𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 92° - 𝑰𝒍 𝒑𝒂𝒔𝒔𝒂𝒕𝒐 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒂.

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Con gli occhi già lucidi, Maria non rispose.
Rimase ferma, con gli occhi fissi su quelle vecchie ferite ormai cicatrizzate e bianche. Gli occhi di Sebastian si mossero con calma sul corpo coperto della corvina, analizzando ogni singolo particolare che lui, sin dall'inizio, riuscì a notare con chiarezza. Per la prima volta, qualcuno le domandò di quelle ferite passate, qualcuno si interessò davvero, a qualcuno importò di quelle ferite, Sebastian avrebbe voluto saperne il perché, a tutti i costi.
Quella donna era sua, nessuno oscuro segreto li avrebbe distanziati, con lo sguardo le comunicò di non preoccuparsi, di parlarne... lei era sua, mentalmente e fisicamente, con lo spirito, con le pupille dei loro occhi incastrate fra di loro in sguardi persi nell'amore più puro e sincero, che finalmente sbocciò allo scoperto senza vergogna, regalando al loro orribile orgoglio un vago posto nel dimenticatoio nelle loro menti. Maria provò a parlare, ma non ci riuscì del tutto, le parole morirono fra le sue labbra e il respiro bloccato a metà nella sua gola; ricordò quando Anna e Lucas parlarono con lei sul suo passato, anche con Edward... loro non proferirono parola con Sebastian, non osarono raccontare il suo passato a lui.
Solo lei, avrebbe potuto raccontare con tutto il cuore ogni singola sfaccettatura della sua vita, fino all'arrivo in quel regno. Sebastian la strinse a sé, avvolse un braccio attorno al collo di lei e l'attirò a sé con sicurezza, mentre con l'altra mano libera la strinse sulla coscia piena, massaggiandola.
La guardò negli occhi, lei era pronta a parlare, l'avrebbe fatto, ma il suo corpo continuò ancora a rifiutare tutto quel dolore, al starsene zitta e immobile e fissare un punto impreciso con lo sguardo vuoto. Ma Sebastian aspettò, la guardò dritta negli occhi studiando il linguaggio del suo corpo, osservando come i suoi occhi neri continuassero a viaggiare ovunque increduli, vivaci, cupi... il suo volto espresse un miscuglio di emozioni che la ragazza non riuscì a mantenere a bada. «Io... non ricordo niente...» sussurrò lei, con un tono colmo di panico. «Il mio cognome, la lingua del mio regno, la prima volta che ho sanguinato, dove sono nata... non ricordo... io non ricordo...» il respiro le tremò, ma la mano di Sebastian si poggiò immediatamente sul petto tremolante di emozioni di lei. «Quello che ricordi, Maria... ti aiuterò io a ricordare ogni cosa, ma ho bisogno di sapere... ti prego

"Ti prego."

Sebastian la implorò, per la prima volta.
Maria lo guardò dal basso, con quegli occhi innocenti e misteriosi, neri come gli abissi dell'oceano, dentro i quali l'oscurità prendeva mostruosamente forma cibandosi della luce vitale. La corvina annuì lentamente, si mise comoda fra le braccia del suo amante e con le dita tastò la pelle pallida di un suo fianco, creando disegni immaginari per concentrarsi nel suo discorso. Non lo guardò negli occhi, dettaglio che a Sebastian non sfuggì; insicurezza...
«Lauren, era una combattente...»
«Chi era Lauren?»
«Mia madre.»

Maria gli sorrise, ma Sebastian sentì un vuoto, sentì qualcosa nel suo petto, sentì la profondità di uno strano dolore che lesse negli occhi della sua amata, nonostante lei cercasse in tutti i modi di nasconderlo

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Maria gli sorrise, ma Sebastian sentì un vuoto, sentì qualcosa nel suo petto, sentì la profondità di uno strano dolore che lesse negli occhi della sua amata, nonostante lei cercasse in tutti i modi di nasconderlo. «Andrew, si chiamava così mio padre... quando loro si innamorarono, erano giovanissimi. Ma non è stato facile, la sorella di mio padre odiava a morte mia madre, era invidiosa perché voleva che lui sposasse una donna più sottomessa e non ribelle come lo era Lauren.» Maria parlò, Sebastian sorrise e corrugò la fronte:
«Era una testa calda come te?»
«Oh si... lei amava combattere, mio padre la sfidava ogni giorno, lei era intrepida, audace, tenace, ribelle, con uno spirito dominante da far paura.» La corvina si sistemò meglio accanto a lui e con la mano accarezzò tutto il fianco del suo principe, mentre quest'ultimo l'ascoltò con estrema curiosità, la sua sete di sapere non l'avrebbe mai portato al stancarsi di lei e della sua voce. «Lei amava lottare con la spada, era incredibilmente affascinante quando la vedevo allenarsi davanti ad una delle cascate del mio regno... io la fissavo, e vedevo i suoi capelli corvini svolazzare ad ogni sua mossa, e poi intravedevo i suoi occhi verdi, il suo sorriso, la sua voce melodiosa ma anche severa... era bellissima, Seb, mia madre era una delle donne più belle di tutto il regno, mio padre uno dei più invidiati per le sue straordinarie capacità da manuale. Andrew costruiva spade, archi, lavorava il legno, sai? Costruì la maggior parte degli arredi interni del castello del reame nel mio regno, lavorava i metalli, sapeva cacciare e lottare.» Sebastian la fissò, assottigliò a volte gli occhi e fissò il suo volto, immaginando a pieno le fantastiche scene di lotta fra la bellissima Lauren e il premuroso Andrew, pensò a quanto bella fosse davvero la madre di Maria e a quanta invidia preservarono la gente del popolo per il padre. «Mio padre aveva gli occhi neri e grandi, grandi... ma era l'amore proibito di ogni donna. Era affascinante, alto e possente, il volto marcato e il naso a patata... io amavo stringere il suo naso così» Maria avvicinò la mano al naso del suo giovane uomo, giro la mano e prese con due dita il suo naso e le mosse. Il biondo ridacchiò, lasciandosi anche accarezzare il fianco da lei senza alcuna paura di "ricordare" quei vecchi tocchi smaniosi, poiché Maria riuscì solamente a trasmettere purezza in quelle sue carezze.
La corvina ridacchiò, parve una bambina: «Lui riusciva a prendermi in braccio con una sola mano, mi metteva in spalla e mi portava con lui a vedere come lavorava. Mia madre non voleva che io nascessi per compiere solamente lavori femminili, ma anche maschili. Anche mio padre voleva questo. Quando Lauren si allenava con la spada d'argento che mio padre realizzò per lei, giocava con me, mi prendeva in braccio e mi mostrava ogni singola mossa di combattimento. Mio nonno, il padre di mia madre, mi insegnò a cacciare tirando con l'arco.»

𝐈𝐥 𝐏𝐫𝐢𝐧𝐜𝐢𝐩𝐞 𝐞 𝐥𝐚 𝐒𝐞𝐫𝐯𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora