𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 97° - 𝑻𝒆𝒓𝒓𝒆𝒏𝒌𝒂, 𝒎𝒐𝒊 𝑸𝒖𝒆𝒏𝒕𝒓𝒂.

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Una guerra non sarebbe bastata per distruggere la speranza. La vita. La volontà. L'amore. La pace.
Come la creazione dell'universo, come una collisione, come l'esplosione di due stelle... tutto, sarebbe rinato. Avrebbe ripreso forma, più di prima, e una nuova luce sarebbe riemersa; diversa, però. Più grande, più limpida e piena di coraggio, come l'immenso amore di tutta quella gente, che, con forza di volontà, continuò a vivere. A rialzarsi, a ricominciare. Ad aprire i loro cuori al bene e alla luce, e al rimpiazzare le tenebre con il fuoco ardente della fede.
Al scacciare via il passato, come schiacciare la testa di un serpente. Come levar via un cappio dal collo, per poter respirare ancora l'aria della vita, che avrebbe atteso ognuno di loro. Con le montagne alte quasi fino al cielo, con il verde dipinto assieme all'azzurro del cielo, mescolato al giallo e all'arancio del sole, assieme al colore oscuro della notte che, da quel giorno in poi, avrebbe abbracciato il regno Nordico con armonia. La luna avrebbe accompagnato ogni singola notte col suo bagliore, illuminando i volti speranzosi della gente e degli amanti, pronti ad accogliere il loro futuro fra le mani, a cuore aperto...

Perché un anno dopo dal tragico accaduto, l'intero Regno, festeggiò le grandi nozze dei due valorosi Principi.
Il ritorno dell'Estate, riacquistò finalmente l'equilibrio di ogni essere vivente; i fiori sbocciarono, i campi ritornarono a brillare e gli alberi brillarono in verde, come le montagne... alte, immense e magnifiche. Il sole brillò sopra le grandi spiagge, e il mare accolse i suoi raggi, smuovendo le sue onde verso la riva mentre il canto delle balene risuonò sonoramente nell'aria. I delfini saltarono fuori dall'acqua, tuffandosi subito dopo, come se fossero contenti di quella libertà, di quella pace mai trovata fino a quel momento così glorioso e luminoso. I bambini, vampiri, giocarono per la prima volta assieme a quelli umani, prendendoli per mano e correndo fra le strade e le persone, inciampando fra le gonne delle donne. Assieme a loro, anche i piccoli maghetti e le streghette, corsero con loro, tutti presi dalla mano, creando un'unione pura e sincera fra quelle razze. I cittadini umani, vennero accolti da quelli vampiri, e lavorarono assieme, comunicando civilmente e sostenendosi a vicenda, in continua attesa nell'assistere alle splendide nozze di quel mattino.
«Le tovaglie del ricevimento?!» esclamò proprio Camila, quella simpaticona del favoloso negozio di stoffe preziose.
Molte domestiche, camerieri, cuochi e, anche le sue figlie, corsero da una parte all'altra, con tovaglie, stoffe ricamate e mazzi di rose con dei vasi, fra le braccia. Camila prestò attenzione, ad ogni singolo particolare, anche se incasinata, ma - come sempre - cercò di fare del suo meglio, per la famiglia Harsen. «Queste rose sono bellissime per la giovane umana.» disse Ashley, tenendo fra le mani il mazzo di rose rosse di Maria. Nel frattempo, le sorelle sistemarono per bene il resto dei fiori dentro i vasi, spargendo petali rossi sopra il tappeto bianco, steso dall'entrata del castello, fino in fondo alla grande scalinata. «Chissà come saranno i loro abiti!» esclamarono le due gemelle, «Saranno bellissime! E ora, sbrighiamoci.» rispose Johanna, picchiettando le dita sulle teste delle due sorelle, guidandole verso il loro prossimo incarico. Camila, si guardò attorno, un po' affaticata; si preoccupò di ogni singolo dettaglio, non si lasciò sfuggire nulla ma, allo stesso tempo, non si sentì del tutto completa...
Ecco!
Le stoffe rosse con i ricami in oro, in alto, mancarono. Ma lei, da sola, non ci sarebbe riuscita. Dunque, si affrettò al trovare una sedia, ma nonostante la sua notevole altezza, non riuscì in nessun modo ad appendere e sistemare. alcune delle stoffe. Disperata, sospirò, e poggiò una mano sopra la fronte, «Oh santo cielo, e adesso...» mormorò la donna, ma qualcuno, da sotto, tirò leggermente la sua gonna, per attirare la sua attenzione. Camila guardò in basso e intravide il volto di una giovane donna, dalla testa calva e dalla pelle nera e lucente, con addosso abiti color terra e preziosi gioielli in oro su tutto il corpo. Sul naso, due grandi cerchi d'oro tennero il velo color terra chiara, sparso sul corpo snello della giovane donna che, cortesemente, indicò alla vampira di scendere dalla sedia. «Chiedo perdono, per la mia indecenza.» disse Camila, affrettandosi al scendere dalla sedia, per osservare la donna che, semplicemente, le sorrise. Con un semplice gesto della mano, la strega davanti a lei, mosse le dita verso le stoffe in alto, guidando la lunga scia viola verso di esse per sistemarle, appenderle e raddrizzarle perfettamente, senza alcuno sforzo. Camila rimase a bocca aperta, meravigliata e grata dell'aiuto della strega, «Non so come ringraziarla...» le disse. La donna la guardò ancora e sorrise, prendendo poi la sua mano per stringerla...

𝐈𝐥 𝐏𝐫𝐢𝐧𝐜𝐢𝐩𝐞 𝐞 𝐥𝐚 𝐒𝐞𝐫𝐯𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora