𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 32° - 𝑰𝒍 𝒑𝒂𝒔𝒔𝒂𝒕𝒐 𝒅𝒊 𝑨𝒏𝒏𝒂.

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Nonostante il forte evento della scorsa notte, i cittadini lavorarono e, con loro, anche gli umani; uomini trasportarono legna pesante, altri aiutarono col trasporto della merce che arrivò via mare mentre le donne aiutarono nei vari negozi. Nel castello, invece, non ci fu silenzio, bensì  riecheggiò nell'aria il forte rumore di due spade che si scontrarono e, con loro, i mille incoraggiamenti dei soldati che, anch'essi, si allenarono fra di loro mentre i più giovani osservarono gli allenamenti mattutini.
Anna e Maria camminarono nei corridoi del castello e parlarono di svariati argomenti molto intimi e anche divertenti, cercarono di capirsi nel profondo e le loro risate, infatti, rimbombarono fra quelle mura.
La corvina indossò un abito molto sobrio, sempre su colori chiari e, quella mattina, Anna diede a lei una semplice e comoda vesta di seta di un beige chiaro e, come sempre, la rossa le pettinò i capelli prima di farla uscire.
Quella calma e bellissima dama, sin dall'inizio, sentì il forte bisogno di donare a quella fanciulla affetto e amore, non riuscì a ritirare il suo affetto e tantomeno dimostrarle freddezza, come fece per anni con ogni singola umana o serva che ebbe davanti. Con Maria fu tutto diverso, vide in lei la sorella che non ebbe mai e, prorpio per quel motivo, Maria fu curiosa di sapere un po' la storia di quella ragazza dai capelli rossi.
«Anna, noi siamo amiche, adesso?» domandò Maria con timidezza e Anna ridacchiò, «Io ti ho sempre considerata tale sin dal primo sguardo.» rispose la rossa e Maria sorrise, strinse le mani dietro la schiena e camminò con lentezza.
«Tu, Anna... come sei arrivata quì? Con la tua famiglia?» domandò Maria con coraggio e guardò la maggiore che tristemente sorrise e guardò altrove. «Oh... come sono arrivata quì?» disse Anna e con un sospiro continuò: «Sono nata quì, proprio nel regno del Nord. La mia famiglia era molto nobile e rispettata per via di mio padre... Mark Lidenford.» Maria sgranò gli occhi con sorpresa e subito annuì nel sentire quel nome:
«Tu sei la figlia del più grande medico della storia?!»
«Lavorò anche col commercio.»
Anna sorrise e guardò in basso, ma il suo sorriso quasi si spense e Maria se ne accorse, ma Anna continuò a raccontare la sua storia: «All'età di tredici anni scelsi di farmi avanti come dama di corte per la Regina, all'epoca Kate ebbe l'urgente bisogno di molte dame per aiutarla anche con Olivia, così venni presa subito senza ostacoli, poiché Marcus avesse molta stima di mio padre. Inutile dire che, subito, conobbi quello sciocco di Edward.» Anna ridacchiò e Maria e diede una leggera gomitata.
«Non sei per niente romantica, al contrario di Edward.»
«Io odio il romanticismo, Maria.»
Maria fece delle smorfie e poi mise le braccia conserte, al contrario di Anna che, con compostezza camminò dritta e con due mani davanti l'abito pomposo. «Non ero figlia unica, avevo una sorella minore, si chiamava Amelia. Lei era proprio una ribelle, come te, camminava come stai camminando tu adesso ed era una testarda...» parlò Anna e Maria, stranita, aggrottò la fronte: «Era...?» domandò con dispiacere e, a quel punto, Anna deglutì e si fermò davanti una finestra e guardò fuori con sguardo pensieroso e quasi nostalgico. Maria si fermò con lei e si poggiò contro la finestra chiusa e guardò con calma il regno vasto e illuminato dal sole.
Anna fece un respiro profondo e, pronta, incominciò a raccontare ogni cosa:

«Anni fa, ci fu una grande guerra...

Urla, solo urla e sangue vide davanti ai propri occhi.
Troppo giovane per sopportare tutto ciò.
Corse fra le strade affollate da gente che corse e che tentò, con le proprie forze, di difendersi da forti soldati nemici che, su dei destrieri, si aggirano per tutto il regno.
Tennero delle spade, delle lance e degli archi e addosso portarono una semplice armatura di ferro dall'elmo rotondo con, davanti agli occhi, degli spazi aperti.
Anna li ricordò benissimo, non riuscì a dimenticarli, come non riuscì a dimenticare il suono degli zoccoli di quei cavalli che corsero incontro alla gente.
Quei maledetti uomini tagliarono le teste di ogni cittadino senza pietà, Anna corse e, proprio davanti a sé, uno di quei soldati tagliò la testa ad una donna incinta.
Anna si sentì morire.
Sentì un forte peso al petto e le lacrime uscirono dai suoi occhi incontrollabilmente.
Ogni suo pensiero fu rivolto alla propria famiglia, fuggì dal castello per loro e non si sarebbe tirata indietro, ormai fu vicina.
Singhiozzò, ma corse e pianse piena di dolore ma speranza.
Avrebbe portato nel castello la propria famiglia, li avrebbe protetti e non sarebbe stata sola.

𝐈𝐥 𝐏𝐫𝐢𝐧𝐜𝐢𝐩𝐞 𝐞 𝐥𝐚 𝐒𝐞𝐫𝐯𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora