𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 56° - 𝑵𝒆𝒗𝒆 𝒆 𝒔𝒂𝒏𝒈𝒖𝒆.

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E mentre la neve congelò la sua pelle, le sue lacrime divennero quasi cristallo, il suo respiro fu pesante ma allo stesso tempo leggero come una nuvola e limpido come acqua. Una mano strinse leggermente la neve, con debolezza ma allo stesso tempo in cerca dell'aiuto di Dio. La morte l'avrebbe accolta?
Avrebbe rivisto la propria famiglia?
Si sentì solo debole, morta, stanca, ricca di un sonno profondo che, però, per il freddo, non riuscì a ripagare. La tranquillità svanì per una notte intera, fino a quel triste e doloroso mattino che l'accolse con così tanta freddezza e solitudine, ma soprattutto, con estremo dolore. Strisciò per ore quella mattina, pregò e pianse mentre sanguinò, ma persino il gelo bloccò le sue preghiere. «Dio ti prego... ti prego mandami Lui...» pensò, per la debolezza non riuscì nemmeno a fiatare. Per quanto urlò, perse quasi la voce. La gola bruciò, come i mille graffi e morsi che portò sul suo povero corpo indebolito dalla crudele violenza di quegli uomini ibridi, assetati di violenza e sangue. Lungo una lunga strada, si lasciò alle spalle una lunga scia di sangue che sgorgò dalle sue ferite e fra le sue gambe, a malapena portò una vesta addosso... le maniche furono strappate, la gonna coprì a malapena le cosce e la vesta strappata sul petto coprì di poco il petto. La sua schiena fu intrisa dai graffi, le sue cosce piene di morsi e lividi, come i suoi fianchi, il suo ventre, le sue braccia, il suo collo e il suo seno. Si rese conto solo dopo che per il freddo e la paura il suo ciclo cessò, si sentì stordita e il suo intestino lottò contro i forti conati di vomito e il forte mal di testa che pulsò nelle sue tempie, ma lo stesso sanguinò... non certo per il suo periodo.
Animali.
Crudeli.
Violenti.
Uomini senza dignità.
Bestie feroci privi d'intelligenza e ragione.
Privi di pudore.
Ricchi di perversione.
Una ragazzina indifesa, contro di loro. Una ragazzina così piccola e forte che, contro loro, non riuscì a fare nulla...
Bestie immonde. Immeritevoli di pietà e del perdono di Dio. Maria, mentre trascinò lungo la neve gelida e tremò, parve un piccolo angelo catturato dal Diavolo. Priva delle sue ali, lontana dal suo paradiso celeste e dal suo creatore che tanto la cercò con preoccupazione. Rapita dal male e trascinata verso la morte. La sua voglia di vivere e rialzarsi non cessò così facilmente. Maria non si arrese mai, non si sarebbe arresa dinanzi a quella disavventura. Lei non capì, però, che quella non fu soltanto una piccola disavventura. Fu un vero le proprio infermo, provato sulla propria pelle.
Sul proprio corpo. Davanti agli occhi. Provato sulle labbra. Lei non comprese la gravità della situazione, la sua purezza lo impedì. La sua forza, guidata da Dio, la spinse al non cessare contro la debolezza. «Io non morirò... Però... ho sonno... ho tanto...sonno...» pensò, mentre strisciò col corpo lungo la neve, aggrappò radici sporgenti di alberi e si tirò con debolezza. Il corpo divenne così freddo che le sue labbra furono viola, il sangue rimase intriso sulla sua pelle candida e lungo tutta la neve. A quel punto, la fanciulla si fermò. Cessò i suoi sforzi, e ritornò a respirare, ma con più debolezza. I suoi occhi grandi e neri, ma vuoti e inespressivi per la troppa paura provata, osservarono i pochi raggi solari che la illuminarono, come un miracolo... come se Dio la stesse avvertendo che lei non avrebbe abbandonato quel mondo in quel modo così crudele.
A quella visione, scoppiò in un pianto debole ma pieno di agonia pura. «S-Sebastian...» singhiozzò come una bambina, poi lasciò cadere la testa di lato, sulla neve. Il sangue che sgorgò dalle ferite nel suo volto macchiarono altra neve, i suoi zigomi e le guance furono lineati dalle mille lacrime che versò.

«Sebastian... Sebastian...»

I suoi occhi rossi osservarono ogni angolo dei boschi innevati. Salirono fin sopra le montagne, lontani quasi dal regno... ed è proprio lì che Sebastian sentì con leggerezza l'odore della sua Maria. E mentre guidò il proprio destriero dentro quel bosco spento e freddo, sentì quasi la voce della sua piccola umana richiamarlo con dolore. «La troveremo.» disse Edward, anch'esso in groppa al proprio cavallo, come anche Lucas e Darnes. Il cugino si guardò intorno come un matto, tremò, ma non di freddo, ma di pura ansia. Sebastian guardò dritto davanti a sé e respirò con leggera velocità, ogni sua paura si riaccese. I suoi occhi trattennero le lacrime mentre il suo petto diede delle scosse, sentì ancora il suo cuore muoversi solo al pensiero di Maria. Pensò al peggio, non la vide, non la trovò in nessun modo. Passarono ore, il sole si spostò, ma non si arrese. Dopo un po' di strada si fermarono, i loro cavalli si stancarono, così scesero e legarono le redini ad un tronco, successivamente, perlustrarono la zona presente davanti a loro.
Lucas la chiamò per nome con gli occhi lucidi, Darnes invece toccò la neve e si guardò intorno con ansia: «Maria... dove sei...» sussurrò con occhi lucidi.
Sebastian, invece, percepì vari dolori sul proprio corpo che lo indebolirono improvvisamente; le sue tempie pulsarono, i suoi polsi bruciarono e le gambe tremarono leggermente; le guardò e capì. Lui seppe il perché. Quel loro contatto, trasmise a lui i dolori peggiori che Maria provò, persino le sue emozioni, tra cui debolezza e stanchezza. I suoi occhi brillarono sempre di più di rosso e il suo respiro tremò, «È morta? È morta...? È morta...» pensò mentre tremò e fissò la neve con gli occhi vuoti e il corpo quasi privo di un'anima. «Non la trovo... non la trovo... l'hanno portata via...» pensò ancora, con disperazione.
Lucas si bloccò e lo fissò con preoccupazione, lo vide tremare e osservò i suoi occhi spenti. Non lo riconobbe... Sebastian in quel momento divenne così vulnerabile. Così freddo. Così addolorato e irriconoscibile. Il ricciolino si avvicinò a lui con preoccupazione, intento a parlargli, ma Edward attirò la loro attenzione. «Sebastian...» disse con forza il fratello maggiore, ma nel suo tono si percepì anche preoccupazione. Darnes sgranò gli occhi e subito corse dal cugino, Lucas si bloccò e osservò il fratello in lontananza, fermo davanti a qualcosa sul suolo. Sebastian sussultò e guardò subito Edward con speranza, così corse immediatamente da lui e, appena arrivò, un forte odore di sangue riempì alla perfezione le sue narici. La sua anima riconobbe l'odore di Lei. Gli occhi dei quattro principi si soffermarono su una lunga scia di sangue sulla neve che, subito, seguirono velocemente senza intralci. Sebastian spintonò tutti e corse lungo la scia, il freddo congelò la sua pelle ma lui, in quanto vampiro, non sentì minimamente freddo. I suoi capelli ricciolini si mossero durante la corsa e i suoi occhi fissarono solo e unicamente quella scia di sangue rosso vivo che lui riconobbe subito.
Corse e corse...
Il suo respiro pesante tremò.
I suoi occhi fissarono quella scia, come se fosse una via di salvezza per lui.
La sua corsa aumentò sempre di più, senza sosta.
Più vide sangue, più ogni sua speranza si spense.
La paura lo terrorizzò. Il suo petto tremò. Il suo cuore parve riaccendersi, proprio come quello di un essere umano. Tutto parve muoversi lentamente, ogni suo passo, ogni suo gesto, persino il suo respiro e il vento che mosse gli alberi spogli e la neve. Il suo respiro rimbombò pesantemente e con lentezza nelle sue orecchie, ogni singola chiazza di sangue al suolo parve sempre più grande.
Tutto divenne ovattato.
La sua vista divenne quasi appannata alla vista di ciò che sperò di non vedere.
Le sue gambe si fermarono all'origine di quella lunga scia di sangue, le sue mani tremarono, il suo respiro rimbombò con più forza nella sua testa mentre gli occhi rimasero sgranati e fissi su quel corpo inerme sulla neve. Come una triste melodia, il vento soffiò nelle sue orecchie. I suoi occhi rimasero immobili, fissi sul corpo della sua piccola donna che, al suolo, non si mosse. Non respirò. Ogni cosa crollò davanti ai suoi occhi, il mondo cadde, come le lacrime che uscirono dai suoi occhi che, con violenza, rigarono le sue lentiggini. Le sue gambe si mossero verso la figura minuta di quella fanciulla, ogni passo fu doloroso... ad ogni singolo passo, lui vide ogni singola ferita su di lei. Ad ogni passo, lui la vide sempre più vicina. Ad ogni passo, la vide ancora sanguinare. Dietro di lui, si fermarono i due fratelli e il cugino che, sconvolti, fissarono il corpo di Maria. Lucas si strinse subito a Edward mentre pianse, singhiozzò contro una sua spalla e il maggiore rimase con lo sguardo fisso sia su Sebastian che sulla povera Maria, e proprio in quel momento, lacrimò silenziosamente. Sebastian cadde in ginocchio, Darnes si chinò in basso e toccò una caviglia viola di Maria e l'accarezzò con una mano tremolante; quella visione lo scioccò. Sebastian la prese subito fra le braccia e la strinse d'istinto a sé, come se attorno a lui non esistesse nessun altro, se non solo Maria. Vide solo lei davanti a sé assieme a lui. Con gelosia strinse il suo corpo ferito e ancora sanguinante, con le mani toccò ogni graffio, livido e morso, si macchiò le mani di sangue, ma a lui non importò. Si macchiò anche gli abiti del sangue innocente della fanciulla, ma a lui non importò. Le accarezzò i capelli con una mano mentre la guardò sul volto, le occhiaie la segnarono, le labbra furono viola e il suo colorito troppo pallido. Mentre la guardò in faccia, poggiò una mano contro una ferita aperta che lei portò sulla schiena, e quando lo fece, una forte e veloce visione della notte precedente si catapultò nella mente del principe che, con un forte sussulto e un doloroso sospiro, vide. Sentì come mille mani sul proprio corpo e labbra sconosciute sulla propria pelle...

Solo lui capì quella sensazione.

Quando riaprì gli occhi, poggiò la fronte contro quella di lei e le diede due baci sulle guance, sentì il forte odore maschile di quegli uomini intruso sulla sua pelle e ciò lo distrusse fin dentro l'anima; come un fiore, una rosa staccata dal suo terreno fertile, privata dei suoi petali e gettata nel fuoco. Più toccò il suo corpo nudo, più la strinse con gelosia a sé. Come un piccolo bambino, geloso dei propri giochi. Come un piccolo bambino viziato a capriccioso, geloso delle proprie cose. Ma in quel momento, Sebastian fu geloso di un qualcosa di valore, non di un semplice gioco. Lui non la considerò nulla quella volta. In quel momento la considerò come oro... come un diamante che perse sbadatamente per strada che poi ritrovò subito. Quando poggiò la propria fronte contro il petto di lei, entrambi i principi sentirono finalmente i battiti del suo cuore. «È viva... è viva!» esclamò subito Lucas, Edward chiuse gli occhi e respirò con sollievo mentre Darnes chinò il capo verso il basso con gli occhi pieni di lacrime, sia di gioia che di dolore alla vista della fanciulla ridotta in quel modo. Sebastian singhiozzò improvvisamente ma allo stesso tempo ringhiò come una bestia, con rabbia e terrore allo stesso tempo. La strinse con più forza a sé e, subito dopo, puntò i propri occhi rossi e ricchi di rabbia verso il bosco. «Io li troverò... uno ad uno. E quanto li troverò, staccherò le loro teste e le metterò davanti al trono del loro Re.» disse con rabbia, nel mentre cullò il corpo di Maria fra le proprie braccia e, con quel suo sguardo spaventosamente ricco di ira, guardò i fratelli e il cugino che subito ricambiarono il suo sguardo, e disse:

«Io li troverò.»

𝐈𝐥 𝐏𝐫𝐢𝐧𝐜𝐢𝐩𝐞 𝐞 𝐥𝐚 𝐒𝐞𝐫𝐯𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora