𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 13° - 𝑳𝒂 𝒑𝒊𝒄𝒄𝒐𝒍𝒂 𝑶𝒍𝒊𝒗𝒊𝒂.

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Quella notte Maria non seppe a cosa pensare, ogni suo singolo pensiero fu rivolto solo e solamente a Sebastian, anche nelle cose più minime, come il suo respiro, le sue mani, la sua schiena, i suoi occhi, le sue labbra...
Si sentì impazzire, non riuscì ad addormentarsi nonostante la stanchezza, nemmeno si sforzò di chiudere un occhio, non ci riuscì. Assorta dai pensieri, decise di alzarsi dal letto per avvicinarsi a quel piccolo spazio libero nel muro e, come al solito, per osservare il mare e sentirne l'odore. Quanto avrebbe voluto imparare a nuotare, a trovare il coraggio di tuffarsi e nuotare nell'argo senza paura, avrebbe voluto trovare la tranquillità e la forza di poter nuotare nel mare di notte, sotto le stelle: uno dei suoi più grandi sogni, nuotare nel mare di notte, sotto le stelle e la luna, con qualcuno... «Sebastian...» pensò, ma riprendendosi subito dal pensiero che fece, «No, lui mi odia. Lui ama Cristina, no?» pensò subito dopo con occhi lucidi, tirandosi indietro per camminare avanti e indietro per la stanza e, senza un motivo, si ritrovò in ginocchio a terra, a piangere. Pianse, sentendo quell'orribile nodo alla gola e quel grosso peso al petto nel pensare a lui, a quel principe vampiro, a quel suo modo di fare così diverso e strano, alla sua voce, ai suoi sguardi e i suoi movimenti. Percepì quelle emozioni così in fretta, come se dalla prima volta che i loro sguardi s'incontrano, qualcosa si legò, come un filo, una corda...qualsiasi cosa, ma si legò. Riuscì a parlare con lui telepaticamente, e quel tipo di contatto riuscì ad averlo solo con Jackson.
Jackson...
«Jackson...» pensò fra le lacrime.
«Jackson, non è vero... non è vero! Io non amerò nessuno! Nessuno amerà me! Perché mi hai mentito?! Perché non mi hai portata via con te?! Perchè?!» iniziò a dire lei a voce bassa ma ricca di sofferenza, tenendo lo sguardo basso e gli occhi pieni di lacrime che le rigarono le guance. «Perchè nessuno mi amerà come hai fatto tu.» pensò, vedendo nella propria mente l'immagine di Sebastian, impressa davanti a lei, ma poi vide accanto a lui Cristina. «Un uomo come lui come potrà mai ricambiare?... No! io non provo nulla!» si strinse i capelli, singhiozzando più forte e tremando: quei pensieri quasi la distrussero, la portarono, quasi, al non fidarsi più di sé stessa, arrivò ad odiare se stessa fino le ossa. Si strinse le cosce, desiderando graffiarle e tagliarne la carne, si strinse la pancia, desiderando fosse snella come Cristina, poi si toccò gli occhi, desiderandoli azzurri e poi i capelli, stringendoli e piangendo più forte. «Se somigliassi a lei, potrei essere alla sua altezza. Se solo fossi vampira... sarei forte? Sarei normale?» strinse la vesta, pensando ad Anna subito, «Sono insopportabile? Si... nemmeno Anna mi sopporta, lo sento. E allora... perché rimanere quì? Sono umana, posso morire facilmente.» pensò e ripensò, quei pensieri oscuri la resero cupa, inesistente, quasi pazza... da parecchio tempo non ebbe un attacco simile, da parecchio tempo non si sentì così confusa, abbattuta, vigliacca e impotente; si sentì dannatamente insicura e inutile.

«Perchè...piangi...?»

Parlò di colpo la voce di una bambina, pietrificano Maria che, spaventata, chiuse gli occhi e tremò: «Chi...c-chi sei?!» domandò terrorizzata la corvina, sentendo due piccole mani toccarle i capelli da dietro, accarezzandoli. «Come chi sono?! Mi chiamo Olivia! Anzi, principessa Olivia! Ho sei anni!» a quella risposta Maria aprì gli occhi confusa, si voltò lentamente, incrociando così lo sguardo di una meravigliosa bambina dai capelli lunghissimi di un biondo chiaro, gli occhi azzurri come il cielo e tante lentiggini sulle guance paffutelle, e non solo, portò un neo sotto l'occhio sinistro, proprio come Edward. La corvina rimase pietrificata, la scambiò per un angelo quasi, la guardò dalla testa ai piedi, osservando la tenera e piccola vestaglia bianca come la neve che indossò. «E tu? Come ti chiami? Sembri una fata...» disse la piccola Olivia, poggiando le mani sul volto della corvina che non riuscì a riprendersi. «Mi chiamo Maria...» rispose con un filo di voce la fanciulla, la bambina fece una faccia buffa, come se stesse pensando e nel frattempo le scrutò il volto e le toccò la vesta, ma soprattutto i capelli, giocherellando con i boccoli naturali e corvini. «Sei una principessa fuggita da un castello cattivo, vero?» domandò la bambina con convinzione, ma Maria sorrise tristemente, negando. «Oh, no... ecco, io mi sono persa e... mi sono ritrovata qui, aiuto nel castello.» rispose Maria, e la bambina aggrottò la fronte come per disapprovazione.
«Ma tu sei tanto bella e gentile! Quanti anni hai?»
«Diciotto...»
«E sei anche giovane! Lo sai che alla tua età ancora si è bambine?»
A quelle parole Maria rise, non riuscì a trattenere una risata per le strane parole di Olivia e soprattutto per il suo modo di parlare, «Olivia, che ci fai quì...?» domandò la corvina, alzandosi da terra per osservarla meglio, la piccola le arrivò al ginocchio e quel particolare riempì il cuore di Maria di dolcezza, scacciando via la tristezza e l'oscurità degli orribili pensieri. «Sentivo un profumo forte e bellissimo dalla mia cameretta! Di nascosto sono corsa per seguire il tuo profumo e mi sono ritrovata quì, vedi? Ho aperto la porta da fuori.» Olivia le indicò la porta in metallo aperta e, ridendo con voce acuta prese la fanciulla per mano per correre fuori dalla cella.
«Olivia?! Non posso uscire perché-»
«Ssh! Facciamo una passeggiata e poi andrai a dormire, te lo prometto Mary!»
Olivia la guidò verso le scale che portarono al piano superiore del castello, dove ci furono i cortiletti, ma la piccola camminò silenziosamente con i piedi scalzi verso il piano superiore. «Guarda, siamo entrambe scalze.» rise Maria, guardando i piccoli piedini di Olivia che nel camminare quasi saltellò come una tenera coniglietta. «È vero! Siamo scalze!» ridacchiò Olivia, raggiungendo una porta bianca dalla maniglia d'oro, si alzò sulle punte per aprirla e, quando Maria entrò dentro con lei, ammirò la bellezza di quella cameretta tutta bianca, rosa e oro. «Questa è la mia cameretta! Ti piace?» disse Olivia, chiudendo la porta per poi correre sul letto e saltarci su, mentre la vestaglia pomposa si mosse con fare buffo, facendo sembrare la bambina quasi un fungo. «È la cameretta più bella che io abbia mai visto...» rispose Maria, rimanendo ferma davanti la porta con timidezza. Olivia si sedette sul letto, battendo la mano accanto a lei per indicarle di sedersi, così Maria si avvicinò, sedendosi sul grande e morbido letto matrimoniale.
«Mary!»
«Dimmi principessa.»
«La sai fare la coda di cavallo?»
«Certo... la vuoi?»
Olivia annuì con enfasi, gattonò sul letto verso il condominio e lo aprì, prendendo due fiocchi, uno rosa e uno rosso. «Perchè due?» - «Anche tu la farai, così sarai uguale a me.» disse la piccola, sedendosi a gambe incrociate sul letto per darle le spalle, Maria sorrise d intenerita e affascinata dalla bellezza di quella bambina iniziò a farle una bellissima coda.
«Quindi tu sei... la sorella di Sebastian?»
«Anche di Edward e di Lucas, loro tre sono i miei fratelli maggiori. Tu Mary?»
«Io sono figlia unica.»
«E...i tuoi genitori?»
Maria quasi non respirò a quella domanda, le legò i capelli e respirò profondamente, sorridendo di nuovo, «Loro non ci sono da tanti anni, il cielo li ha chiamati troppo presto.» rispose la corvina, stringendo il fiocco rosa per poi accarezzarle la coda. Olivia si voltò, guardandola con tristezza, «Mi dispiace, Mary... però quì non sei sola! Ci sono anche io!» sorrise Olivia, mentre Maria iniziò a farsi la coda per poi legarla con il fiocco rosso, sorridendole.

Poco dopo uscirono dalla cameretta in silenzio, Maria tenne in braccio Olivia, parlando con lei di argomenti fantasiosi e strani, ma che quella notte l'aiutarono al non pensare a nulla. Quella bambina fu la sua salvezza, si sentì rigenerata e non solo, il suo amore per i bambini aumentò sempre di più. Per molto tempo non tenne in braccio un bambino o una bambina, per molto tempo non li vide, e Olivia quella notte fu per lei un angelo, un vero e proprio angelo sceso in terra. «Piccola, hai sonno...? Olivia?» sussurrò Maria sentendo silenzio, e tenendola in braccio, proprio come si tengono i neonati, vide Olivia addormentata. Maria si ricordò che i bambini vampiri, fino ai dodici anni, ebbero sempre il costante bisogno di dormire per crescere in fretta, per ciò la corvina non si stupì, ma vedere, toccare e parlare con una bambina vampira, per lei fu un qualcosa di davvero meraviglioso e nuovo. La piccola Olivia dormì con la bocca semi aperta, il che lasciò a Maria la bellissima vista dei suoi piccoli canini in mostra ancora sotto sviluppo. Per stare più comoda si poggiò contro una finestra, lasciando che la luna illuminasse sia lei che la bambina, e sorridendo le accarezzò il volto, «Quanto sei bella...» sussurrò felice, tenendola stretta a sé quasi con gelosia, ma proprio in quel momento dietro di lei si sentì un forte rumore che la spaventò. La fanciulla si voltò con gli occhi spalancati e il cuore a mille, il suo respiro accelerò e strinse la piccola a sé con sicurezza, stringendola al proprio petto tremante. «Maria.» la voce scura di Sebastian la fece sussultare quasi come una molla e, voltandosi, intravide il ragazzo fissarla con occhi rossi.
«M-mi scusi-»
«Non usare più formalità con me, ai miei occhi sembri ridicola.»
Disse diretto il ragazzo, guardando poi Olivia fra le sue braccia con gelosia, «Che ci fai fuori dalla tua cella? Come diavolo sei uscita da lì? Perché stai tenendo mia sorella in braccio?» domandò lui con tono severo e rabbioso, avanzando verso di lei e costringendola ad indietreggiare. «Olivia ha aperto la cella e mi ha fatta uscire...»
«Stai mentendo.»
«Se stessi mentendo, allora perché non sono fuggita dal castello?»
A quella domanda Sebastian si fermò fissandola, serrando la mascella, «Dammi mia sorella.» ringhiò lui, prendendo la bambina in braccio senza svegliarla, la cullò e la  strinse a sé con prudenza per guardarla attentamente, «Chi è la bimba più bella del mondo...?» disse Sebastian, accarezzandole il viso e sorridendo. Maria lo fissò, sorpresa nel vederlo sorridere e porsi in quel modo così calmo e... diverso. I suoi occhi rimasero fissi su di lui, lo guardò dal basso verso l'alto, amando il modo in cui Sebastian cullò e accarezzò la bambina, ma subito dopo si voltò, tornando serio e dominante. «Va a dormire.» ordinò lui, e Maria obbedì senza replicare, abbassò lo sguardo e s'incamminò verso le scale, ma la strada fu buia tanto da spaventarla. La corvina si bloccò davanti le scale, tremando e stringendo la vesta lillà con paura. Sebastian sentì il suo cuore, così si voltò e la guardò attentamente, «Che diavolo ti prende?» domandò con fare scocciato il biondo, «È troppo buio e non  vedo...» rispose Maria, mordendosi le labbra con vergogna, cercando di non fare capire al ragazzo che, invece, provò paura nel scendere quelle scale al buio. Sebastian sospirò pesantemente per poi guardare Olivia fra le proprie braccia e, di colpo si teletrasportò, riapparendo dietro Maria ma senza la piccola Olivia in braccio. «Forza, scendi.» ordinò lui, avvicinando il proprio corpo a quello di Maria, scontrando il suo petto contro la schiena e il bacino di lei. Maria arrossì ma non fece capire nulla, così scese subito le scale seguita da Sebastian che la strinse dal polso subito dopo. «So camminare da sola.» disse la corvina con serietà e Sebastian ridacchiò falsamente.
«Però hai paura del buio.»
«No, non vedo al buio, voi vampiri si.»
«Quante scuse.»
Arrivati davanti la cella della ragazza, fortunatamente illuminata da due candele, Maria entrò da sola, andando poi a chiudere la porta di colpo, ma la stretta di Sebastian la costrinse al voltarsi verso di lui, unendo i corpi con prepotenza. Sebastian la guardò seriamente dall'alto, scrutandola e respirando contro il respiro della corvina, la quale rimase pietrificata e con le gote arrossate. «Domattina verrai con me, ho una richiesta da parte di mio padre e dovrò portarla al termine. Chiaro?» disse lui, stringendole di più il polso e avvicinando di poco il volto a quello di Maria. Lei annuì subito e guardandolo negli occhi una strana voglia di baciarlo la portò all'avvicinarsi leggermente, percependo i brividi nelle ossa e il fuoco nel cuore. Sebastian guardò le sue labbra con occhi ammaliati quasi, schiuse di poco le labbra come per unirle a quelle dell'umana e, lei, notò subito i suoi canini in mostra. Sebastian sentì uno strano tremolio al cuore, e allarmato si allontanò subito, guardando da un'altra parte, «Se non ti troverò sveglia domattina sarà peggio per te.» disse lui, con un tono di voce leggermente più grave del solito, cosa che scatenò in Maria un'altra scossa di piacere, come quella mattina che Sebastian si allenò, quando lo sentì respirare affannosamente. Maria annuì semplicemente e, con una strana tristezza chiuse la porta, mentre Sebastian si teletrasportò nella propria camera e, poggiandosi contro il muro respirò velocemente, leccandosi i canini e, con sguardo stranito si guardò allo specchio, notando i propri occhi rossi come il sangue...

Sebastian voleva morderla,
perché si frenò?

𝐈𝐥 𝐏𝐫𝐢𝐧𝐜𝐢𝐩𝐞 𝐞 𝐥𝐚 𝐒𝐞𝐫𝐯𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora