𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 26° - 𝑨𝒏𝒊𝒎𝒆 𝒄𝒉𝒆 𝒔𝒊 𝒔𝒕𝒖𝒛𝒛𝒊𝒄𝒂𝒏𝒐.

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Sentì il mondo crollarle addosso, sgretolarsi fra le mani e volare via come semplice sabbia. Quando apparve di nuovo nella stanza, i ragazzi la riempirono di domande e guardarono preoccupati, ma Maria rimase con lo sguardo basso e, in silenzio, lacrimò. Sentì la mancanza di Sebastian, sentì la mancanza di quelle meravigliose sensazioni e del suo corpo vicino al proprio, sentì l'ardente bisogno di stringere ancora le sue mani, di parlarci, di ascoltare quella sua voce così tanto bella, ma non ne avrebbe più avuto occasione.
«Com'è andata?»
«Mary, perché piangi?»
«Hai avvertito qualcosa?»
Anna, Lucas, Edward e Luna stettero vicino a Maria, le parlarono, ma la corvina non riuscì a rispondere in nessun modo, dalla sua bocca uscirono solo singhiozzi e, dopo svariati secondi di silenzio, parlò: «È stato bellissimo... ogni singola cosa è stata perfetta...» Anna aggrottò la fronte e le sciolse i capelli e li accarezzò, «Allora perché stai piangendo?» domandò la rossa stranita, Maria cacciò la maschera e, inutilmente, cercò di non tremare. «Appunto per questo! Lui era bellissimo, impeccabile, meraviglioso... ma lui non ha visto me, lui ha visto un'estranea che semplicemente lo ha incuriosito... e non accadrà di nuovo. Domattina mi sveglierò e lo vedrò sempre accanto a Cristina. Mi sveglierò di nuovo e lo vedrò sempre distante da me.» parlò la corvina con tristezza.
Edward la guardò con dispiacere, Lucas la fissò per tutto il tempo con dolore, come se stesse provando le sue stesse emozioni e Luna le accarezzò una mano e con tristezza la guardò. Anna, invece, le pettinò i capelli con sguardo pensieroso e serio, poi prese un fazzoletto imbevuto con dell'acqua e le pulì le labbra dalla tinta rossa, «Mary, io so soltanto che Sebastian non ha mai ballato con nessuno, nemmeno con sua madre. Lui ha ballato con te senza nemmeno conoscerti, come sé...» Anna si morse le labbra con fare pensieroso, «...Come se fosse stato guidato dal Contatto.» disse Luna, come per terminare la frase di Anna. La rossa alzò lo sguardo verso Maria, la quale negò subito con gli occhi sgranati.
«Sebastian non può avere il Contatto con me.»
«Allora spiega il perché lui sia corso da te senza ostacoli.»
«Io... io non lo so... a tutti i costi voleva vedere il mio volto e...»
Maria deglutì e nel ricordarlo ancora una volta, un tornado di emozioni la sovrastò con potenza. Si morse le labbra e si torturò le mani con agitazione, «Non ho resistito, prima di andarmene, ho detto... "Sei bellissimo." e... lui, lui ha risposto... "Anche tu sei bellissima."» a quelle parole tutti si guardarono in faccia sbalorditi e straniti, Edward mise le braccia conserte e cercò di elaborare ogni parola detta, Lucas si mise a canto a Luna e guardò Maria, «Davvero ha risposto in quel modo?» domandò con stupore il ricciolino e Maria annuì. «Spero solo che possa davvero dimenticare questa cosa... non vorrei che lui si mettesse in cerca della ragazza senza nome, cioè, io.» disse Maria con fare ansioso, ma Anna sospirò con serietà e le toccò l'abito, «Forse lo farà, Sebastian è testardo; prende sempre ciò che ritiene suo.» disse la rossa e Maria la guardò:
«Io non sono sua.»
«Lo sei sempre stata, dal vostro primo sguardo.»
«Cosa vorresti dire?»
Anna si fermò dal sistemarle i capelli sciolti e la guardò negli occhi con serietà, «Intendo dire che, lui, ha sempre avvertito il bisogno di avere il totale controllo su di te.» rispose, poi andò dietro di lei per aiutarla a levare l'abito, prima che qualcuno potesse scoprirli.

«Come pensavo...» Sussurrò Cristina da dietro la porta, poi si allontanò e si voltò verso le tre donne che stettero sempre al suo fianco e, con un semplice ghigno, camminò verso i corridoi bui del castello. «Poveretta, quando Sebastian scoprirà tutto andrà di matto.» ridacchiò la castana con malizia, seguita dalle tre donne che, con malignità, risero: «Quando penserai di dirglielo?» domandò la bionda e Cristina si leccò le labbra...
«Non ora, mie care. Ma prestò lo saprà.»

[ . . . ]

Il mattino seguente, Maria si svegliò con calma; un forte raggio di sole illuminò una parte del suo viso, e grazie a quello capì di essersi svegliata verso metà mattinata. Si mise seduta sul letto con calma e portò i capelli indietro con stanchezza, ci fu un silenzio tombale che le mise ansia, e un leggero venticello che entrò le mise i brividi. Si strofinò con una mano un occhio e osservò bene attorno a sé, e, appena si voltò verso un angolo della cella, notò una figura maschile molto alta e vestita in nero. Sussultò per lo spavento e si strinse nel lenzuolo, credette che fosse qualcuno con cattive intenzioni, ma, appena riconobbe il principe, quasi si calmò e rilassò i muscoli; come sempre fu di una tremenda e affascinante freddezza mista a virilità, che, solo lui possedette in modo così genuino. Quei suoi occhi azzurri come il cielo e penetranti come mille spade appuntite la incantarono, come la notte precedente, quando ballò con lui.
«Hai dormito molto. Posso sapere il perché?» domandò lui tutto d'un tratto, quasi con indifferenza. La sua voce scura risuonò in quella stanza, nelle orecchie, nella mente e nel cuore di Maria, «Mi sentivo molto stanca...» rispose con timidezza lei, si mise seduta sul letto e dondolò le gambe nel vuoto con leggerezza. Sebastian fissò quei suoi gesti quasi infantili e delicati, e più la fissò, più la paragonò ad una piccola bambina. Nella sua mente la vide piccola e in cerca di attenzioni, la vide ingenua, sensibile e innocente per quel mondo così crudele, ma, allo stesso tempo, vide in lei una donna per il suo aspetto.
No... non ci riuscì.
Non riuscì a scagliarsi contro di lei quella volta.
Non sentì rabbia.
Non sentì ribrezzo verso di lei.
Lui non sentì mai odio verso di lei.
Lui, sin dal primo sguardo, vide in lei qualcosa che nessun'altra possedette.
Lui non ammise mai il fatto che, ai suoi occhi, quella semplice ragazzina fu di una bellezza unica.
Non riuscì ad ammetterlo e, più pensò a lei, più i ricordi della notte precedente lo riportarono alla ragazza dalla maschera nera e priva di nome...
Che poi, quella ragazza fu sempre e comunque Maria, ma lui non lo seppe.
Lo stomaco di Maria brontolò e subito la corvina arrossì di vergogna e guardò altrove. Sebastian si morse le labbra fissandola, «Alzati.» le ordinò e si diresse verso la porta in metallo per uscire. Maria lo guardò con curiosità e scese dal letto, mise le scarpette e nel camminare queste produssero il loro classico rumore col tacchetto.
Sebastian riconobbe ormai il modo di camminare di Maria; veloce ma delicato.
«Tu... lo bevi il latte?»
«...Si, perché?»
«Se non mangi muori, giusto? Fino a prova contraria tu ancora mi servi.»
Sebastian camminò accanto a lei e con un sopracciglio alzato la guardò per un attimo, Maria annuì semplicemente e abbassò lo sguardo con timidezza. Il biondo osservò attentamente la statura della fanciulla, la testa di lei arrivò al suo braccio, poco sotto della spalla. Il suo corpo, pieno di forme, in confronto a lui fu minuto e irresistibile agli occhi di lui. Le guardò i capelli corvini lunghi fino la schiena e si morse le labbra; amò tremendamente i capelli lunghi sulle donne, e i capelli di Maria furono una pura soddisfazione per lui.
Lei fu la perfetta raffigurazione di un angelo, lui, invece, di un angelo nero, tremendo come una tempesta.
Arrivarono davanti le cucine, all'interno della grande sala da pranzo, e una domestica, in quel momento, sistemò molte tovaglie pregiate in vari cassetti. «Buongiorno, vostra maestà.» sorrise la donna chinandosi, Sebastian sorrise di poco e la guardò dall'alto.
«Chiedo perdono per l'interruzione, può preparare del latte caldo?»
«Certo, maestà.»
La donna si chinò leggermente e posò le ultime due tovaglie sopra il mobile, così si affrettò al correre nella cucina per eseguire l'ordine, Maria lo guardò stranita. «Potevo farlo anche da sola.»
«Manderesti a fuoco tutto.»
Maria sospirò e camminò per la sala con calma, non riuscì a stargli vicino ancora, quelle maledette emozioni ritornarono e il suo cuore non avrebbe retto. Sebastian la guardò con gli occhi leggermente assottigliati, con la sua velocità scattò dietro di lei e in silenzio la guardò. Maria stette ferma davanti ad una parete in mezzo a due grandi e alte finestre dai bordi bianchi e, con curiosità, osservò tre grandi guardi che raffigurarono cavalli e boschi. Con delicatezza allungò una mano verso uno dei quadri per toccare le figure dei due cavalli, uno bianco e uno nero, così li toccò con le dita e si alzò sulle punte. Sebastian le guardò il corpo da dietro e capelli corvini di lei le coprirono la schiena; il principe sentì la strana voglia di stringerle i capelli con delicatezza, di scoprirle la schiena per riempirla di baci, ma si controllò e semplicemente poggiò una mano sul fianco di lei per spostarla. Maria sussultò e arrossì, sentì brividi impressionanti lungo l'addome, mentre Sebastian li sentì lungo tutto il braccio destro.
«Maestà! È pronto!» esclamò la donna in lontananza, poggiando sul grande tavolo della sala da pranzo un piattino in ceramica con sopra una grande tazza di latte caldo. Sebastian si voltò e levò la mano dal fianco di Maria, e con uno sguardo - sempre con freddezza - le fece cenno di raggiungere il tavolo, e la corvina, subito, si avvicinò al tavolo. «La ringrazio.» disse Maria alla donna, la quale le sorrise e con frettolosità prese le due tovaglie per portarle a lavare, uscendo così dal salone. Maria stette in piedi e prese la tazza, Sebastian la guardò con un sopracciglio alzato, «Siediti per bere.» disse lui.
Maria deglutì e lo guardò per un attimo, poi si sedette con calma sulla sedia e, con fare impacciato, poggiò i gomiti sul tavolo per tenere la tazza fra le mani e Sebastian, nel notare tale gesto, chiuse gli occhi e sospirò, riaprendoli subito dopo per raggiungerla e sedersi davanti a lei. «Non si poggiano i gomiti sulla tavola.» disse lui fissando le braccia di lei, subito Maria cacciò i gomiti dal tavolo e poggiò semplicemente gli avambracci. Distolse lo sguardo da lui e sorseggiò il latte caldo, ma subito si scottò e sussultò, «Ahi!» esclamò, posò la tazza sul piattino e si toccò il labbro superiore con un dito. Sebastian la guardò e sospirò con serietà, «La bambina si è scottata... hai bisogno di aiuto, piccolina?» disse lui con sarcasmo, Maria lo guardò con fastidio e riprese subito la tazza con fastidio.
«Non sono una bambina.»
«Si che lo sei.»
«No.»
«Si.»
«Allora tu sei un bambino capriccioso.»
«Quella che sta facendo i capricci, in questo momento, sei tu.»
Maria soffiò sul latte e bevve, producendo un rumore fastidioso che fece arricciare il naso di Sebastian.
«Smettila.»
«Siccome sono una bambina, mi insegni a bere?»
A quella domanda Sebastian si fece serio e Maria ridacchiò con sarcasmo, bevve un altro sorso e, quando allontanò la tazza, una goccia di latte scivolò dalle sua labbra fino al lato del mento. Sebastian fissò le sue labbra quasi pietrificato e strinse un pugno sotto il tavolo, Maria invece leccò il latte sul lato delle sue labbra con innocenza, ignara delle strane emozioni che scatenò nel ragazzo davanti a sé; fu così ingenua dal compiere quel gesto senza alcuna malizia.
Sebastian scattò accanto a lei con la sua velocità e dall'alto le mostrò un tovagliolo per pulirla, così, con gesti virili e calmi le pulì la bocca con lentezza. Maria rimase pietrificata e lo guardò dal basso, le gote si colorarono di rosso e il cuore prese a battere forte e veloce, come un cavallo in corsa. «La prossima volta, pulisciti da sola, sempre se lo sai fare.» disse il biondo, poggiò il tovagliolo sul tavolo e ritornò al proprio posto per osservarla ancora, attendendo che finisse di bere il latte. Maria si morse le labbra e si ricompose subito, non riuscì a rispondere e quando tornò a bere il latte, Sebastian ridacchiò: «Ti bagni da sola e hai bisogno di qualcuno che ti asciughi, assurdo.» rise lui e Maria quasi si strozzò nel bere.
«Sebastian.»
«Che vuoi, bambina?»
«Smettila.»
«Non sei tu a dare ordini.»
«Sei insopportabile.»
«Mai quanto te.»
«Ti odio, Sebastian.»
Sebastian sbuffò e si alzò subito dal tavolo, passò accanto alla fanciulla e la prese da un braccio per trascinarla con sé, «Dove stiamo andando?!» domandò stranita Maria mentre tenne la tazza con una mano, «Sono in ritardo all'allenamento per colpa tua. Ora tu verrai con me, che tu voglia o no.» rispose Sebastian con indifferenza e la trascinò verso l'esterno del castello.
«Ma il latte-»
«Lo berrai fuori, ora taci.»
Sebastian arrivò quasi vicino le scuderie, prorpio dove ci fu il campo all'ombra per gli allenamenti con i vari soldati. Lì con loro ci furono Lucas, seduto sullo scalino del corridoio esterno, e Edward, che fece roteare fra le dita la propria spada. «Stavamo aspettando te!» esclamò un ragazzino con euforia ma, appena tutti videro Maria, sbuffarono, «Avevamo detto, niente donne!» disse un altro ragazzino con un broncio buffo e Sebastian fece un sorrisetto. Lucas alzò subito lo sguardo e, sorpreso, fissò Maria con stupore, indicandole subito di sedersi accanto a lui, così Sebastian la mollò e Maria da dietro fece una smorfia, come per imitarlo. «Appunto, niente donne, ma una sola. Non darà fastidio, è molto silenziosa quell'umana.» disse Sebastian una volta vicino ai ragazzini per dare a loro delle pacche d'incoraggiamento sulle loro braccia. «Una sola? Strano, solitamente ti seguivano almeno quattro donne per vederti allenare, quì.» disse un soldato con un sorrisetto e gli altri risero. «Oh... forse il principe ha avuto a che fare con lei poco fa?» scherzò un altro uomo e Sebastian ghignò divertito e, con fare spavaldo, si voltò verso Maria, «Chi lo sia.» rispose lui, Maria arrossì e sgranò gli occhi all'istante. «N-non... non è vero! Chiudi la bocca!» esclamò la corvina, lasciando che tutti scoppiassero a ridere sonoramente. Edward si chinò per osservarla e con uno sguardo sicuro scosse leggermente la testa e con le labbra mimò la frase: "Lasciali stare."
Maria sospirò con vergogna e bevve il proprio latte in silenzio, Lucas le poggiò una mano sulla spalla e le sorrise, «Ha ragione Edward, lasciali stare, stuzzicano sempre le donne così, ma senza il permesso di Sebastian non osano toccare nessuno.» sussurrò il ricciolino, e Maria sorrise poggiandosi a lui teneramente.
«Non importa. Luna e Anna dove sono questa mattina?»
«Sono andati tutti a cavallo nel bosco col Re e la Regina, probabilmente a parlare di faccende reali che loro conoscono molto bene, dovrebbero tornare fra qualche ora, dopo l'allenamento dei miei fratelli.»
Maria lo ascoltò attentamente e annuì, mentre il primo suono di spade si fece subito sentire e, quando sollevò lo sguardo, vide subito Edward a terra, con Sebastian sopra.
«Sei troppo lento.» disse il fratello maggiore che, con un semplice e veloce gesto invertì le posizioni e puntò la spada contro il petto del fratello minore. «Tsk, levati, esibizionista.» borbottò Sebastian, Edward rise e si rialzò da terra, aiutando anche il fratello a rialzarsi e, dopo quel piccolo scherzo, i due principi divisero i vari soldati e i principianti in due parti: una parte dovettero allenarsi con la spada assieme ad Edward, dall'altra, invece, con l'arco, guidati tutti da Sebastian. Maria puntò i propri occhi contro Sebastian, il quale aiutò alcuni uomini e ragazzini nel tenere correttamente l'arco, altri invece tirarono e lui li osservò soltanto con attenzione. «E tu, Lucas? Non ti alleni?» domandò Maria incuriosita, Lucas sospirò e intrecciò le proprie mani per giocherellare con i propri pollici mentre guardò gli allenamenti, «Preferisco non allenarmi con altra gente, però so combattere.» rispose semplicemente e Maria aggrottò la fronte un po' stranita, ma non decise di porre altre domande sull'argomento, poiché, vide il ragazzo quasi intimidito da tale discorso. Si poggiò di nuovo contro di lui e il ricciolino sorrise, lei osservò con quei suoi grandi occhi neri Sebastian che, con sicurezza prese il proprio arco per allenarsi con concentrazione e determinazione. Molti lo fissarono, pronti a copiare la sua tecnica per migliorare e, quando Sebastian andò a tirare la freccia, Maria bevve il proprio latte con fare fastidioso, producendo di nuovo quei rumori poco garbati che fecero sbagliare mira al principe.
La freccia prese quasi in faccia una guardia che camminò fuori dal campo che, per fortuna, riuscì a schivarla abbassandosi semplicemente. Tutti scoppiarono a ridere, persino Edward che guardò Maria con divertimento, Lucas invece si coprì il volto e rise in modo rumoroso. Sebastian si morse le labbra e sgranò gli occhi, «Chiedo scusa!» esclamò alla guardia, la quale guardò il principe con stranezza ma con sollievo e rispose: «Non si preoccupi, maestà!»
Successivamente, Sebastian si voltò subito verso Maria con sguardo accattivante, lei invece gli rise in faccia con sicurezza, e, ancora una volta, mostrò a lui quel suo lato ribelle e coraggioso che iniziò ad esternare sempre di più. «Va bene, piccola peste.» sussurrò Sebastian con un ghigno e porse il proprio arco scuro e dai ricami in oro su un lato, «Maria, vieni quì.» disse con sicurezza e serietà, tutti si zittirono all'istante, straniti dal gesto del principe, persino Edward lo guardò stranito ma, allo stesso tempo incuriosito e divertito. Maria si pietrificò sul posto e alzò un sopracciglio, «Devo aiutarti a reggere l'arco, adesso? O devo prendere le frecce che lanci in aria senza beccare la mira come poco fa?» disse la fanciulla, e tutti, ancora una volta, scoppiarono a ridere, Lucas quasi soffocò con la sua stessa saliva e batté i piedi a terra con scompostezza, coprendosi la bocca per non esternare ancora una volta la sua tipica risata chiassosa. Edward si coprì la bocca, «Mary!» esclamò divertito il maggiore e con divertimento osservò Sebastian che, a quelle parole, le sue gote si colorarono di rosso.
«Una ragazzina ti sta svergognando e le tue guance sono rosse per la vergogna.»
«Taci, idiota.»
Edward comunicò telepaticamente con Sebastian, ma questo, dopo aver risposto al maggiore, ghignò contro Maria e disse:

𝐈𝐥 𝐏𝐫𝐢𝐧𝐜𝐢𝐩𝐞 𝐞 𝐥𝐚 𝐒𝐞𝐫𝐯𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora