𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 46° - 𝑳'𝒂𝒕𝒕𝒆𝒔𝒐 𝒂𝒓𝒓𝒊𝒗𝒐.

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«Non ho fame.»
«Si invece, mangia.»

Edward porse a Maria dell'uva, ma la corvina spostò il volto  trascinò due bastoni contro il terriccio freddo; la sua guancia fu sporca di terra, i suoi polsi anche e il bordo della vesta pesante che la tenne al caldo fu umida e sporca di terra. Edward la seguì senza tregua quella mattina presto, la scrutò, lesse i suoi pensieri ma sentì solo confusione. «Non riuscirai a tagliare quella legna se non mangi!» esclamò il principe con preoccupazione, il volto di Maria apparve più pallido del solito e i suoi occhi quasi addolorati, ma il biondo non ne capì il motivo. Maria posò i due bastoni al suolo, poi poggiò la legna a terra e si abbassò verso un'ascia grossa e pesante. «Non ho voglia di uva, adesso.» disse Maria con serietà e Edward mise le mani sui fianchi e la guardò con sospetto. «Non riesco a capacitarmi in tutto questo... perché hai accettato questo lavoro prettamente maschile? L'ascia è più grande di te, potresti farti male.» Edward divenne drammatico, cercò in tutti i modi di comunicare con la corvina, ma questa non lo ascoltò e continuò liberamente l'incarico che "prese".
«Ho minacciato benissimo quell'uomo per farmi avere questo incarico, non mollerò tutto adesso.» disse Maria mentre cercò di alzare l'ascia. «Vuoi tenerti impegnata, così da non pensare a Sebastian?» domandò Edward subito dopo, fissò ogni suo gesto e a quella domanda ghignò leggermente. Maria si fermò, si morse le labbra e lo fulminò con lo sguardo: si sentì scoperta, come catturata dalla trappola di un cacciatore. Edward mise le braccia conserte e assottigliò gli occhi mentre la fissò, «Mi sembra lui...» pensò il principe in quel momento mentre osservò lo sguardo serio, rabbioso e ribelle di Maria. Rivide, in lei e nel suo sguardo, qualcosa di Sebastian, e quei pensieri, lo riportarono a ricordi che, in quel momento, non avrebbe voluto ricordare...

«Sebastian! Aspetta!»
Edward corse a perdi fiato fra quelle mura oscure, strette, umide e fredde.

Si sentì debole e l'aria quasi mancò, ma quelle mura strette furono la loro unica speranza di salvezza.
Più Sebastian andò di fretta, più si sentì assetato e affamato.
Le gole di entrambi bruciarono e procurarono a loro dolore, Edward comprese il fratello.
«Dammi la mano!»
Esclamò il maggiore, così Sebastian porse la propria mano e la strinse con forza e, appena arrivarono davanti un muro, Edward quasi impazzì.
«Ho bisogno di luce... mi fa male il corpo...»
Sebastian ansimò e ringhiò come una bestia, alzò un pugno contro il muro, ma Edward lo fermò.
«Non riuscirai a spaccare quel muro, Seb. Sei troppo debole in questo momento... quel muro è più grande di te... ti farai male.»
Edward si strinse il petto e guardò il fratello davanti a sé.
«Sono arrivato fin quì e non tornerò indietro.»
Disse Sebastian con determinazione, ma Edward lo guardò con resa.
«Sebastian... non puoi.»
A quelle parole, Sebastian si voltò verso il fratello e, con forza, i suoi occhi brillarono di rosso rubino.
Ribelle.
Rabbioso.
Serio.

E sopratutto, tremendo.

Il suo sguardo, trasparì proprio quello.

Più Edward lo guardò, più rivide in lui qualcosa...
«Va bene, Sebastian... provaci.»

«Va bene, Maria. Provaci.» disse d'un tratto Edward. Maria serrò la mascella e strinse la grande ascia, poi guardò la legna, ma quando alzò l'ascia, questa cadde. «Riprova.» disse Edward.

«Riprova...»
Disse Edward, e Sebastian, con le lacrime agli occhi, diede un altro pugno contro la pesante roccia.

«Dannazione!» esclamò la corvina, non riuscì ad alzare l'ascia, si sentì debole, ma Edward assottigliò gli occhi e serrò la mascella...

𝐈𝐥 𝐏𝐫𝐢𝐧𝐜𝐢𝐩𝐞 𝐞 𝐥𝐚 𝐒𝐞𝐫𝐯𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora