"Ella fu così tremendamente diversa, così ribelle, così forte ma allo stesso tempo fragile come una rosa rossa. Quella piccola donna stravolse l'orgoglio e la potenza di quel vampiro così mostruosamente e pericolosamente affascinante, da costringerl...
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Le unghie picchiettarono con nervosismo contro il tavolo, il fuoco riscaldò un piccolo pentolino con all'interno una pezza intrisa di sangue, mista a del vino che pian piano bollì. Con gli occhi azzurri e ricchi di fantasia, Cristina fissò lo strano intruglio che lei stessa preparò con tanta malignità e gelosia. Tenne l'anello di fidanzamento poggiato sul tavolo davanti a sé, bagnato con dell'acqua e dell'aceto, sopra un tovagliolo bianco asciutto. Fissò quasi con pazzia la strana bevanda davanti a sé che bollì, e quando vide altre bollicine più grandi, finalmente si mosse con uno scatto pieno di adrenalina; prese di corsa una grande tazza bianca e la poggiò sopra il tavolo, dopodiché si guardò intorno e subito dopo prese una piccola tovaglia, così da poter prendere il pentolino ormai bollente. Lo prese con molta attenzione, si chinò verso il basso e lo sollevò con soddisfazione e, mentre fissò il contenuto fumante, camminò con uno strano sorriso fino al tavolo, dove ci fu una tazza. Arrivata davanti ad essa, vi versò il contenuto con calma, questo arrivò perfettamente a metà della tazza, dopodiché, prese la pezza bianca macchiata di sangue, la strizzò, e la mise sul tavolo. I suoi occhi gridarono soddisfazione pura mentre si leccò le labbra, nel mentre, prese con due dita un piccolo cucchiaino poggiato sul lato del piccolo recipiente e girò con lentezza, mentre con le dita contò: «Uno, per il mio amore... Due, per possedermi... Tre, mi desidererai... Quattro... sarai ossessionato da me.» sussurrò sottovoce la vampira, subito dopo cacciò il cucchiaino, battè tre volte sul bordo della tazza e, con la mano, andò sotto la propria gonna, dove prese una pezza bianca stretta fra le sue gambe, dentro la sua intimità. Quando la cacciò, essa fu intrisa di sangue vivo e quando la vide, sorrise con vittoria. Si voltò verso una brocca d'acqua già riempita e vi verso l'acqua sulla pezza, ma non la strizzò, si girò nuovamente verso il tavolo e strizzò la pezza sulla tazza, dove l'altro sangue vivo si mischiò all'altro già caldo, misto al vino. Gettò la pezza a terra; afferrò l'anello con frettolosità, lo mise di nuovo sul dito e lo guardò con un ghigno, mentre soffiò quattro volte con lentezza verso il liquido dentro la tazza. Su un angolo del mobile accanto alla porta delle cucine, ci fu un vassoio d'argento, pieno di altre tazze piene di semplice vino rosso, tranne quella che lei tenne fra le mani che, successivamente, sistemò in avanti e, subito dopo, uscì frettolosamente fuori dalla cucina con euforia. Dietro la piccola porta del piccolo magazzino di riserve di cibo, Lucas sbucò fuori col naso tappato e gli occhi rossi come il sangue; per tutto quel tempo sopportò con tutte le sue forze quel forte odore di sangue femminile, i suoi occhi si bloccarono alla vista delle pezze macchiate di sangue, i suoi occhi si assottigliarono e osservarono ovunque: «Cosa diavolo ha fatto...» sussurrò a sé stesso con stranezza, così si alzò da terra e si avvicinò al grande lavandino, dentro il quale ci fu il pentolino col quale Cristina bollì quella pezza piena di sangue, assieme al vino. Lucas strinse ancor di più le dita contro il naso, non sopportò quell'odore, avrebbe preferito annusare un corpo in decomposizione che quel "vino" puzzolente misto a ferro e muffa. Con coraggio, avvicinò un dito fin dentro il pentolino, lo poggiò sul fondo e toccò la strana rimanenza densa che lo fece rabbrividire... «Dannazione...» sussurrò il ricciolino, con gli occhi spalancati. Alzò il dito in aria, vicino ai propri occhi e, quando riconobbe la consistenza, quasi tremò: «Devo dirlo ad Anna...devo dirlo ad Anna!»