Il sole quel pomeriggio calò troppo presto, come se il mondo stesso non avesse la pazienza di poter aspettare allo scontro del giorno seguente. Il cielo si tinse di tristezza, le nuvole si lacerarono come carne e il loro colore divenne pallido, come un corpo inerme. Il sole svenne dietro le montagne più alte, mentre la luna accompagnò con sé le tenebre che, quella notte, avrebbero regnato quasi con angoscia. I cittadini si ritirarono in perfetto silenzio all'interno delle proprie abitazioni, ansiosi e quasi impauriti, preoccupati per la vita del loro amatissimo Re e dei suoi figli. Nel regno del Sud, ogni cittadino accese una candela, una per ogni singola famiglia e per ogni singolo bambino; molti di questi le tennero fra le mani, mentre gli adulti e gli anziani, le poggiarono davanti le loro finestre, in simbolo di ricordo che la loro forza avrebbe accompagnato il coraggio di tutti gli uomini in guerra, soprattutto del loro Re, Alex, e del principe Darnes.
Con l'arrivo della notte, ogni singolo soldato avrebbe goduto delle - ormai - poche ore disponibili a loro per il totale riposo e preparazione psicologica a ciò che avrebbero affrontato all'alba. Dunque, il popolo, per mostrare a loro ancora supporto, amore e rispetto, a differenza del regno del Sud, ogni luce fu spenta e ogni lavoro venne fermato all'istante non appena il sole svanì completamente dietro le montagne. Il buio calò sull'intero regno, il silenzio trionfò e la notte dominò persino sopra le onde del mare, le quali, non si agitarono minimamente. Appena il sole calò, Maria si ritrovò completamente sola all'Interno del castello, non ci fu anima viva... quando tornarono dai boschi, subito i quattro principi corsero a riporre i propri destrieri all'interno delle scuderie e diedero a loro un'ultima sistemata definitiva. Anna accompagnò Maria fin dentro le mura e, solo a metà strada, questa dovette lasciarla per prendersi cura di Olivia, quella notte... L'ultima, definitiva notte, nella quale Maria avrebbe visto Sebastian un'ultima volta.
Respirò con calma, mentre camminò con lentezza verso la propria "stanza", nei sotterranei, i suoi occhi guardarono solo verso il basso e la sua mente fu annebbiata da una grossa nube nera che disturbò ogni sua singola emozione positiva. Le dita delle sue mani si mossero freneticamente fra loro, i suoi occhi quasi non espressero nessun tipo di emozione ma, il suo cuore, palpitò veloce come un cavallo in corsa. Non solo al pensiero del principe, ma alla guerra che quest'ultimo avrebbe affrontato a distanza di sole poche ore.
Una notte sola...
Maria avrebbe così tanto voluto averlo accanto a se, avrebbe così tanto voluto baciare le sue labbra, stringerlo a sé, accarezzare i suoi capelli chiari e corti... avrebbe così tanto voluto, con tutta se stessa, contare ogni singola lentiggine stampata sul suo volto...
fino a quando non sarebbe risorto il sole...
fino a quando, Lui, sarebbe scomparso fra le sue braccia... fino a quando, Lui, non sarebbe definitivamente partito.
Maria non pensò maliziosamente al suo corpo, non pensò minimamente alla perversione di lui, ma pensò soltanto a quanto sarebbe stato bello baciarlo e levar via ogni sua singola paura.Anche se, le paure più tremende, furono nascoste proprio in lei. Nel profondo della sua conoscenza. Impresse fin dentro le sue ossa e imprigionate da un dolore grande quando l'oceano più profondo.
Perché questo fu lei, un abisso di profondità oscura.
Non comprensibile a tutti.
Una profondità di silenzio che avrebbe terrorizzato qualsiasi persona, ma tranne una.
Tranne Lui.Mentre oltrepassò un angolo del corridoio principale, tutte le candele dietro di sé si spensero all'unisono, e una scia di vento fin troppo forte attirò subito l'attenzione della giovane umana che, stranita, si voltò con stranezza. Osservò le candele spente, poi guardò il corridoio davanti a sé, insospettita da qualcosa... Quella notte non ci fu vento, e anche se ci fosse stato, le finestre furono SEMPRE ben chiuse e quasi sigillate. Niente e nessuno sarebbe riuscito ad aprirle. Anche se con sospetto, Maria si voltò nuovamente in avanti, così da proseguire la propria strada ma... Una stanza a lei sconosciuta, apparve davanti a sé, improvvisamente. Attorno vide solo delle mura molto basse, in pietra, il tetto - anch'esso in pietra - toccò quasi la testa di Maria, ma di poco, e il pavimento, fu parecchio sporco e pieno di polvere e pietre. Grazie a tre candele ancora accese, Maria osservò la netta somiglianza della stanza alle segrete del castello e, dalla polvere, intuì che quel posto, all'interno del castello, fu quasi abbandonato; anzi, non utilizzato da parecchi anni. Maria indietreggiò di due passi e si guardò intorno con la fronte corrugata, si sentì spaesata e parecchio spaventata... si ritrovò in quel posto senza un reale motivo, un enorme stanza completamente vuota, fredda e illuminata solo su un lato del muro da tre semplici candele, poggiate con poca cura sopra un vecchio tavolo in legno quasi rotto. La fanciulla strinse i pugni, confusa e sopraffatta da una terribile ansia che le rivoltò lo stomaco. La stanza fu così tremendamente silenziosa, che Maria riuscì a sentire, contro le proprie orecchie, il proprio sangue pulsare fra le sue tempie.
Cerco inutilmente con lo sguardo una porta o una via di scampo da quel posto, assottigliò gli occhi e guardò il buio, mentre il suo corpo la costrinse al non muoversi dall'unico punto illuminato della grande stanza. «Sai perché sei quì?» parlò improvvisamente una voce a lei molto familiare, proprio dietro le sue spalle, quasi a distanza, fra l'oscurità. Maria sussultò e sgranò gli occhi, ma appena riconobbe quella voce, si voltò lentamente verso colei che le rivolse, finalmente, la parola. Il fuoco delle candele illuminò una parte del volto di Maria, facendo sì che proprio Cristina potesse osservare la rabbia e la freddezza nello sguardo pungente dell'umana. L'ansia e la paura svanirono, e al loro posto, un forte senso di fastidio e rabbia presero il controllo di ogni singola reazione della corvina.
Cristina, poggiata contro un muro, poco vicino dalla luce delle candele, finalmente si spostò in avanti e, con altezzosità, camminò verso l'umana che, indifferente, la fissò con rabbia. Maria strinse lentamente i propri pugni e con gli occhi scrutò la strana pancia gonfia della vampira. «Questo è uno dei motivi per i quali tu sei quì, adesso.» disse Cristina, con calma e indifferenza pura. «Cosa vuoi...» domandò Maria, con un tono di voce calmo ma sicuro, mentre i suoi occhi non si scollarono dalla figura della castana. «Non desidererai la casa del tuo prossimo... non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo... non desiderare la donna d'altri.» rispose semplicemente Cristina, ormai dietro la schiena di Maria e, con i suoi occhi già rossi e luccicanti, osservò i segni che Sebastian le lasciò addosso... soprattutto il suo profumo.
A tutto ciò, ghignò pericolosamente.
«Hai mai letto i comandamenti, Maria? Tu non puoi desiderare ciò che appartiene già ad altri... Come devo spiegartelo?» le sussurrò con un tono strano, quasi curioso ma oscuro. Maria guardò dritto davanti a sé con rabbia, il tono di voce della castana le mise i brividi, ma quei semplici giochetti psicologici non l'avrebbero di certo impaurita facilmente. La corvina si voltò con coraggio verso la vampira dietro di sé, i loro volti furono vicini e i suoi occhioni neri penetrarono dentro quelli rossi di Cristina, la quale ricambiò il suo sguardo, ma con più pazzia... quasi con stranezza, come se non fosse più in lei... come se quella fastidiosa donna dalla voce stridula fosse scomparsa totalmente. «Sei gelosa, Cristina?» le domandò Maria e, a quella domanda, la castana l'afferrò violentemente dai capelli e le tirò il capo indietro, poi le avvicinò il volto e con spavalderia le mostrò i canini. «Chissà... se Sebastian ha mai baciato le tue labbra.» le sussurrò, e con gli occhi scese proprio sulle labbra di Maria, mentre questa lottò quasi contro la forza della vampira. La tenne stretta dai polsi e, inaspettatamente, poggiò le proprie labbra contro quelle dell'umana, e l'avvicinò a sé... sempre di più, sempre con più forza e rabbia. Scrutò il suo profumo e, mentre mosse leggermente le labbra contro le sue, una strana e piccola nube lillà viaggiò dalla sua bocca a quella di Maria... ma lei non sentì e non vide nulla di tutto ciò.
Semplicemente, la corvina sgranò gli occhi e si dimenò inutilmente, allontanò leggermente la propria testa, ma subito i canini di Cristina causarono un piccolo taglietto su un lato delle sue labbra. La vampira si staccò lentamente e, con falso dispiacere, la guardò con un fastidioso broncio, «Oh Mary... puoi avere il suo odore sul tuo corpo, ma sulle tue labbra io non lo sento... Sai, è difficile da spiegare ciò che ho da dirti, prima di ridurti a brandelli e gettarti in mare.» disse Cristina, mentre passò un dito contro la scia di sangue che scese dalle labbra tremolanti di Maria.
A quelle parole, l'umana deglutì e la scansò con ribrezzo, poi si allontanò di due semplici passi e, sommersa ancora una volta dalla curiosità, guardò la strana protuberanza davanti la pancia della vampira.
Appena questa notò quel gesto, ridacchiò, e con calma iniziò a camminare attorno a Maria:
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𝐈𝐥 𝐏𝐫𝐢𝐧𝐜𝐢𝐩𝐞 𝐞 𝐥𝐚 𝐒𝐞𝐫𝐯𝐚
Fantasy"Ella fu così tremendamente diversa, così ribelle, così forte ma allo stesso tempo fragile come una rosa rossa. Quella piccola donna stravolse l'orgoglio e la potenza di quel vampiro così mostruosamente e pericolosamente affascinante, da costringerl...