𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 4° - 𝑪𝒐𝒎𝒆 𝒕𝒊 𝒄𝒉𝒊𝒂𝒎𝒊?

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Quel castello era immenso, così enorme che se avesse tentato la fuga si sarebbe di certo persa. Quell'oscurità rese il cuore della fanciulla così cupo... la sua anima si sentì come dispersa in mezzo al deserto quando venne rinchiusa all'interno di quell'orribile cella. La porta metallica, priva di spiragli, quattro mura attorno a lei, le quali furono rovinate e, in un angolo, un semplice lettino con un lenzuolo bianco. Si guardò intorno e udì il più totale silenzio, dietro di sé notò una piccolissima finestra, meglio definibile come un piccolo pezzettino di muro aperto - un po' più grande della sua testa - che permetteva l'entrata luce e aria pulita. La corvina si alzò, ancora tremolante, e camminò lentamente verso il piccolo spiraglio per osservare, con paura e stupore, la grandissima distesa di oceano. Deglutì, pensò a quanto sarebbe stato spaventoso per lei nuotare in quelle acque solitarie, profonde e ricche di ignoto. Pensò a quanto sarebbe stato orribile nuotare e annegare, per poi morire lentamente, senza esser vista da nessuno. Sin da piccola, si sforzò sempre di imparare a nuotare, ma nessuno le insegnò, nessuno le insegnò ad essere forte, tranne i suoi genitori, prima che morissero durante una guerra. Si, imparò a vivere da sola all'età di tredici anni poiché perse tutto, ma le sue paure nessuno le domò mai, nessuno fu in grado di prendere con sé ogni sua singola paura per trasformarla in forza.

Qualcuno, però, avrebbe voluto insegnarle la forza, anni prima.

«Perchè...» pensò e singhiozzò fra le lacrime, per quanto pianse, le sue guance quasi bruciarono. Si voltò di nuovo indietro, con l'intento di bussare alla porta e di capire come avrebbe potuto fuggire, ma la figura maschile che lei tanto fissò con stupore alcuni istanti prima, fu proprio davanti a lei. Per la seconda volta, senza un motivo, il suo cuore e i suoi polmoni quasi cessarono le loro attività e il suo stomaco tremò per tale bellezza e potenza.
Quel dannato principe scatenò in lei emozioni surreali.
Sebastian, senza alcun problema, si scostò dalla porta e incrociò le braccia al petto, poi camminò con lentezza felina e spaventosa verso la corvina. «Come ti chiami?» domandò con indifferenza il biondo, mentre il cuore di lei tremò ancora nell'udire quella voce così scura e mostruosamente dominante. «Mi... m-mi chiamo... Maria.» riuscì a rispondere a fatica la ragazza, tremò e indietreggiò con poca fiducia da lui, ma, per una strana ragione, non riuscì a distogliere lo sguardo da quei dannati occhi azzurri, grandi e dalla forma leggermente a mandorla.
«Quanti anni hai, Maria?»
«D...diciotto.»
Sebastian serrò la mascella, incredulo, ma quando osservò i suoi occhi grandi e neri, capì la sua sincerità. «Lo sai che mi appartieni, adesso? Dovrai fare qualsiasi cosa per me... dovrai eseguire ogni mio singolo ordine e lavorare senza sosta, umana senza alcun prezzo.» parlò il principe, osservando come la schiena e le spalle della giovane si scontrarono perfettamente contro la parete rovinata: il suo istinto si risvegliò con forza. Avvicinò di colpo il proprio corpo contro quello di lei, poggiò le mani ai lati della testa della ragazza e con forza poggiò le unghie e, nonostante fossero corte, erano perfettamente in grado di graffiare la parete... come un leone. Maria lo guardò dal basso, osservò poi i graffi sul muro accanto alla sua testa e poi rivolse di nuovo lo sguardo contro quello freddo e pericoloso di Sebastian. «Sai chi hai davanti a te in questo momento, mh?» domandò quasi in un sussurro il principe, scendendo con gli occhi lungo il collo di Maria e, leccandosi le labbra, mostrò i propri canini luccicanti e perfettamente appuntiti. Maria non si mosse, poiché cosciente che, se si fosse mossa per fuggire, avrebbe solo peggiorato la situazione. Dunque guardò quei canini con gli occhi lacrimanti e con sguardo arreso, e rispose:
«Ho davanti a me un principe vampiro...» a quella risposta, Sebastian avvicinò leggermente il volto al suo, respirò a pieni polmoni l'odore di Maria che scatenò in lui strane e forti emozioni. «Hai davanti a te colui che ti ucciderà lentamente.» sussurrò Sebastian, ridacchiando con sensualità poco dopo e, appena Maria singhiozzò, sbatté due pugni contro la parete, creando due crepe. Maria urlò, strinse le braccia sul petto e lo guardò con terrore per la forza e la violenza che dominarono il principe. «Voi umani... vi fingete leoni quando poi non possedete le fauci.» disse il biondo, con forza le afferrò i fianchi e strinse entrambi corpi. Maria non riuscì a trattenere un ansimo, inarcò la schiena mentre le mani di Sebastian la strinsero con forza. «Non vali niente... sei una nullità, come il resto della tua orribile razza.» sussurrò all'orecchio di Maria, scatenando in lei forti brividi.. «La vostra razza è senza cuore.» riuscì a rispondere Maria. Sorprese il principe tanto che questo alzò lo sguardo con lentezza per incrociare di nuovo gli occhi di Maria, mentre i suoi si tinsero di rosso. «Oh no Maria... non si parla così con un principe, non credi?» affermò con sarcasmo, ghignando con pericolosità. «Abbiamo molte prostitute umane per il regno, io di un'umana non me ne faccio niente.» ringhiò Sebastian mollando di colpo la ragazza che, nel panico più totale si inginocchiò a terra. «NO! Ti prego... non voglio prostituirmi... farò qualsiasi cosa ma... ti prego...» a quelle suppliche il principe si voltò e la guardò dall'alto con indifferenza. «Impara a non rispondere al tuo superiore. Impara ad obbedire o altrimenti ti getterò in pasto a mille uomini vampiri del mio regno per distruggerti.» ringhiò il principe e Maria annuì subito con innocenza, Sebastian poi non disse nulla, serrò la mascella e, in un batter d'occhio, la sua figura scomparve, lasciando al suo posto una piccola nube nera. Maria respirò velocemente, osservò la nube con stanchezza... era stremata, sia fisicamente che mentalmente.

Avrebbe dovuto trovare un modo per fuggire... l'avrebbe fatto anche con l'inganno.

𝐈𝐥 𝐏𝐫𝐢𝐧𝐜𝐢𝐩𝐞 𝐞 𝐥𝐚 𝐒𝐞𝐫𝐯𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora