𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 43° - 𝑽𝒊𝒔𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒅𝒐𝒍𝒐𝒓𝒐𝒔𝒂.

1.4K 70 7
                                    

E ancora una volta, rimase da sola quella notte.
Sola... fra quelle quattro mura.
Fra le lenzuola.
Con il rumore del mare e del vento.
Sola, con i suoi pensieri.
Non vide Sebastian quella notte, non lo sentì nemmeno, scomparve quasi, si sentì addolorata. Non riuscì a dormire, lo pensò costantemente, senza tregua, lo pensò col cuore, con ma lente, col corpo... gli mancò, in ogni cosa. Quella visione la turbò, più ci pensò, più si sentì male. Più pensò alle lacrime di Sebastian, più si sentì strana e quasi debole. Pensò ad ogni cosa, si sentì sbagliata, ingrata e, per qualche assurdo motivo, si sentì ignara su molte cose. Ne fu certa, seppe che quelle sensazioni che lei stessa sentì significarono qualcosa, quell'oscurità la turbò molto e sperò con tutta se stessa che, prima o poi, avrebbe compreso l'origine di quell'oscurità. Ma per quella notte si rassegnò, si arrese ancora una volta ai propri sentimenti e alle proprie emozioni, si lasciò trasportare dalla tristezza e dalla malinconia, così si stese sul letto, con ancora la vesta addosso. Il cuore tremò, chiuse gli occhi fra le lacrime e pianse in silenzio;
immaginò Sebastian accanto a sé, lo immaginò con quel suo sorriso inconfondibile che la guardò...
Immaginò le mani di Sebastian che le accarezzarono i capelli...
Immaginò i suoi occhi azzurri e furbi come un felino che, con astuzia la guardarono...
Immaginò le sue tenere lentiggini sulle gote come costellazioni che desiderò tanto accarezzare...
Immaginò il suo corpo, i suoi fianchi sinuosi che desiderò stringere con gelosia a sé...
Immaginò la sua schiena possente che la sovrastò, quella schiena piena di quei strani segni che lei avrebbe accarezzato con amore...
Immaginò i suoi capelli biondi e leggermente ricciolini, avrebbe passato giornate intere con le dita fra quei soffici boccoli d'oro.
Immaginò le sue labbra carnose e rosse, sentì la matta voglia di baciarlo... Maria si sentì impazzire.
Immaginò i suoi canini che si scontrarono con le proprie labbra, poi contro la mascella, poi sul collo...
«Perchè... perché non posso diventare come te?» Pensò Maria col corpo tremolante e le lacrime agli occhi, sentì chiaramente il principe sopra di sé, parve così stranamente reale...
Sentì ogni suo muscolo, sentì ogni suo sospiro e ansimo che gridò sete di sangue... lo sentì chiaramente, sentì il suo profumo inconfondibile. Quegli occhi glaciali brillarono di rosso e di pericolosità pura, i suoi canini desiderarono perforare quel collo così ammaliante e la sua forte sete lo guidò verso la strana e matta voglia di trasformarla sotto di lui. «Smettila di amarmi.» disse Sebastian quasi in un ringhio, lo disse contro l'orecchio di Maria, lei aprì gli occhi incredula e vide il suo corpo, vide la sua schiena... lo strinse a sé all'istante. «Io ti amo... ti amo...» sussurrò lei fra le lacrime, tremò e strinse la sua schiena con le mani con gelosia, non l'avrebbe lasciato. Sebastian respirò contro il suo orecchio quasi con l'affanno, come una bestia feroce, ma quella volta la sua bestia, nonostante gridasse fame di quel corpo caldo e vivo, allo stesso tempo lo frenò.
Non la toccò.
Non la morse.
Non la baciò.
Strinse i suoi capelli corvini con una mano, respirò contro il suo orecchio, poi passò le sue labbra sul collo della fanciulla; più lei impazzì, più lui impazzì. «Non voglio più avere niente a che fare con te. Non guardarmi, non desiderarmi, non pensarmi, lo stesso farò io con te.» disse Sebastian, ma quando parlò, strinse i pugni ai lati della testa della giovane, come se qualcosa lo stesse infastidendo... anzi, attraendo.
«Perchè Sebastian...?»
«Perchè noi... io e te, non siamo giusti. La nostra unione è sbagliata. Io non posso amare un'umana... un'assassina. Io non posso amare te.»
«C-cosa intendi? Ti prego... io ti amo...»
Sebastian la guardò negli occhi e Maria singhiozzò, le sue lacrime rigarono le sue guance e, come mille lame roventi nel cuore, la fanciulla sentì il proprio petto quasi in fiamme. «Evitami. Ignorami. Odiami.» disse ancora lui con serietà, più parlò, più strinse i pugni sulle lenzuola. «Perchè, Sebastian?! Perché?!» esclamò Maria, si sentì distrutta e la sua anima sanguinò di dolore. Le sue mani si poggiarono sul volto del principe, le dita accarezzarono le lentiggini e la pelle bianca e liscia di lui. Sebastian sospirò quasi di piacere a quel tocco, si sentì strano ancora una volta e il suo petto bruciò proprio come fuoco. Sentì il proprio cuore battere, e ciò lo spaventò a morte, lo terrorizzò. Si sentì vivo al tocco di Maria, il suo petto si mosse in respiri irregolari, le sue mani tremarono e quel maledetto muscolo vitale si mosse nel suo petto per tre volte. Non fu normale. Non sarebbe dovuto succedere. Non capitò con nessuna. Maria lo rese vulnerabile all'amore... amore? Davvero? Quello fu l'amore? Il biondo quasi vacillò su un lato, i suoi occhi di sgranarono e con rabbia si spostò da lei e indietreggiò. Respirò come una bestia, la desiderò in ogni modo, desiderò ogni cosa di lei, ma quella sensazione di calore nel suo petto lo terrorizzò ancora... il suo cuore prese a battere ancora, di nuovo. Maria si alzò all'istante dal letto e con lentezza avanzò verso il principe, ma questo indietreggiò verso l'ombra, in un angolo della cella. «Io ti odio. Ti ho sempre odiata.» rispose Sebastian, quasi ringhiò e parlò a denti stretti; la paura scatenò in lui rabbia, ancora una volta. Maria si bloccò all'istante, fermò una mano a mezz'aria, la porse verso di lui poiché avvertisse perfettamente ogni sua paura.
Ma quelle parole la distrussero ancor di più....
«C-cosa...?»
«Io amo Cristina.»
A quelle parole, una forte fitta quasi trafisse il petto di Sebastian, come tre spade. Il biondo si toccò il petto e ringhiò.

«Non mentire all'amore. Non mentire a Dio, lui sa cosa vuoi veramente.»

Quella voce femminile che Sebastian ricordò alla perfezione... rimbombò nelle sue tempie. Maria non la sentì, lo fissò con le lacrime agli occhi mentre il suo anello brillò, e Sebastian lo guardò. Avvertì qualcosa in quel luccichio, sentì come una voce maschile che gli parlò, quasi in un avvertimento e, per la paura, ringhiò di nuovo. «Io ti odio, Maria! Ti odio.» esclamò Sebastian con occhi lucidi e Maria sussultò, levò subito la mano da lui e la strinse al petto. Il cuore di Maria batté all'impazzata, rimbombò nelle orecchie di Sebastian, ma qualcosa... qualcosa lo turbò, lo lasciò sbigottito. Abbassò d'istinto gli occhi verso il ventre della fanciulla e, come una sorta di strana visione, vide una leggera scia rossa dentro di lei e, assieme ai suoi battiti, ne sentì un altro... un altro battito, più veloce e marcato.
Poi, vide come un cerchio rosso sul ventre di lei, quasi impazzì. Sebastian non proferì parola, svanì semplicemente davanti agli occhi di Maria e, come sempre, al suo posto, rimase una leggera nube nera e grigia, come ogni vampiro. Maria scoppiò in lacrime, si strinse il petto e cadde in ginocchio come una dannata. Sentì la propria anima in fiamme, sentì le proprie ossa spezzarsi per il dolore, la sua testa bruciò... si sentì impazzire, anche lei. «Sebastian... Sebastian...» mormorò lei fra le lacrime. Quasi non respirò, tremò incontrollabilmente, si piegò in due mentre il forte calore misto al dolore dentro il petto aumentò, come accadde al principe.

E per liberare quel dolore, Maria urlò il suo nome fra le lacrime, la sua voce rimbombò ovunque, sopratutto nella testa di Sebastian che, inginocchiato nella propria camera, pianse per lei.

𝐈𝐥 𝐏𝐫𝐢𝐧𝐜𝐢𝐩𝐞 𝐞 𝐥𝐚 𝐒𝐞𝐫𝐯𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora