una mano verso di me e mi indietreggiai di qualche passo. <Nessuno> Mi girai, e come prima ignorai i miei amici che mi chiamavano, andai a prendere uno dei cavalli che il gruppo della legna aveva usato e galoppai verso Alexandria. Mi ritrovai non so come sotto la doccia. Non ricordavo neanche di essere rientrata tra le mura. Cominciai a tremare e mi affrettai a chiudere l'acqua gelata. Dovevo essere in doccia da una decina di minuti, avevo finito l'acqua calda giornaliera e quella fredda mi aveva fatta tornare in me. Mi vestii in fretta ed andai di sotto ad aprirmi una birra, cane fu subito lì a farmi le feste. Era buio fuori, notai guardando dalla finestra. C'erano le luci accese da Rick, dovevano essere tutti lì. Mi accasciai sul divano con la birra in mano e cane vicino. Sospirai e diedi un altro lungo sorso. Cosa mi era successo? Pensavo di aver superato tutto il mio passato, forse mi era sopravvalutata. Nel mondo normale si andava in terapia, si prendevano psicofarmaci... ma cosa potevo fare ora? Non è colpa mia. Ripetei più volte quel mantra in testa, finché la porta si aprii e io mi alzai di scatto dal divano. Daryl si fermò sull'uscio guardandomi. <Sei finalmente uscita dalla camera> Si andò a prendere una birra anche lui e venne vicino al divano, accendendo una luce. <In camera?> Non ricordavo di essermi chiusa in camera, ne di Daryl. <Ti sei chiusa lì e hai minacciato di uccidermi se fossi entrato> Mi mossi a disagio. <Stai scherzando?> Si avvicinò con cautela al divano, come se avesse paura della mia reazione. <Non ti ricordi?> La sua voce era più dolce ora. Sentii le lacrime pizzicarmi gli occhi ma non mi concessi quella ulteriore debolezza. Scossi la testa e mi avvicinai a lui. Delicatamente mi mise un braccio intorno alle spalle e mi strinse piano. Il suo odore, il suo calore mi spinsero a stringermi a lui quasi rovesciando la bottiglia di birra. Dopo un po' mi chiese. <Era uno di loro?> Non c'era bisogno di specificare dei Salvatori. <Si> Non parlammo più. Daryl fu costretto a farsi una doccia fredda a causa mia e infine ci addormentammo in camera di lui.
STAI LEGGENDO
Rotten Love
FanfictionFANFICTION CONCLUSA. I protagonisti di questa storia sono due: Daryl Dixon e Melissa, un personaggio inventato da me che andrà a legarsi alla storia dei protagonisti della serie che già conosciamo. Melissa è una ragazza italiana rimasta intrappolata...