𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 70° - 𝑰𝒍 𝒇𝒖𝒍𝒎𝒊𝒏𝒆 𝒆 𝒊𝒍 𝒕𝒐𝒓𝒏𝒂𝒅𝒐.

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Quel sonno tremendo minacciò a tutti i costi il corpo di Maria, ne risentì parecchio quella stessa notte. I suoi occhi quasi si chiusero da soli, di continuo, poi sbadigliò senza sosta durante il breve tragitto verso la propria, ormai, "camera", per non dire cella, dove passò la maggior parte del tempo ad ammirare il bellissimo arco che la famiglia Zafir le regalò. Camminò con calma lungo la discesa di scale, toccò le parenti con le mani e ascoltò i propri passi cauti mentre camminò verso la porta. Guardò la luce fioca delle candele appese contro i muri e, d'istinto, si voltò indietro parecchie volte, senza alcun un motivo. Non provò paura, ma un pizzico d'ansia l'accompagnò fin dentro la stanza una volta aperta la porta in metallo. Guardò il letto con stanchezza e si portò i capelli indietro, finalmente avrebbe avuto un po' di riposo ben dovuto, avrebbe dormito profondamente, niente e nessuno l'avrebbe disturbata dal suo profondo sonno ristoratore. Mise una mano indietro, in cerca della porta da chiudere, ma essa sbatté di colpo dietro le sue spalle. Una leggera scia fredda d'aria passò dietro la sua schiena, procurandole brividi a lei non troppo sconosciuti. Non si voltò, stette immobile e in silenzio, mentre dietro di lei una figura alta e maschile, con le braccia conserte, si poggiò contro l'angolo di un muro, nel buio. Maria si sentì osservata... fin troppo, anche. Avrebbe voluto alzare una sola mano verso di lui, contro il suo volto, ma non ci riuscì, strinse i pugni e guardò dritto davanti a sé.

«Cos'hai... Maria

Parlò lui... con quella voce tanto scura e pericolosa, quando pronunciò il nome della fanciulla, il suo tono divenne quasi sensuale e, allo stesso tempo, prepotente. «Qualche vampiro ti ha mangiato la lingua?» domandò ancora Sebastian, mentre i suoi occhi azzurri brillarono come lucciole blu nel buio. Maria non rispose, o meglio, non ci riuscì. Cercò di tenere a bada il suo respiro, ma non il suo cuore, e lui lo sentì. Maria a volte avrebbe soltanto voluto strappare quel muscolo così tanto euforico dal proprio petto, non permise facilmente a nessuno di poter leggere i suoi pensieri, ma il cuore per lei fu ancor peggio della mente. Sebastian si staccò con calma con la schiena dal muro, le sue braccia si rilassarono contro il basso, ma divennero contratte, per i mille pensieri che tenne saldamente a bada. Camminò a passo lento e calmo verso la figura di Maria, la fissò da dietro, la scrutò da sotto fino a sopra, poi la riguardò da sopra fino a sotto, e così via; il tutto, con sguardi lenti. «Anzi... dovrei dire che...» disse lui, ormai fin troppo vicino al corpo di lei, le guardò i capelli dall'alto, sempre da dietro, mentre con le mani sfiorò la sua schiena, conoscendo ormai alla perfezione i punti deboli della ragazza. «...Darnes, ti ha mangiato le labbra per parlare con me?» a quella domanda, le sue mani si strinsero di colpo contro i suoi fianchi e il suo corpo si attaccò con morbosità a quello di lei. Le labbra si poggiarono contro i suoi capelli neri e respirò pesantemente ad occhi chiusi, a quel gesto Maria sussultò semplicemente e poggiò le mani sopra quelle grandi di lui. Sospirò lentamente, quasi con piacere, il contatto del corpo di lui contro il proprio, da dietro, la indebolì così tanto... le bastò sentirlo dietro di sé per impazzire, per implorarlo a volerlo, ma non l'avrebbe MAI detto. Sebastian respirò il suo profumo fino a fondo, con gelosia, sentì il fastidioso odore di Darnes contro di lei... fra i capelli, sulle spalle, sul collo e sul suo volto. Lentamente aprì gli occhi e fissò un punto indefinito della stanza, mentre con una mano scese lentamente lungo un fianco di lei, poi fino alla coscia, e nel mentre, le sue labbra si spostarono contro l'orecchio di Maria: «Tu...tu forse non hai capito a chi appartieni.» le sussurrò, mentre il corpo di Maria chiese quasi pietà, «Io non sono tua.» disse lei con coraggio, anche se rabbiosa. Sebastian guardò in basso mentre ghignò lentamente, «Ah no? Ma il tuo corpo dice il contrario...» sussurrò lui, e subito il rumore di uno schiaffo contro una coscia rimbombò con forza per la stanza. Le unghie di Maria graffiarono le mani di Sebastian a quello schiaffo improvviso, lui lasciò che il suo corpo sussultasse contro il proprio e, con quella semplice scusa, i loro bacini si scontrarono con forza. Maria lo sentì con chiarezza... spingersi contro il proprio bacino con durezza, lo sentì con forza premere contro di lei. «Anche il mio corpo, dice il contrario.» disse Sebastian, ma quell'odore maschile su di lei lo infastidì ancor di più... avrebbe voluto impregnare nuovamente il proprio odore su di lei, all'istante. L'odore di Darnes stonò. «Oggi hai disobbedito.» ringhiò leggermente lui, Maria si morse le labbra, «Non mi interessa.» rispose subito dopo lei, Sebastian strinse con forza la gonna lunga del suo abito, e con prepotenza, la spinse ancor di più contro di sé.
«Giuro, Maria, ti staccherei la testa.»
«Sta zitto.»
Sebastian la voltò subito verso di sé, con forza e rabbia, con una mano le strinse il volto, proprio sotto il mento, così da spostarle la testa facilmente. La zittì con quel brusco gesto, mentre poggiò le labbra contro un lato delle labbra di lei, «Chi deve stare zitto?» le domandò con serietà, la guardò negli occhi con fare sadico ma affascinante. Maria respirò velocemente, si sentì completamente imprigionata dalla sua passione. Tremò persino, ma non di paura...
Sebastian la guardò negli occhi, poi ghignò e, mentre scese con le labbra lungo il suo collo, risalì lentamente contro il suo orecchio e respirò con sensualità contro di esso, solo per ammirare i teneri spasmi di piacere che lei, inconsapevolmente, mostrò.
«Ah...Maria, Maria, Maria mia...Guarda le tue mani...» sussurrò il biondo mentre si allontanò da lei, Maria con stranezza guardò le proprie mani, mentre il familiare rumore del metallo attirò la sua attenzione... Manette.
Quel tremendo... fu così dannatamente furbo, da metterle quelle manette, e lei non se ne accorse... Ma come?
Maria si scansò subito e dimenò i polsi, incredula e scioccata dalla maestria del ragazzo che, divertito, rise soltanto di puro gusto. «Le bambine capricciose vanno sempre punite... soprattutto le ribelli e le maleducate come te.» disse Sebastian, mentre le girò intorno. Maria mosse bruscamente le mani ma in nessun modo riuscì a liberarsi da quei maledetti oggetti che tennero bloccati i suoi polsi, «Io ribelle?! Maleducata e capricciosa?! Tu! Stupido succhia sangue! Anziché girarmi attorno, perché non ti avvicini?!» esclamò Maria con rabbia, stufa dei giochetti fastidiosi che Sebastian riservò solo per lei. Il biondo rise ancor di più, si divertì più del dovuto a quella scena, mise in puro imbarazzo la povera Maria, ma solo davanti ai propri occhi... non l'avrebbe mai fatto davanti a nessun altro. Sebastian, a quelle parole, si fermò davanti a lei, e subito la corvina scattò verso di lui con decisione. Il principe si sorprese, ma non si mosse, bensì la fissò e, quando fu ormai vicina, bloccò ogni suo gesto di difesa; strinse con una mano un suo braccio, mentre con l'altra la gola, ma con delicatezza. Avvicinò i volti di entrambi, ma non si azzardò al baciarla... sfiorò soltanto le sue labbra. «Inginocchiati.» ordinò Sebastian, «Perchè non lo fai tu?» rispose a tono Maria, senza paura. Sebastian ridacchiò leggermente alla risposta secca della ragazza, ma subito dopo, come un tuono, i suoi occhi felini la fulminarono con uno sguardo tagliente. «Io? Io non mi inginocchierò mai davanti a te.» Ringhiò subito dopo il principe, dopodiché, senza preavviso, la spinse contro il letto, a pancia in su. La corvina si mise subito seduta, ma il principe anticipò quel suo gesto; la strinse nuovamente dalla gola - senza farle male - e la guidò con le ginocchia contro il suolo, costringendola ad inginocchiarsi senza alcuno sforzo. La guardò con fierezza dall'alto e ridacchiò, mente Maria strinse i pugni e lo fissò con rabbia. In quel momento, in confronto a lui, Maria parve ancor più piccola, la sua testa arrivò alle sue ginocchia, le sue gambe la sovrastarono completamente e la sua mano coprì il suo intero collo. «Visto? Io ottengo sempre ciò che voglio... e sai cosa voglio adesso?» disse il biondo, mentre rallentò la stretta sulla gola della fanciulla, «Che cosa vuoi...» disse Maria, arresa e innervosita. Sebastian scrutò ogni parte del volto di lei dall'alto, con la propria mano scese lentamente lungo il petto di lei e, più si abbassò, più lui si chinò a terra, verso di lei, costringendola pian piano al distendersi lungo il suolo. «Voglio riprendermi ciò che qualcuno ha osato rubarmi sotto il naso... voglio che tutti sappiano a chi appartieni... voglio che tutti quei bastardi la fuori sentano il mio profumo sul tuo corpo. Io non ti voglio, io ti pretendo. Io pretendo la tua attenzione. Io pretendo che tu sia mia.» Sebastian parlò con pericolosità contro il volto di Maria, ma non con fare violento o sporco, ma con quel forte accenno di sensualità e dominazione che fece davvero tremare la corvina sotto di lui, schiacciata contro il suolo che li accolse. «Io...sono così dannatamente geloso delle mie cose... e più sono geloso, più vengo pugnalato alle spalle.» più Sebastian parlò, più le sue mani si abbassarono lungo l'abito di Maria. «Ma più vengo pugnalato alle spalle, più io mi accanisco...» di colpo, afferrò entrambi i polsi di Maria con una mano sola, e li strinse in alto, ben schiacciati contro il suolo.

𝐈𝐥 𝐏𝐫𝐢𝐧𝐜𝐢𝐩𝐞 𝐞 𝐥𝐚 𝐒𝐞𝐫𝐯𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora