𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 2° - 𝑩𝒂𝒄𝒊𝒐 𝒊𝒏𝒔𝒂𝒏𝒈𝒖𝒊𝒏𝒂𝒕𝒐.

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La notte, quando calò, diede libertà ad ogni singolo cittadino di poter uscire con libertà all'aperto per godersi l'aria fresca sotto i raggi di luna, soprattutto dopo la mattinata di sole. Jackson, quella notte, non ebbe nessun incarico nel castello, nemmeno nel regno, così con accortezza e astuzia sgattaiolò fra i boschi e si guardò intorno. Seppe dove andare, dove incontrare con sicurezza la sua piccola e amata umana dalla bellezza straordinaria: il grande campo al centro del bosco. Il campo non fu lontano, ma per quanto Jackson fu veloce, arrivò subito e, con gli occhi traboccanti di amore, intravide di spalle la sua amata che, seduta fra i fiori cantò. Parve una sirena, una musa, una dea, agli occhi di Jackson, in quel momento, parve surreale. Lui sorrise, con uno scatto arrivò dietro la sua schiena chinandosi per darle un bacio sul collo.
«Buonasera...»
«Sei insopportabile quando fai così, sei in ritardo, stupido! Non riusciremo a vedere la luna piena-» Maria sospirò e gesticolò scherzosamente, così Jackson la baciò di colpo e la zittì con fare buffo: trasmise in lei anche un senso di pace, di casa e di protezione. Maria sorrise nel bacio, respirò quel profumo maschile così tanto piacevole e intenso che la mandò sempre in estasi: avrebbe riconosciuto Jackson fra folle immense, solo col suo profumo. Le sue labbra parvero fragole, e mai avrebbe voluto staccarsi da esse, nemmeno per respirare. «Guarda la luna...» sussurrò Jackson fra le sue labbra e le indicò con un piccolo gesto della testa il cielo. Maria sorrise, alzò subito lo sguardo e i suoi occhi furono pervasi dallo stupore alla vista della grande luna gialla sopra di loro.
«È bellissima...»
«Mai quanto te, Maria.»
La giovane guardò l'uomo con una smorfia e accarezzò i suoi capelli corvini con una mano, lui la guardò come un pittore ammaliato dal proprio dipinto. «Ma la luna splende.» puntualizzò Maria. «Tu splendi più del sole e della luna.» disse subito dopo Jackson, Maria arrossì. Lui prese la mano di lei e fece scontrare il suo anello argentato contro quello di lei, l'anello che lui le regalo un anno prima: «Questo anello ti dona.» disse Jackson mentre intrecciò le loro mani, «Ovviamente... io non ho le mani giganti come le tue.» disse lei ridacchiando. Jackson ridacchiò e subito dopo ritornò serio e la guardò, con quei suoi occhi azzurri e magnetici. Maria lo guardò turbata, percepì qualcosa in lui che allarmò il suo animo e Jackson lo capì, così spostò con calma la mano di lei e guardò in basso. «Odio rispettare le regole.» parlò lui, mentre le accarezzò la mano.
«Odio questo mio modo di vivere, io voglio soltanto amarti per sempre.»
«...Cosa intendi?»
«Voglio viverti per sempre... vorrei viverti per sempre, Maria.»
«Jackson...io-»
I due quasi si pietrificarono appena udirono un suono a loro molto familiare, ma non solo... li terrorizzò. Delle trombe suonarono con forza e fecero capire al giovane soldato che qualcosa di davvero pericoloso stette per attaccare il regno dell'Est. I due amanti si guardarono negli occhi preoccupati e, di corsa, raggiunsero l'interno delle mura della città. Gli abitanti corsero, si nascosero, portarono via bambini e donne mentre il resto degli umani vennero gettati a terra quasi come esche al pericolo che stette per entrare all'interno della città. Jackson osservò il resto dei soldati che prepararono le proprie armi, e solo a quella vista il ragazzo capì che qualcuno dichiarò guerra aperta al loro regno. Maria tremò e strinse a sé il braccio di lui per non lasciarlo andare, «Non andare! Ti prego, non andare...» pianse l'umana, mentre i soldati gridarono e i grandi portoni della città si aprirono. Jackson la guardò dall'alto, «Nessuno dovrà trovarti... scappa Maria! Nasconditi! Fallo per me, io ti raggiungerò.» disse lui mentre le strinse la mano, i loro anelli si scontrarono di nuovo. Maria lo strinse ancor di più terrorizzata a ciò che stette per accadere e, proprio quando i portoni cessarono e caddero al suolo, Jackson tirò fuori la propria spada e la guardò con coraggio, «Se mi ami fallo. Scappa! Nasconditi! Ti prego Maria.» gridò lui mentre le mollò la mano. Maria, controvoglia e con le gambe tremolanti, scappò, si mischiò fra i cittadini che fuggirono ma il suo pensiero fu rivolto solo e unicamente verso Jackson che lottò contro i nemici che minacciarono il dominio del regno, proprio quella notte. Parve un incubo troppo reale, quella fu la realtà, e se Maria non si fosse nascosta subito non avrebbe ritrovato Jackson. Corse e corse, cadde, si rialzò, inciampò contro oggetti, si scontrò contro le persone, ma non importò, corse in cerca di riparo. Cercò con lo sguardo la figura di Jackson, cercò con tutta se stessa quei capelli corvini e corti, cercò quel ragazzo alto, cercò i lineamenti del suo volto, cercò la sua unica figura, e solo quando lo vide correre fuori dalle porte del regno, lo seguì di corsa. «JACKSON!» gridò Maria mentre lo seguì e cercò di mantenere il suo passo nella corsa: perchè lui corse via senza dirle niente?
Raggiunsero i boschi, poco lontani dalla città, e solo quando lui si fermò per darle le spalle, anche lei si fermò, tremò e respirò velocemente. «Jackson...» sussurrò lei confusa, e quando lo chiamò, il ragazzo si voltò lentamente verso di lei: i suoi occhi furono spenti, il suo sangue ormai non vivente sgorgò fuori da piccole ferite sul volto, lasciando intravedere il suo colore scuro e rosso, quasi parve nero. Maria notò qualcosa sul suo petto e sul resto del suo corpo, così Jackson lentamente levò l'armatura dal petto. «Perdonami...» sussurrò lui e, con vergogna mostrò alla propria amata la grande ferita sul proprio petto... fu come un buco nero, come se mille demoni avessero colpito il suo petto per rubargli l'anima. Uscì sangue, anche dalle sue gambe, dai suoi fianchi, dalle sue braccia. Maria si sentì morire, spalancò gli occhi incredula e, alla vista di quella ferita sul petto, il mondo le crollò davanti agli occhi. Jackson provò a parlare, ma dalle sue labbra uscirono solo ansimi di dolore, poi cadde in ginocchio. Maria chiamò il suo nome fra le lacrime e subito corse verso di lui prima che il suo corpo potesse cadere sul suolo. Si inginocchiò e face poggiare la sua schiena e la sua testa contro le proprie gambe.
«Perdonami, Maria...»
«Perchè... perché dici questo? Tu non hai fatto nulla...»
«Perchè non posso viverti per sempre...»
Maria tenne il suo volto fra le mani, le quali tremarono e si sporcarono di quel sangue vampiro. Il volto di lui divenne sempre più pallido, le labbra sempre più violacee e non più rosse. Jackson fece un sospiro che tremò, come la sua voce e il suo corpo, gli occhi divennero neri e spenti, ma comunque guardarono Maria. «Non piangere amore mio.» sussurrò lui. Lei lasciò cadere le proprie lacrime sul petto e sul viso di Jackson, ma lui sorrise...
«Sei una delle creature più belle che io abbia mai visto.» iniziò a parlare lui, Maria gli strinse una mano e, ancora una volta, fece scontrare loro anelli. «Non avrei mai pensato di poter amare un'umana, eppure tu... hai cambiato ogni mia aspettativa, mi hai fatto comprendere che l'amore vero esiste... che l'amore esiste in ogni forma e razza, Maria.» Jackson le strinse la mano e la guardò ancora negli occhi, i suoi non furono azzurri ma neri, come se avessero improvvisamente cambiato colore. «La prima volta che ti vidi... vidi in te una luce ricca di purezza... e così ti ho lasciata. Sei una ragazza così preziosa che merita di essere amata come io ho fatto con te.» a quelle parole Maria si allarmò e spalancò gli occhi.
«Jackson tu non...»
«Tu amerai ancora Maria.»
«Jackson io non potrò mai amare nessuno come te!»
«Si invece... tu amerai Maria, e quando capirai di amarlo sarà bellissimo...» Jackson sorrise, ma dai suoi occhi uscirono delle lacrime. «Raggiungi il regno del Nord... dovrai nasconderti e cercare riparo in alcuni villaggi eremiti.» disse lui con serietà, con debolezza avvicinò il volto di lei e fece toccare le loro fronti, ma Maria pianse più forte. «Senza di te io non riuscirò a vivere...Ti prego Jackson, non lasciarmi... non ho mai amato nessuno come te... tu mi hai amata per come sono e non mi hai mai usata...» Jackson aprì gli occhi a quelle parole, la guardò e sorrise lievemente. «Maria tu crescerai e colui che ti amerà ti insegnerà ad essere forte come ho cercato di fare io... lui porterà al termine il mio lavoro e... pensa al futuro bellissimo che avrai se fuggirai da quì... mh?» Jackson parlò, ma le sue mani si indebolirono mentre le toccarono il viso.
«Tu sei sempre stato il mio futuro.» disse lei.
«Hai sempre amato un semplice soldato che non sarebbe stato in grado di donarti un futuro stabile.» disse lui.
«Il tuo amore è sempre stato la mia ricchezza.» disse lei mentre lo guardò negli occhi con dolore. Jackson la guardò seriamente, scosso da quelle parole dette da quella piccola sedicenne che tanto lo amò con così tanta maturità e amore puro. «Baciami... Baciami, ti prego... portami in paradiso.» sussurrò lui con debolezza, cercando di avvicinare le proprie labbra a quelle della fanciulla. Lei pianse più forte, strinse la sua mano con più forza e, mentre i loro anelli luccicarono, lei e unì le labbra contro le sue che subito si sporcarono del sangue nero di lui.
«Ti amo... ti amo...» disse Maria.
«Ti amo...» disse Jackson, la guardò con debolezza e la baciò con passione mentre strinse i suoi capelli corvini e mossi con le ultime forse rimaste. Maria seppe perfettamente che, un vampiro, se colpito direttamente al petto, sarebbe morto. Maria sentì che Jackson, colui che amò, stava per morire fra le sue braccia, ma non riuscì a crederci. Jackson cercò di scappare fra i boschi pur di non mostrarsi morente, per non farla soffrire, ma lei lo seguì. Lui si vergognò di quella sua debolezza, si sentì morire sempre di più nel sapere che la propria amata avrebbe visto la sua morte, una semplice, piccola, innocente e pura ragazzina umana non avrebbe meritato tutto ciò. Maria sentì il corpo di Jackson farsi più pesante, le sue labbra si fermarono e i suoi occhi non si aprirono più. Maria non avrebbe più rivisto quei suoi occhi azzurri tanto belli. «Ti avevo promesso dei figli... ti avevo promesso tanto amore e ora ti hanno portato via da me... ti hanno portato via!» gridò Maria con disperazione. Strinse il corpo del corvino a sé mentre urlò. Maria vide l'amore morire davanti ai propri occhi, vide la propria vita frantumarsi e sentì la propria anima spezzarsi e cadere negli abissi. «Io ti amo... io ti amo...» sussurrò Maria e tenne il viso nascosto nell'incavo del collo di Jackson. Il marchio che lui le fece sul collo bruciò lievemente e, più bruciò, più svanì lentamente...
Il suo compagno morì. Davanti agli uomini lei non sarebbe stata legata a lui, ma la sua anima, il suo cuore e la sua mente, si. Maria doveva scappare, doveva correre lontano o l'avrebbero trovata e l'avrebbe attesa un destino oscuro. Sarebbe fuggita dal regno dell'Est per raggiungere quello del Nord, sarebbe sopravvissuta, avrebbe lottato contro la morte, contro la fame... ma l'avrebbe fatto per lui.

«Io non amerò nessuno... nessuno mi amerà come hai fatto tu.»

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𝐞𝐜𝐜𝐨𝐦𝐢 𝐪𝐮𝐢̀, 𝐝𝐨𝐩𝐨 𝐭𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨, 𝐜𝐨𝐧 𝐮𝐧𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚.
𝐡𝐨 𝐟𝐢𝐧𝐚𝐥𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐭𝐫𝐨𝐯𝐚𝐭𝐨 𝐢𝐥 𝐜𝐨𝐫𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐬𝐜𝐫𝐢𝐯𝐞𝐫𝐞, 𝐝𝐢 𝐬𝐟𝐨𝐠𝐚𝐫𝐦𝐢, 𝐝𝐢 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐫 𝐞𝐬𝐩𝐫𝐢𝐦𝐞𝐫𝐞 𝐦𝐞 𝐬𝐭𝐞𝐬𝐬𝐚 𝐢𝐧 𝐜𝐢𝐨̀ 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐜𝐫𝐢𝐯𝐨, 𝐝𝐮𝐧𝐪𝐮𝐞... 𝐞𝐜𝐜𝐨𝐦𝐢 𝐪𝐮𝐢̀, 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚 𝐮𝐧𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚.
𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐚𝐫𝐨̀ 𝐦𝐚𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐬𝐜𝐫𝐢𝐭𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞 𝐝'𝐚𝐥𝐭𝐨 𝐫𝐚𝐧𝐠𝐨, 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐚𝐫𝐨̀ 𝐦𝐚𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐟𝐞𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢𝐬𝐭𝐚, 𝐝𝐮𝐧𝐪𝐮𝐞 𝐦𝐢 𝐬𝐜𝐮𝐬𝐨 𝐢𝐧 𝐚𝐧𝐭𝐢𝐜𝐢𝐩𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐢 𝐦𝐢𝐥𝐥𝐞 𝐞𝐫𝐫𝐨𝐫𝐢 𝐠𝐫𝐚𝐦𝐦𝐚𝐭𝐢𝐜𝐚𝐥𝐢 𝐞 𝐧𝐨𝐧.
𝐬𝐩𝐞𝐫𝐨 𝐭𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐯𝐢 𝐩𝐢𝐚𝐜𝐜𝐢𝐚 𝐞 𝐬𝐩𝐞𝐫𝐨 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐚 𝐭𝐫𝐚𝐬𝐦𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢 𝐟𝐨𝐫𝐭𝐢 𝐞𝐦𝐨𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢.
𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐚̀ 𝐝𝐚𝐯𝐯𝐞𝐫𝐨 𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐮𝐧 𝐩𝐨' 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐚𝐯𝐚𝐧𝐭𝐢, 𝐯𝐢 𝐩𝐫𝐞𝐠𝐨 𝐝𝐢 𝐚𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐩𝐚𝐳𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐞 𝐝𝐢 𝐠𝐮𝐬𝐭𝐚𝐫𝐯𝐢 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐬𝐢𝐧𝐠𝐨𝐥𝐨 𝐦𝐨𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐚𝐭𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞, 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐞 𝐢𝐥 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐬𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞𝐫𝐚̀ 𝐧𝐨𝐢𝐨𝐬𝐨, 𝐦𝐚 𝐯𝐢 𝐚𝐬𝐬𝐢𝐜𝐮𝐫𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐚𝐫𝐚̀ 𝐜𝐨𝐬𝐢̀.

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𝐈𝐥 𝐏𝐫𝐢𝐧𝐜𝐢𝐩𝐞 𝐞 𝐥𝐚 𝐒𝐞𝐫𝐯𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora