78 - time is up

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Melissa POV

Furono loro per primi a raccontarmi la storia del gruppo e di come facevano a sopravvivere, ormai sapevo tutti i dettagli, l'unica cosa che mi sfuggiva era come fare ad uscire, ma avevano le loro buone ragioni per non dirmelo. Era passato un mese e mezzo da quando mi avevano rapita/salvata. Quel giorno, Jordan venne a bussare alla mia porta, che non era più chiusa a chiave. <Preparati, si esce> Mi disse entusiasta. Lo guardai scettica. <Perché devo prepararmi per andare sul tetto?> presi le scarpe e cominciai a infilarmele pensierosa. <Perché oggi si va fuori, non sul tetto. Ci servono un po' di cose, ti va di aiutarci?> Non riuscii a nascondere la mia sorpresa, lo guardai a bocca aperta. <Se vuoi rimanere qua basta dirlo, ci vediamo stas-> Lo guardai male, mi stava prendendo in giro, era palese che ero contentissima di uscire. <Mi darete un'arma spero> Affidarmi ciecamente a loro non mi sembrava molto sicuro... <Tieni. È il massimo che posso concederti per ora> Mi guardò molto seriamente e quando mi diede il coltello in mano poi mi prese il polso, con fermezza. <Non farmene pentire Mel. Spero che con questo tu possa finalmente fidarti di noi al cento per cento> Lo speravo anche io. Speravo di non essere caduta in una trappola perché mi fidavo. Mi fidavo davvero e a breve gli avrei raccontato quello che volevano su Alexandria. Ero sempre più convinta che un'alleanza di quel genere sarebbe stata vantaggiosa per entrambe le parti. Soprattutto per il gruppo di Jordan. Mi preoccupava troppo il fatto che fossero così isolati, in un palazzo in mezzo a mandrie e mandrie di zombie.  Mi riscossi da questi pensieri e annuii a Jordan. Poi lo seguii, sforzandomi di trattenere il mio entusiasmo. Eravamo un gruppo ristretto di sei persone, tra cui ovviamente io, Jordan, Oliver ed Elijah. Non mancai di notare lo stupore degli altri alla vista del bel coltello che avevo fissato alla cintola. Sorrisi baldanzosa, giusto per far innervosire Elijah un po' di più. <Non la bendiamo?> Disse infatti quello poco dopo. Jordan si limitò a rispondere con un secco <No>. Così ci avviammo. Era un mese e mezzo che non facevo attività fisica se non qualcosa in camera per non far sparire del tutto i muscoli. Un mese e mezzo che non combattevo. Dovevo stare attenta. <Cosa cerchiamo?> Dissi mentre mi conducevano giù, verso porte e vie che non conoscevo. <Quello che serve a voi> Lo avevo immaginato, era un ulteriore modo per conquistarsi la mia fiducia. Gli dissi in breve il nome delle parte elettroniche e radio che ci servivano. Fino ad allora non avevo detto che ci mancavano le radio, perché era un'informazione importante da dare... Voleva dire difficoltà a contattare gli alleati. Ci ritrovammo nelle fogne e cercai di trattenere i conati. <Come fate a essere sicuri che non ci siano zombie?> Chiesi a voce bassissima perché ogni rumore sembrava amplificato. <Ci sono grate ogni tot di metri. E noi abbiamo le chiavi> ma notai che molte grate erano danneggiate o arrugginite, potevano reggere qualche zombie, ma non di più. Dopo un tempo che mi sembrò interminabile finalmente salimmo le scalette che portavano in superficie. Mi fecero salire per penultima. Una volta fuori, mi guardai intorno. Eravamo in un vicolo vuoto, nessuna traccia di zombie, anche se si sentivano i rumori, dovevano essere vicini. Velocemente seguii gli altri e salimmo su un tetto. Non conoscevo quella parte della città e avevo perso il senso dell'orientamento sotto terra. Mi domandai se fosse fatto apposta. In oltre sembravano aver già deciso per bene tutto l'itinerario perché non dissero nulla, ci muovemmo e basta. Si, decisamente volevano tenermi vicino a loro senza paura che scappassi. Non ne avevo nessuna intenzione. Erano molto prudenti, passammo da tetto in tetto in silenzio assoluto. Quando scendemmo in un edificio li seguii emozionata. Era un'armeria, no, un negozio di caccia. Ma le armi saltavano all'occhio. Mi chiesi se sarei riuscita a prenderne una senza farmi vedere. Dovevo averlo scritto in faccia perché Elijah mi guardò dicendo <Non ci pensare neanche> Sempre a controllarmi quello. Dopo un mese e mezzo pareva ancora detestarmi. Mi rimase appiccicato tutto il tempo quindi non riuscii a prendere nulla. Mi avvicinai a Jordan. <Voglio un arco> Mi guardò stupito. <Lo sai usare?> Sbuffai, tenendo lo sguardo fisso sull'arco che avevo notato. <Certo. Allora, posso prenderlo o Elijah me lo impedirà?> Quello sentita la conversazione mi guardò ancora peggio, per poi rivolgere lo sguardo al capo. <Va bene, prendilo, ma le frecce le tengo io> A malapena riuscii a trattenere un sorriso di vittoria. Preso l'arco, andai dietro agli altri e vidi tutte le radio che c'erano. Prendemmo tutto. Qualunque parte elettronica e radio. Presero anche qualche arma ma nulla di che. Sembrava tutto troppo facile, avevamo già tutto e non avevamo neanche incontrato uno zombie. Non avendo voce in capitolo mi ritrovai costretta e seguirli e tornare a "casa". Ma la mia delusione fu evidente. Una volta tornati al sicuro Jordan e gli altri due mi condussero nella stanza degli interrogatori, dove ci aspettava Claire. Era ovvio che ora volevano qualcosa in cambio. L'essere tornati lì dopo così poco tempo fuori però mi aveva messa di pessimo umore e non lo nascosi. Mi sedetti rumorosamente incrociando le braccia. Jordan mi guardò interrogativo. Nessuno parlò per un po', loro visibilmente confusi. <Cosa c'è che non va?> Provò con l'approccio diretto il capo, prendendosi un'occhiataccia da Claire. <Non c'è niente che non vada> Si sedette davanti a me. <Abbiamo preso quello che serve alla tua gente. Ti abbiamo preso un arco. Sei armata tra noi. Quindi perché sei così incazzata?> Feci qualche respiro prima di rispondere. <Perché è evidente che il tempo sia scaduto, devo portarvi dai miei. E va bene, perché mi fido di voi ormai. Ma voi non vi fidate di me. Non abbastanza. Mi avete dato un'arma perchè sapete che non vi ucciderei o che non ci riuscirei. Ma mi avete portata fuori decidendo già le strade, senza dire una parola per non farmi orientare, e siamo tornati immediatamente dentro nonostante sia un mese e mezzo che sono rinchiusa qui!> dissi l'ultima parte urlando. Poi mi alzai. <Domani vi dirò quello che volete, ora lasciatemi andare in camera mia, cazzo!> Nonostante fossero tutti stupiti dalla mia reazione mi lasciarono andare, ma non mancai di notare che qualcuno mi seguii fino alla mia porta. Rimasi lì tutto il giorno, agitata, e l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era che, a breve, sarei dovuta tornare a casa. Era passata da un pezzo l'ora di cena quando qualcuno bussò alla mia porta. Guardai per un attimo il coltello che avevo appoggiato al comodino, poi mi alzai senza prenderlo. Mi ritrovai davanti alla porta Jordan. <Posso entrare?> Non gli risposi ma lo feci entrare spostandomi dalla porta. Si sedette sul letto e lo imitai. <Vorrei considerarti una di noi> Sembrava tormentato, i suoi occhi marroni non riuscivano a guardarmi, ma allungò la mano e prese la mia, delicatamente.

<E forse credi di volerlo anche tu, ma la verità è che sarai sempre una di loro

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<E forse credi di volerlo anche tu, ma la verità è che sarai sempre una di loro. Sono la tua famiglia, sai bene che prima o poi dovrai tornare a casa. Ti mancano, e non c'è giorno che passi in cui non guardi da quella parte con nostalgia. Hai paura e lo capisco. Ed è giusto così, devi solo trovare il coraggio di tornare lì> Mi guardò infine negli occhi, lo sguardo carico di emozioni come non l'avevo mai visto.  <E io devo trovare il coraggio di lasciarti andare> Portò la mia mano verso di lui e mi baciò il dorso. Rabbrividii, ma lo stupore ebbe la meglio e non mi mossi. <Domani parleremo, spero tu sia pronta. Buonanotte Mel> Quando uscendo si chiuse la porta dietro di se, mi resi conto che non solo avevo paura di tornare dalla mia gente, il pensiero che mi tormentava era anche di lasciare Jordan e Claire. In questo mese e mezzo non c'era stato giorno senza di lui, lo cercavo senza rendermene conto, bramavo la sua compagnia più di quella di chiunque altro. Rimaneva in camera mia la sera a parlare e solo quello mi faceva addormentare serena. E a quanto pare ero stata cieca, perché ora mi sembrava evidente che lui provasse qualcosa di molto forte per me. Presi una delle pillole per l'ansia. Al momento non volevo indagare sui miei sentimenti, non dopo che i suoi erano stati palesati. Lui mi piaceva... ma... sentii il sonno arrivare, grazie anche alla pillolina, i pensieri mi sfuggivano, ma vidi chiaramente un volto nella mia testa. E non era quello di Jordan.

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