𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 18° - 𝑷𝒊𝒐𝒈𝒈𝒊𝒂.

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La nebbia, come sempre, coprì il regno e le sue montagne, il mare vasto e ricco di grandi scogli dall'aspetto oscuro resero il regno del Nord una vera e propria contraddizione: mare e montagna insieme ma distanti, due poli opposti che caratterizzarono un regno così oscuro, maestoso e incredibilmente affascinante. Il vento soffiò, e con sé portò il profumo del mare misto a quello della montagna verso il castello, riempiendo i cortili e la città. Sebastian seppe che avrebbe piovuto, riuscì a percepirlo e questo lo mise in agitazione, ma con forza scacciò via quei brutti ricordi mentre aprì i due portoni per l'entrata della sala reale, dove ad attenderlo ci fu Marcus, seduto sul proprio trono intento a leggere varie lettere arrivate quella mattina stessa. «Padre, eccomi.» disse Sebastian chiudendo le due porte, raggiungendo il padre per poi fermarsi davanti a lui, tenendo le mani dietro la schiena. Marcus sospirò lievemente, posando le lettere all'interno di un cofanetto accanto a lui, poi guardò il figlio, «Edward mi ha detto che i tuoi allenamenti sono migliorati parecchio.» disse l'uomo, Sebastian annuì semplicemente, guardando con i propri occhi azzurri come il cielo un punto fisso, leggermente in basso, con fare pensieroso. Marcus lo guardò attentamente in silenzio, poi si alzò con calma, avviciandosi ad un piccolo tavolo con della frutta per prendere una mela rossa e giocherellarci, facendola saltare sulla propria mano. «La luna rossa si avvicina... come ti senti?» domandò il padre con curiosità, voltandosi verso Sebastian che, voltandosi guardò i suoi gesti con tranquillità, «Neutrale.» rispose subito il ragazzo, osservando la mela rossa nella mano del padre e si morse le labbra, associando subito quel colore rosso vivo al sangue di Maria. «A cosa stai pensando...» disse Marcus, guardando la mela e poi Sebastian con con sorrisetto curioso, Sebastian deglutì e distolse subito lo sguardo con agitazione, guardando di lato.
«Ho fame.»
«Lo vedo... sei davvero pallido. Ordinerò a qualcuno di portarti qualche donna umana in camera-»
«Io voglio lei
Sebastian serrò la mascella nel rispondere, Marcus si bloccò, sorprendendosi a quella risposta quasi rabbiosa. Il padre percepì alla perfezione la fame del figlio, ma subito dopo pensò al perché il figlio, quella mattina, non fosse corso da quella Lei.  «Non vorrei sbagliarmi Sebastian, ma... intendi, la tua futura moglie o...» disse Marcus, osservando i canini del ragazzo e poi gli occhi rossi, «Dovete dirmi altro?» disse Sebastian con voce grave, continuando a guardare la mela rossa nella mano di Marcus: questo fissò il figlio, assottigliando per un attimo gli occhi, «Puoi andare.» rispose poco dopo l'uomo e Sebastian si teletrasportò via subito, svanendo dalla sala. Marcus rimase immobile, quasi col fiato sospeso dopo aver visto la forte reazione del figlio, e giurò a sé stesso di non aver mai percepito nulla di simile.  Guardò la mela nella propria mano per poi morderla, alzando un sopracciglio: «Niente da fare, il cibo umano non sa di nulla.» disse, voltandosi subito dopo verso due guardie che si misero sull'attenti, «Vi prego, portatemi un calice di vino rosso, ne ho bisogno.» - «Ai vostri ordini, vostra maestà.» le due guardie camminarono verso le porte e Marcus si voltò di spalle per raggiungere il proprio trono e, a gran sorpresa, a terra sul tappeto rosso, vide una lettera nera dai bordi dorati...

Maria quella mattina fece fatica a svegliarsi, sentì sonno, ma assieme a quello sentì molta agitazione e ansia, non capì il perché. Lei si sentì calma, ma quelle due sensazioni la disturbarono anche se non fu lei a provarle. Stette seduta sul letto a toccarsi i capelli, attendendo che qualcuno aprisse la porta per farla uscire e guidarla verso un nuovo incarico, e così fu: la porta si aprì quasi con violenza e, anziché trovarsi davanti le due guardie giornaliere, o Lucas o Olivia, si ritrovò proprio Sebastian. La fanciulla si alzò e si bloccò alla vista della sua potente figura, sentì il cuore battere a mille e quelle maledette farfalle nello stomaco si risvegliarono con forza. Però, la prima cosa che notò in lui, furono i canini visibili, gli occhi rossi e le pupille dilatate, «Ho fatto qualcosa...?» domandò lei con paura, ma, allo stesso tempo, con una sadica attrazione verso di lui in quel momento: sadica attrazione perché, nessuno avrebbe avuto il desiderio di essere ancora morso, e, nessuno avrebbe avuto il desiderio di avvicinarsi a quel tremendo e freddo principe assetato di sangue, ma Maria si, sentì quel bisogno nonostante la paura del dolore, sentì quel maledetto istinto spingerla al volere le sue attenzioni.
«Sposta quei capelli...» disse lui, senza dare importanza alla domanda di lei. Maria deglutì e il respiro quasi si accorciò, poi con lentezza e con le mani tremolanti si spostò i capelli dal collo. Sebastian respirò il suo profumo e si avvicinò con lentezza, come un leone, «Hai paura?» domandò non appena lei iniziò ad indietreggiare, ma subito lei negò, scrutando ogni singolo particolare di Sebastian.
«No.»
«E perché stai indietreggiando?»
Maria porse una mano indietro per capire dove spostarsi ma, non appena con la mano toccò il muro Sebastian la strinse contro di esso, stringendo le mani ancora una volta sui fianchi di lei. I loro volti si avvicinarono pericolosamente, i loro respiri quasi simili si mischiarono e i loro nasi si sfiorarono. Maria poggiò le mani contro il suo petto e non appena lo toccò, una scossa la fece sussultare e tremare, «Non gridare, è un ordine.» disse lui, con quella sua voce così scura e unica che non sarebbe mai uscita dalla testa di Maria. Subito dopo Sebastian fece qualcosa che Maria non avrebbe mai potuto pensare da parte sua: sentì le labbra di lui poggiarsi contro una sua guancia e, con dei baci lenti scese lungo la mascella e poi sul collo, andando ancora una volta a stuzzicare un punto preciso che Sebastian amò con tutto se stesso: l'incavo del collo. Quasi ad ogni bacio Maria gemette a bocca chiusa e strinse la maglia del biondo quasi graffiandogli sul petto, ansimò e mise il viso in alto, poggiando il capo sul muro, per concedersi di più a quelle attenzioni. Il respiro forte di Sebastian batté sul collo di lei e non appena sentì dei piccoli ringhi capì perfettamente che l'avrebbe morsa senza controllo. Si arrese, si arrese a lui. Cercò di calmarsi e di mostrarsi forte, così avvicinò il collo contro le sue labbra, poiché in fondo, lei, sarebbe stata in grado di donargli solo il suo sangue: sarebbe stata utile solo a quello per lui e quasi ringraziò Dio per essere nata umana. Così, attese col cuore in gola, ancora una volta, ansiosa di percepire quella sensazione, di poter sentire il ragazzo stretto a sé, attese quella sensazione quasi come il pane, ma Sebastian avvicinò le labbra contro il suo orecchio e respirò pesantemente e a tratti: «Vai fuori.» ringhiò lui stringendole un polso. Maria aprì subito gli occhi e con stranezza guardò davanti a sé, «N-no...no, no. Perchè?» disse lei, quasi implorandolo, ma il biondo premette un dito contro il polso di lei e, in un batter d'occhio Maria si ritrovò nei cortili esterni del castello, proprio sotto il sole. Ad attenderla ci fu Lucas che stette seduto su un piccolo scalino. Maria cadde indietro per il brusco teletrasporto e non solo, non sentì il muro indietro. Lucas sgranò gli occhi e con la sua velocità scatto sotto di lei, cadendo a pancia in giù per farla cadere sopra la propria schiena. «Mary! Ma che diamine combini?» rise il ricciolino, Maria si coprì gli occhi per il raggio di sole che le illuminò il volto attraverso le nuvole e riprese fiato, guardandosi intorno e, voltandosi verso sinistra vide accanto a sé il dietro di Lucas. «AAH! SCUSAMI! SCUSAMI!» gridò la corvina alzandosi subito con vergogna e Lucas scoppiò a ridere, alzandosi anche lui, «Poi mi spieghi come hai fatto.» disse il ricciolino ridacchiando, ma Maria si guardò attorno spaesata, e, con una forte e strana "tristezza" si toccò il collo, cercando di respirare il profumo di Sebastian che, in quel momento svanì: quel profumo così forte e maschile, un misto fra lavanda e ciliegie...
«Sebastian...? Dov'è? Sebastian?» disse a bassa voce Maria, girando intorno per guardare i giardini e Lucas assottigliò gli occhi, guardando in basso e poi lei, «Mary... calmati... Sebastian è da qualche parte, perché lo stai cercando?» disse il ragazzo, poggiando due mani sulle spalle di lei per fermarla e guardarla negli occhi dall'alto. Maria si fermò e riprese fiato, rilassandosi al tocco affettuoso di Lucas, «N-nulla... io, ecco... non è niente.» rispose lei con agitazione, guardando poi in basso e, notando gli abiti di Lucas sporchi di terra poggiò le mani su di essi per pulirlo da quel poco di terra. Lucas la guardò e sorrise, concentrandosi attentamente su di lei per cercare di leggere la sua mente, ma riuscì solo a sentire il battito veloce e forte del suo cuore. «Grazie Mary... Uh, guarda...» disse Lucas, sentendo subito dopo due gocce d'acqua sulla propria fonte e, alzando lo sguardo notò le nuvole grigie pronte a scatenare un forte temporale. «Odio la pioggia...» disse lei con tristezza, percependo già un senso di rancore nel cuore, ma Lucas la prese subito per mano, «Anch'io odiavo la pioggia, e sai perché adesso la amo? Perché posso fare questo, corri!» Lucas le strinse la mano e iniziò a correre verso un altro cortiletto, un po' più piccolo, che si trovò proprio dietro le scuderie e, appena arrivarono li, Maria vide anche Anna e Edward saltellare su due pozzanghere di fango. «ASPETTATECI!» gridò Lucas, guardando Maria con un sorrisetto per portarla con sé verso la grande pozzanghera, ma Maria si fermò per guardarli con sorpresa, «Edward? Il principe Edward che salta sopra le pozzanghere?» disse la corvina e il biondo la guardò con un sopracciglio alzato, tornando serio ma senza riuscirci, «Che sarà mai?» disse, schizzando l'acqua della pozzanghera contro Maria chelanciò un urletto, ridendo subito dopo. Anna si avvicinò a lei e la prese per mano per tirarla con loro verso la grande pozzanghera e, fra risate e schizzi d'acqua, la pioggia li bagnò completamente. Maria si chinò per prendere del fango a lanciarlo contro la schiena di Lucas, questo gridò e si voltò con gli occhi che brillarono di arancione, proprio come Anna e Edward. «Lotta di fango!» esclamò Lucas, gridando come se fosse un guerriero in guerra, così subito tutti e tre iniziarono a sporcarsi di fango e lanciarlo. Edward afferrò Anna da dietro e stringendola dalla vita la spinse con sé a terra, sporcandosi di acqua e fango mentre la pioggia cadde sulle loro pelli quasi luccicanti. Maria si fermò e li guardò con tenerezza, sentì ancora una volta amore nel vederli e quasi rimase incantata nel vederli baciarsi: «Che bello l'amore...» pensò con occhi lucidi e, subito dopo, a risvegliarla da quelle forti emozioni fu proprio Lucas che scivolò in avanti urlando, «OH NO!» esclamò il ricciolino, afferrando la vesta di Maria per aggrapparsi ma in quel modo fece soltanto cadere la corvina con sé nella pozzanghera. Maria gridò e rise per la brusca caduta, coprendosi la bocca con le mani per quanto rise, mentre Lucas rimase a pancia in giù a ridere, e assieme a loro anche Edward e Anna risero per la loro buffa caduta: la pioggia cadde su di loro e i leggeri tuoni risuonarono nel cielo nuvoloso e tetro.

Poco dopo, i quattro si rifugiarono sul retro del castello verso l'entrata di uno dei corridoi al piano terra, e, con delle grandi pezze si asciugarono, «Non preoccuparti, ora andremo a fare una doccia insieme e ti darò un altro abito assieme all'altro azzurro.» disse Anna sorridendo, mentre Edward stette poggiato contro una parete, giocherellando con una lunga ciocca rossa dell'amata. Maria annuì guardandola, aiutando la rossa ad asciugare Lucas sulla schiena. Il ricciolino arrossì dopo essersi cacciato la maglia per strizzarla, «Ho ventun anni, non cinque!» disse il ragazzo con timidezza, facendo ridere le due ragazze che lanciarono le due pezze sulla sua testa, «E va bene signorino, asciugati da solo la schiena.» disse con sarcasmo Anna, Lucas si voltò e fece delle smorfie per poi strofinare la pezza sui capelli biondi e ricci per asciugarli un po'. «Bene, io e Lucas adesso andremo a-» Edward parlò, spostandosi dalla parete per incamminarsi verso la propria camera, ma delle forti urla femminili, provenienti proprio dal piano terra, rimbombarono per quasi tutto il castello. Lucas sussultò assieme a Maria, Edward e Anna invece sospirarono abbassando gli sguardi, le urla continuarono per pochissimo tempo per oi cessare subito, scatenando in Maria paura, curiosità e stranezza, «Ma c-che sta succedendo...?» balbettò quasi Maria, ma Anna la prese per mano senza rispondere, «Non è nulla, andiamo, mh?» sussurrò la rossa forzando un sorriso, e subito dopo iniziò a camminare lungo il corridoio assieme ai due ragazzi per raggiungere le scalinate, Maria deglutì e strinse la mano della rossa, guardandola come se fosse la sua guida e la sua protezione, come se per lei fosse una sorella maggiore. Il silenzio trionfò e Maria percepì qualcosa di oscuro nell'aria, quella sensazione la spinse ad alzare di nuovo lo sguardo non appena la rossa, assieme ai due principi, si fermarono. Sentì il corpo quasi cedere alla vista di ciò che, probabilmente, non avrebbe dovuto mai vedere in vita sua. «Portatele via.» disse una guardia ad altre due, questi portarono sulle braccia tre donne umane, i loro vestiti furono strappati e, proprio dove ci furono gli strappi Maria vide dei graffi e dei morsi ancora sanguinanti. Il sangue gocciolò a terra, creando una scia fino alla stanza successiva davanti a loro e, proprio dietro le ultime due guardie, spuntò Sebastian.
«Sebastian...?» pensò subito la corvina col cuore spezzato. Sebastian si sistemò le maniche sporche di sangue della maglia leggera e bianca, alzandole fin sopra gli avambracci forti, anch'essi sporchi e non solo, pure le mani furono imbrattate di sangue che lui, con gesti semplici leccò: le sue labbra, la sua bocca, il suo mento e la sua maglia, leggermente larga sul collo, lasciò intravedere del sangue e dei graffi, come se qualcuno combatté contro di lui pur di fuggire alla sua ira.
Maria sentì un forte bruciore al petto, di nuovo.
«Quindi... non voleva me? Perché non mi ha morsa?» pensò con occhi lucidi, toccandosi il collo con la mano tremolante  e con la mente affollata di tristezza e dolore ma, allo stesso tempo, di paura. Non vide mai in vita sua una cosa simile, non vide mai tutto quel sangue, e quella vista la disturbo e la spaventò e, quando alzò lo sguardo, vide lo sguardo di Sebastian puntato contro di lei e...sul suo corpo. Maria rimase pietrificata, ricambiò il suo sguardo ma la sua paura e la sua innocenza scatenarono in Sebastian una strana emozione che fece cambiare la sua espressione per un secondo, provò pietà e dispiacere, ma subito la sua forte freddezza ritornò.
«Cosa guardi? Tu non mi basti, il loro sangue era migliore.» parlò Sebastian nella mente di Maria, stringendo poi i pugni e mordendosi le labbra nel guardare, ancora una volta, il corpo della fanciulla messo in mostra dalla vesta bagnata. Maria sentì un colpo al cuore e fece un passo indietro, mollò la mano di Anna subito e non riuscendo più a trattenersi corse via fra le lacrime per raggiungere il prima possibile la sua cella che per lei, ormai, fu la sua stanza. «Mary!» esclamarono Anna e Lucas correndole dietro, mentre Edward fissò il fratello con rabbia e ringhiò: «Sebastian. Non riesci a capirlo che Maria ti a-» Edward si fermò non appena Cristina si poggiò a Sebastian da dietro, dando al biondo due baci sul collo con un ghigno stampato sulle labbra, «Cosa, Edward? Maria cosa vuole?» domandò Cristina, fingendo di non sapere nulla e Sebastian, nel vedere Maria correre via scoppiò a ridere: a lui non importò nulla. Edward serrò la mascella e, senza dire nulla si voltò di spalle, camminando velocemente verso la direzione che Anna e Lucas presero per seguire Maria.

«Ti odio, Sebastian! Ti odio con tutta me stessa!»
«Io ti odio da morire, Maria.»

𝐈𝐥 𝐏𝐫𝐢𝐧𝐜𝐢𝐩𝐞 𝐞 𝐥𝐚 𝐒𝐞𝐫𝐯𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora