Forse, la notte calò troppo in fretta.
Il terreno, sotto i loro piedi, attese il loro potente arrivo lungo il confine principale dell'Est, dove, un enorme cerchio di terra un po' arida attese il loro scontro. Vicino la città e affiancati dai boschi, quel sentiero di terra li portò fin lì, fino ai confini, proprio dove stabilito in precedenza dal nemico stesso che li chiamò li, quel giorno.
Un chiarimento ufficiale. Una sfida imminente, che avrebbe sacrificato anime, quella notte. Avrebbe accolto le lacrime di bambini e donne, di uomini poveri, di schiavi in fin di vita. Il iniziò a calare dietro le montagne, il cielo divenne blu, come le profondità dell'oceano, dentro le quali nessuno avrebbe mai desiderato starci. Le stelle non brillarono in alto nel cielo, ma vennero sovrastate da grosse nuvole grigie, sparpagliate ovunque per il cielo.
La notte avrebbe dominato su quella guerra.
La luna di sarebbe sporcata di sangue e le nuvole si sarebbero squarciate in mille pezzi come carne.
Il vento avrebbe urlato e gli animali, invece, cercato un disperato riparo a quella follia cruenta. Quella terra li attese. Si fortificò per il loro arrivo. Si preparò alla loro violenza. Ogni forma di vita, all'udire di una potente marcia, si nascose all'istante. I fiori quasi caddero contro il terreno, si chiusero a riccio, il vento cessò, come per non infastidire il cammino dei soldati. Gli alberi spogli tremarono, non di freddo, ma alla loro tanto attesa presenza in quel posto. I rami quasi caddero, le radici desiderarono ritirarsi fin sotto i tronchi per quanto fu il terrore... Persino la natura li temette, consapevole di ogni cosa. Come se, la natura di quegli uomini, fosse nettamente superiore e diversa; indistinguibile e irraggiungibile... unica. Ad ogni passo, la terra tremò. Come tremarono le lance dei soldati avversari che, immobili, attesero di vederli davanti ai propri occhi. Più la terra tremò, e più i tonfi divennero sempre più vicini, come le voci di tutti i soldati che gridarono agguerriti. Il sole, impaurito, si nascose dietro due montagne, e le nuvole, vigliacche, non lo coprirono, ma volarono via lontane da lui. Quei soldati bruciarono di vendetta e brillarono di potenza. A distanza, i mille soldati avanzarono con le loro armature luccicanti sopra i loro amabili destrieri che corsero come saette. Le bandiere rosse e blu svolazzarono in alto, fino al cielo, le lunghe lance appuntite vennero alzate di più dalle braccia di ogni singolo soldato. Le loro voci riecheggiarono nell'aria con potenza, fino a farsi sentire quasi fino ai confini dell'intero regno. Come un enorme vulcano in eruzione, i corpi di tutti quegli uomini avanzarono con fluidità verso il confine, senza timore; non li avrebbe fermati niente e nessuno, tranne Dio.Nel frattempo, gli occhi limpidi e grigi di un giovane principe, accanto al Re, osservarono con odio l'atteso arrivo dei loro avversari...
E proprio in quel momento, davanti a loro, si intravidero finalmente gli elmetti luccicanti e con la folta criniera di coloro che guidarono con potenza tutti quegli uomini.
Marcus e Alex, affiancati dai loro spietati figli, gridarono con potenza durante il loro tanto atteso e temuto arrivo.
«Uerenhe! Uerenhe!» gridarono nella lingua nordica tutti assieme, anche i soldati di Alex, persino lui stesso: questo per ricordare agli avversari, uno dei gridi di battaglia più temuti della storia, tramandato e conosciuto ovunque, appartenente solo e unicamente a Leo Harsen. Le bandiere verdi degli avversari, non svolazzarono con la stessa potenza con la quale, quelle di Marcus e Alex, fecero. Si alzarono fin sopra il cielo assieme alle lance, e con loro, anche le loro voci che, inaspettatamente, fecero tremare tutti gli organi dei soldati ibridi che, ricoperti da armature di cuoio nero resistente, tremarono comunque di timore.
I destrieri dei Re e dei principi si fermarono a metà strada, proprio davanti ai nemici. Gli zoccoli sfregarono con forza sul terreno, causando una grossa nube di terriccio che infastidì tremendamente gli ibridi, tanto che alcuni soldati, sopra i loro cavalli, tossirono pesantemente. Con agilità, Marcus e Alex, seguiti dai loro quattro amati figli, scesero dai loro destrieri, con gli occhi fissi verso l'altra sfonda di terreno, sulla quale li attesero gli avversari. Darnes affiancò suo padre, e strinse a sé il proprio scudo rettangolare, ricoperto di grandi spuntoni argentati e luccicanti sul davanti. Puntò col proprio sguardo ogni singolo soldato e, con fierezza, alzò lo sguardo, con un piccolo ghigno stampato sul volto. Edward, Sebastian e Lucas, anche loro affiancati al loro padre, strinsero saldamente i loro scudi rotondi e d'oro. Con i loro occhioni azzurri come il ghiaccio, i tre fratelli incrociarono finalmente lo sguardo con colui che tanto odiarono e disprezzarono. Proprio questo, iniziò a battere le mani lentamente, mentre avanzò di ben cinque passi, rivolto verso i due Re e i quattro principi. Li guardò uno ad uno, con quei suoi occhi azzurri che, lentamente, luccicarono di argento, come per dimostrare ancora una volta alla razza estranea la loro vera natura. Dopo aver applaudito, il Re ibrido lasciò le mani a mezz'aria, come per indicare tutti i soldati avversari con un falso sorriso stampato sul volto, delineato dalla sua folta barba grigia. «Marcus Harsen e Alex Dank... che onore.» disse con acidità l'uomo davanti a loro, mentre trascinò dietro di sé il manto verde scuro, legato all'armatura in rame e cuoio. «Proprio tu, William Shian, parli d'onore?» domandò subito Alex, con tono aspro e con occhi taglienti. William, il Re ibrido, si accarezzò la testa priva di capelli e scoppiò a ridere ad alta voce. «Allora non hai perso la parola, Alex. Sai, in molti dicono quanto tu sia silenzioso.» rispose William, mentre viaggiò con lo sguardo sui volti dei quattro principi, con calma ma con malignità pura.
Nel mentre, accanto a lui, si avvicinò lo stesso ragazzo che, istanti prima, osservò l'intero arrivo delle truppe. Con le mani dietro la schiena, camminò con calma e compostezza accanto al padre, rivelando finalmente ogni suo minimo particolare che lo caratterizzò alla perfezione; il naso stretto e lungo, il suo largo sorriso lineato non solo dalle sue labbra fine ma anche dal suo marcato volto, dalle mascelle delineate dalla sua corta barba scura. La sua pelle olivastra luccicò leggermente contro un raggio di sole arancione e i suoi capelli castani rivelarono alcuni riflessi biondi. Col suo corpo slanciato e snello, arrivò alla stessa altezza del padre, nonché quest'ultimo fosse per metà vampiro e umano. I quattro giovani, riconobbero subito il trentenne accanto al Re, soprattutto dai suoi acidi sguardi intimidatori che rivolse soprattutto verso i quattro giovani guerrieri davanti a lui.
Edward, Darnes e Lucas, non diedero retta ai suoi sguardi provocatori, Sebastian invece puntò il suo pericoloso sguardo contro il principe ibrido davanti a sé, e da sotto l'elmetto, i suoi occhi luccicarono di un azzurro tagliente. Piegò leggermente il volto di lato e lo fissò, senza battere le palpebre, poi, ghignò lentamente, mostrando al nemico davanti a sé una falsa espressamente di sorpresa nel vederlo. «Amico mio, Sebastian... per me è impossibile non riconoscerti.» parlò l'ibrido, rivelando finalmente la sua chiara ma virile voce, piena di malignità. «Non sapevo che adesso avessi degli amici... Alan.» rispose subito Sebastian, scandendo perfettamente ogni singola parola, soprattutto, il nome del principe ibrido che gli rivolse la parola.
«I patti esistono per essere mantenuti... Io non vi ho chiamati quì per spargere sangue, ma per mettere in chiaro alcune cose.» parlò William, mentre camminò con calma verso sinistra, con le mani dietro la schiena, poggiate al di sotto del manto verde scuro poggiato sopra sua schiena. Osservò, per un veloce istante il sole, che pian piano andò sempre più a morire dietro le montagne, poi, ritornò con lo sguardo fisso sui due Re. «Così ci sorprendi, William. Non sei desideroso di sangue? Cerchi un compromesso?» domandò Marcus, sarcasticamente. Alzò le sopracciglia e con un cenno della testa lo indicò; gli avrebbe sputato in faccia, se solo avesse potuto. Avrebbe persino alzato per primo la spada, in gesto d'attacco, ma non l'avrebbe fatto così facilmente... non sarebbe di certo caduto in basso per volere di uno sporco e falso ibrido dalle mille maschere.
Il vento soffiò di colpo contro di loro e tutti si zittirono solo per scambiarsi sguardi freddi ma rabbiosi. Alan, con ancora quel ghigno stampato sul suo marcato volto, fissò i tre fratelli Harsen, mentre alle sue spalle, in mezzo alla prima fila di soldati, avanzò con spavalderia un uomo... dai folti capelli castani, lunghi fino al collo... gli occhi grandi e azzurri, la pelle pallida e chiara e il volto ben definito da forti lineamenti quasi quadrati... la sua statura, alta e possente che, con pericolosità, superò tutti i soldati dietro di lui. Sebastian riconobbe immediatamente quel passo marcato dell'uomo che si mostrò con coraggio, dopo anni, risentì il suo forte odore di muschio entrare fin dentro le sue narici... lo stesso odore, che sentì sul corpo di Maria quando la ritrovò in fin di vita sulla neve. I suoi occhi azzurri si rivolsero lentamente e con incredulità contro la figura di Elliot, nonché braccio destro di William e Alan... il soldato preferito del reame. «Di che cosa sapeva la tua paura, Sebastian? Ti ricordi?» Parlò con maleducazione l'uomo, in toni confidenziali con il principe che, a distanza davanti a lui, lo fissò... immobile come una statua e con gli occhi fissi sulla sua robusta figura. William alzò la testa e, ancora una volta, rivolse i suoi occhi verso il sole, come se stesse attendendo ancora qualcosa...
Edward, Lucas e il cugino, Darnes, non prestarono troppa attenzione ad Alan, non diedero retta alle sue strane doti di poter manipolare le loro menti, in qualche modo. Si controllarono, anche se il loro sangue ribollì nelle loro vene all'arrivo dell'ennesima minaccia che, in quel momento, avrebbero desiderato non incontrare. «Io lo ricordo. Sapeva di... donna, come quella biondina che uccisi, staccandole la testa. Lo stesso odore era impresso su quella corvina che tu tanto ami... sapeva di rose rosse.» a quelle orribili parole, dette con così tanta malvagità dalla bocca di Elliot, Darnes poggiò lentamente la mano destra contro il manico della propria spada e con la schiena si chinò leggermente verso il basso. Alex e Marcus strinsero i pugni, quasi ringhiarono, ma non mossero nemmeno un dito. Sebastian fissò Elliot, in perfetto silenzio, col corpo fermo e teso; quel suo essere così silenzioso e immobile, allarmò subito Edward che, con forza, strinse un suo polso.
Sebastian quasi non sentì il tocco del fratello, per quanto fu forte la rabbia che bruciò dentro le sue membra. Scariche quasi elettriche di adrenalina spaccarono le sue ossa, come per smuoverlo da sul posto, al balzare sopra i corpi di William ed Elliot e sbranarli vivi... ma non si mosse.
Quella sua rabbia lo confuse gli fece perdere il controllo lentamente, più lo guardò, e più la ragione spense il suo cervello. Ogni senso logico volò via come il vento.
«Non cerco un compromesso, Marcus...» disse William, mentre il sole calò sempre di più dietro le montagne e i raggi lucenti svanirono, lasciando spazio alle prime ombre dell'oscurità. Il Re ibrido, dunque, ghignò, «Cerco solo mettere in chiaro... chi è che comanda.» continuò, e non appena la grossa sfera di luce morì dietro le alte montagne, un forte rumore metallico e di fuoco di accese in aria, sopra il cielo stellato... sopra le teste delle due truppe.
Il forte odore di bruciato attirò pericolosamente l'attenzione dei vampiri, tanto che alzarono subito gli sguardi verso l'alto e, proprio sopra di loro, più di cento frecce infuocate calarono in picchiata contro i loro corpi e, assieme a queste, anche delle grosse palle di fieno e legno infuocato, vennero catapultate contro di loro.
Marcus abbassò lo sguardo verso William, con gli occhi granati... e quando lo guardò, questo spostò finalmente le mani che portò per tutto il tempo dietro la schiena e, con un falso sorriso, mostrò con spavalderia due dita della sua mano che stettero incrociate fra loro...
STAI LEGGENDO
𝐈𝐥 𝐏𝐫𝐢𝐧𝐜𝐢𝐩𝐞 𝐞 𝐥𝐚 𝐒𝐞𝐫𝐯𝐚
Fantasy"Ella fu così tremendamente diversa, così ribelle, così forte ma allo stesso tempo fragile come una rosa rossa. Quella piccola donna stravolse l'orgoglio e la potenza di quel vampiro così mostruosamente e pericolosamente affascinante, da costringerl...