𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 72° - 𝑨𝒎𝒐𝒓𝒆 𝒆 𝒑𝒂𝒖𝒓𝒂.

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«Sei stanca?»

Domandò Sebastian durante il loro calmo ritorno fra le grandi mura della città del regno Nordico. Al dire il vero, non parlarono molto durante la loro lunga camminata, semplicemente si guardarono negli occhi e, in quelli del principe, si intravide la calma più pura. Maria si sentì un po' in imbarazzo, ma non per la presenza del giovane uomo, ma per l'orribile silenzio che ci fu fra loro. Si scambiarono qualche parola, ma niente di che, il tutto fu strano ma allo stesso tempo rilassante, come se entrambi, ormai, si conoscessero da anni; come se stessero tornando da un lungo viaggio passato assieme. Sebastian guardò spesso in basso, poi attorno a sé, ignaro che il suo istinto, inconsapevolmente, lo portò al proteggere quella serva da qualsiasi cosa. La loro unione quasi lo stordì, mandò la sua mente in viaggio, verso un mondo parallelo e disconnesso, attorniato da mille anelli di pensieri diversi fra loro ma intrecciati l'un l'altro. Io suono della natura sommerse gradevolmente il loro udito, il canto degli uccelli attirò l'attenzione di Maria, mentre il vento che smosse gli alberi accarezzò i loro volti e i loro capelli un po' asciutti. Sicuramente Maria si sarebbe presa un malanno, per un'intera notte stette con quei lunghi capelli neri bagnati, in balia del gelo invernale. Tirò leggermente su col naso, ma quel leggero e quasi superficiale raffreddore passò inosservato alla fanciulla, poiché ogni suo senso riportò la sua attenzione sul meraviglioso vampiro davanti a sé.
«Si, un po'...» rispose poco dopo alla domanda precedente del principe, «Siamo quasi arrivati.» disse subito dopo lui, mentre alzò lo sguardo verso le grandi mura che intravide attraverso gli alberi innevati. Furono ormai vicini, per fortuna, così entrambi aumentarono il loro passo fino al piccolo cancello sul retro dell'enorme castello, e vi entrarono. La calma e il silenzio più assoluto regnarono con pesantezza quel mattino, gli abitanti lavorarono, ma in estremo silenzio... consapevoli che, quel mattino, sarebbe stato l'ultimo giorno di riposo per tutti i soldati, i principi e i due Re...
L'indomani, si sarebbero scontrati contro gli ibridi.
Sebastian non provò né paura, né ansia, semplicemente visse quel giorno come sempre, normale, come se niente fosse. Maria ammirò quella sua tranquillità, ma allo stesso gli mise i brividi... si sarebbe scontrato contro un'altra razza nemica, avrebbe ucciso persone e lui stesso avrebbe visto il sangue davanti ai suoi occhi, ma quasi a lui non importò, come se fosse ormai abituato a tutto ciò.
I cortili e i corridoi esterni del castello furono completamente vuoti ed estremamente silenziosi, Sebastian non si stupì di ciò, Maria invece si, e ci pensò su intensamente. «Stanno riposando tutti per domani. I cittadini portano rispetto rimanendo in totale silenzio per non dare fastidio.» disse con calma Sebastian, dopo aver letto la mente della ragazza accanto a sé. Proseguirono lungo le scalinate che condussero al primo piano del castello, e la guidò a passo calmo verso la biblioteca.
Maria, alla sua risposta, annuì, e diede finalmente un senso ad ogni suo pensiero, mentre osservò la porta della libreria davanti a sé, curiosa. «Perchè stiamo andando dentro la biblioteca?» domandò lei, «Solitamente i miei fratelli sono chiusi la dentro, li sto cercando.» rispose lui, quasi con freddezza. Aumentò leggermente il passo verso uno dei due grandi portoni, e Maria lo seguì subito mentre osservò ancora il suo petto privo di alcuna maglia; ma in compenso, però, la maglia del principe la portò lei stessa addosso... fu come averlo direttamente sopra il proprio corpo, anche se, allo stesso tempo, molti pezzi di essa scoprirono pericolosamente il suo petto, il suo collo e le sue spalle; e di certo, quel particolare non passo inosservato agli occhi di Sebastian. Quando il biondo aprì uno dei due portoni, prese subito per mano la corvina dietro di sé e la guidò con se fin dentro la grande biblioteca, in cerca degli altri due Harsen. Sebastian si guardò intorno, i loro passi rimbombarono tranquillamente fra le grandi librerie, assieme ai suoi sospiri alquanto impazienti.
Maria ridacchiò alle reazioni rabbiose del principe, girarono ogni angolo della grande stanza, ma dei due fratelli non ci fu traccia, nemmeno sul grande tavolo sul quale Lucas studiò sempre. Immersi ormai fino in fondo all'interno della grande libreria, Sebastian mollò la mano della fanciulla e mise entrambe le mani sui propri fianchi, mentre con i suoi occhi azzurri osservò i vari libri, in perfetto silenzio. Maria si strinse di più negli abiti che lui le prestò - o meglio dire, che le mise addosso -, e con le dita toccò ogni singolo libro posto sulle prime due file del grande scaffale, sulla sua destra. Rimase anche lei in silenzio, rilassata però dai respiri - anche se nervosi - del ragazzo davanti a sé. Osservò ogni libro e lesse qualche titolo di questi, leggermente annoiata, «Dove saranno quei due...» parlò con sé stesso Sebastian, con quella sua voce così tanto scura. Agli occhi di Maria, però, quel pizzico di drammaticità apparì divertente ai suoi occhi, proprio come i classici attacchi drammatici e unici che solo Edward possedette. La fanciulla ridacchiò, anche per come gesticolò il giovane uomo. La sua delicata risata attirò subito l'acuta attenzione di lui, infatti si voltò con lentezza verso di lei e la fulminò con lo sguardo:
«Cos'hai da ridere?»
«Sembri così disperato in questo momento.»
«Smettila.»
Sebastian subito si girò nuovamente di spalle e battè un piede a terra, pensieroso. Maria lo guardò ancora, ma rise di più per la buffa e scomposta posizione nella quale il principe si trovò in quel momento; mani sui fianchi, testa leggermente piegata sul lato destro, un fianco rivoltò verso la stessa direzione e un'adorabile espressione dipinta sul volto. Sembrò quasi un bambino imbronciato. Maria rise ancora, divertita da tutto ciò, ma Sebastian sospirò molto lentamente mentre scrollò le spalle, «Sembri un bambino.» disse lei fra le risate, mentre - inutilmente - si coprì la bocca per fermarle. Sebastian guardò semplicemente davanti a sé, odiò profondamente quella parola che in molti, parecchie volte, gli dissero. Gli diede fastidio, ma non mostrò il proprio nervosismo alla ragazza, bensì mostrò la calma più assoluta, anche se, inconsapevolmente, un pericoloso sorrisetto si sollevò sul suo volto. «Come, scusa?» le domandò, mentre si voltò lentamente indietro, contro di lei. Maria si poggiò contro il grande tavolo rotondo dietro di sé, poggiando i palmi sul bordo di esso e, con quegli occhioni neri, osservò attentamente - e inconsapevolmente - il corpo di Sebastian. «Che sembri un bambino quando fai così.» rispose lei, mentre ridacchiò ancora con divertimento. Sebastian annuì lentamente, mentre spinse la lingua contro l'interno della guancia... Nervoso e infastidito.
Mise le braccia conserte e con calma camminò verso il tavolo sul quale Maria si poggiò, e vi girò attorno, a passo lento e spavaldo. Con tre dita toccò il bordo di esso, mentre osservò da dietro la figura di Maria... da sotto a sopra, con sensualità, e lei, come se niente fosse, smosse il proprio ammasso di boccoli corvini sulla schiena... ma lei, capì tutto. Sentì lo sguardo pericoloso di lui puntato contro, percepì persino le sue forti emozioni, ma nonostante ciò, sorrise con una falsa innocenza, solo per infastidirlo ancor di più. «Adesso sembri davvero un bambino... un cattivo bambinone, capriccioso e viziato.» disse Maria, e nel mentre, ascoltò come Sebastian picchiettò inaspettatamente tre dita contro il legno del tavolo.

𝐈𝐥 𝐏𝐫𝐢𝐧𝐜𝐢𝐩𝐞 𝐞 𝐥𝐚 𝐒𝐞𝐫𝐯𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora