𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 15° - 𝑶𝒅𝒊𝒐 𝒐 𝒐𝒓𝒈𝒐𝒈𝒍𝒊𝒐?

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«Vedi, Maria, nostra sorella quand'è nata ha avuto una sorta di... ferita, se così si può dire.» rispose Edward, mentre Sebastian guardò in basso serrando la mascella, come se si stesse innervosendo nel sentire parlare di quel discorso. Maria aggrottò la fronte confusa e dispiaciuta, «E questa ferita cosa le causa?» domandò ad Edward, e il biondo portò indietro i capelli lunghi guardando un attimo in basso, «Noi vampiri non dormiamo spesso, solo quando ne abbiamo bisogno o quando vogliamo, ma soprattutto quando siamo deboli o feriti. Credo tu sappia queste cose, mh?» - «Si, so ogni cosa.» rispose subito Maria, lasciando che Edward finisse il discorso: «Bene. Questa "ferita" dietro la sua schiena non rimargina da anni, impedendole così un sonno normale come ogni bambina della sua età. Passa l'intero giorno a dormire, svegliandosi solo nel cuore della notte per cibarsi un po', per poi riaddormentarsi.» a quelle parole Maria sentì come un vuoto nel petto, mentre Sebastian sorrise con falsità e con tristezza, «Ringraziamo gli umani e gli ibridi per questo.» sussurrò con rabbia, «Sebastian, taci.» lo rimproverò Edward, ma Sebastian guardò con sguardo rabbioso Maria. «Questo problema del sonno le causerà problemi?» domandò con dolore Maria, sua per la notizia e sia per le parole di Sebastian. «Le causerà poco sviluppo nel corpo, ciò sta a significare che non arriverà ad avere un corpo adulto come nostra madre e di conseguenza sarà sterile.» rispose Edward con difficoltà, e Maria comprese in pieno quelle tristi parole, immedesimandosi per un attimo in lui per capirne il dolore a pieno. «Quindi la boccetta serve per tenerla sveglia?» domandò lei, «Si, anni fa questo antidoto funzionò su di lei, ma solo per poche settimane. Proveremo ad utilizzarla per un paio di giorni, nell'attesa che lo stregone Kaulus venga quì per aiutarci.» rispose Edward, mentre Sebastian sospirò distogliendo lo sguardo dal corpo di Maria, guardando in basso. «È sorprendente che Olivia si sia svegliata stamani.» aggiunse il maggiore con stranezza ma sollievo, «Si, sia ieri notte che stamattina l'ho trovata con me... ora sta dormendo?» - «Si, si è addormentata fra le braccia di Lucas non appena sei andata via con Sebastian.» rispose subito Edward, e subito dopo dal portone spuntò Anna che, non appena vide Maria sorrise. «Santo cielo Maria, dov'eri?! Non riuscivo a trovarti! Non dirmi che sei scappata di nuovo?!» esclamò la rossa correndo verso di lei per poggiare due mani sulle sue spalle e accarezzarla. Maria sentì come calore a quel tocco, si sentì strana e felice... forse perché non provò quelle emozioni per molti anni? «Ero con Sebastian, doveva prendere l'antidoto per Olivia.» disse, osservando poi Edward guardare la rossa da dietro con un sopracciglio alzato e le braccia conserte, e quando il ragazzo schiarì la voce, Anna si girò subito, ridendo. «Mi scusi affascinante uomo dai capelli lunghi e biondi, ci conosciamo?» disse la rossa per stuzzicare Edward, il quale si morde le labbra stringendola dai fianchi, «Zitta e vieni qui.» disse lui, alzandola quasi da terra per stringerla a sé e baciarla di colpo. Maria li guardò con stupore, sorridendo spontaneamente nel guardarli, poi il sguardo di rivolse verso Sebastian, il quale fece un'espressione di fastidio nel vederli, «Andate in camera, santo Dio.» borbottò il biondo voltando lo sguardo dritto davanti a sé, notando ci la coda dell'occhio Maria fissarlo, così ghignò: «In questo momento sono vestito, che cos'hai da guardare?» parlò telepaticamente con Maria, spaventandola quasi dato che la corvina rimase come incantata ad osservare il suo volto da vicino. «Ti odio.» rispose lei, voltandosi per raggiungere il portone che condusse verso i corridoi esterni per non parlarci più, ma il biondo la seguì da dietro senza fretta. «Che vigliacca che sei...» disse lui seguendola, ma Maria aumentò il passo, sembrando, agli occhi di Sebastian, come una bambina capricciosa.
«Sei fastidioso.»
«E tu sei una bambina.»
«Sei odioso.»
«Mai quanto te.»
Maria si fermò a quella parola, voltandosi verso Sebastian che si fermò a pochi centimetri dal suo corpo, «Allora uccidimi.» disse Maria, percependo di nuovo quel maledetto formicolio allo stomaco e quel bruciore al petto. Sebastian rimase fermo ad osservarla senza fiatare, e anziché rispondere, fece dei passi avanti verso di lei, arrivando vicino al suo corpo per guardarla dall'alto, come per sovrastare il suo corpo. «Ucciderti? No, troppo banale per i miei gusti.» sussurrò lui con un tono di voce più grave del solito, il che mise i brividi alla corvina che deglutì, distogliendo lo sguardo con le gote rosse. «Dici di odiarmi, ma più il mio corpo si avvicina al tuo e più il tuo cuore perde il controllo.» sussurrò ancora lui, riuscendo a percepire, in quel momento, ogni punto debole della ragazza. Maria serrò la mascella e con coraggio lo guardò con occhi inferociti, mettendo quasi i brividi al ragazzo che non vide mai quel suo sguardo così accattivante e, agli occhi di lui, sensuale. «Più ti avvicini a me e più ti odio.» sussurrò lei quasi a denti stretti, ma Sebastian ghignò lentamente, cambiando la sua espressione in qualcosa che Maria non vide mai. Senza preavviso le mani di Sebastian si strinsero ai fianchi di Maria, e con l'aiuto della sua velocità la strinse contro il muro, andando a premere un ginocchio contro l'intimità di lei. Maria sentì il respiro mancare, sgranò gli occhi esterrefatta dal suo gesto e, per come la strinse non riuscì a muoversi in nessun modo. Sebastian le strinse i polsi in basso, respirando contro il respiro di lei e unendoli pericolosamente. «Dimmi quanto mi odi, adesso.» sussurrò lui, ma Maria non si arrese, non si tirò indietro e mostrò di nuovo il suo sguardo rabbioso contro di lui, nonostante uno strano calore prese il sopravvento fra le sue gambe. «Ti odio ancor di più.» rispose con coraggio, avvicinando il volto al suo, ma la risposta di lei non fermò di certo Sebastian: spostò di colpo i polsi di lei contro il muro, premendo il proprio corpo maschile e possente contro quello minuto e formoso di lei, sovrastandola del tutto come una bestia feroce. Il ginocchio di lui si strinse proprio sotto l'intimità di lei, scatenandole un piccolo spasmo di piacere e un quasi ansimo incontrollato.
«Adesso?»
«Ti odio... da morire...»
«Ah si...? Mi odi da morire? Interessante...»
Sussurrò lui con occhi rossi e infuocati con quel suo sguardo penetrante e straordinariamente virile e dominante. Avvicinò le labbra di poco a quelle di Maria, ma subito si spostò contro l'orecchio di lei, ridacchiando con sensualità e, senza preavviso, poggiò le sue labbra contro la pelle di lei, scendendo verso la clavicola ma senza posarci baci. Maria chiuse gli occhi e strinse le gambe, lasciandosi scappare alcuni ansimi, Sebastian poi leccò la sua pelle, divertito alle reazioni di lei che lo istigarono a continuare sempre di più, e più lui continuò, più quel calore fra le gambe di Maria si trasformò in qualcosa di più grande che avrebbe voluto soddisfare, ma rimase lì, sofferente e tremolante. «Mi odi, piccola? Mh?» domandò Sebastian al suo orecchio, dandole un piccolo morsetto sul collo come per avvertirla, poi la guardò negli occhi, dando un leggero scatto col ginocchio contro l'intimità di lei, facendola tremare. «S-Sebastian...!» esclamò lei, sentendosi quasi bagnata a quei movimenti. «Mh? Cosa vuoi?» domandò lui, leccandosi le labbra e mostrando i propri canini appuntiti e bianchi, muovendo leggermente il ginocchio contro di lei. Maria strinse di più le gambe, quasi contorcendosi dalle piccole scosse di piacere che sentì; agli occhi di Sebastian parve supplichevole, come se in quel momento lo stesse desiderando davvero. «Hai detto che mi odi, giusto?» disse lui, mollandola di colpo e allontanandosi di due passi, Maria respirò velocemente, lo guardò con occhi lucidi e con le gote arrossate, sentì il corpo caldo come se dovesse prendere fuoco da solo e quella forte sensazione di calore fra le sue gambe parve non svanire. «Si, ti odio.» riuscì a rispondere lei con orgoglio, guardandolo di nuovo con rabbia ma mordendosi le labbra, cercando di ricomporsi. Sebastian ghignò, «Che ribelle che sei, che testarda...» disse lui, voltandosi di spalle per andare via, mentre Maria si strinse la vesta per far svanire quelle maledette emozioni che quasi la costrinsero a raggiungerlo per baciarlo. «Sai Maria, ti ho chiamata bambina prima perché, sai, le bambine hanno sempre bisogno di aiuto con qualcosa...» disse lui, aprendo il portone per raggiungere la stanza opposta, poi si voltò verso Maria con i suoi occhi rossi, e prima di andare via, disse con un ghigno:

«Ma tu prima hai detto di non essere una bambina, quindi risolvi il tuo problema da sola.»

𝐈𝐥 𝐏𝐫𝐢𝐧𝐜𝐢𝐩𝐞 𝐞 𝐥𝐚 𝐒𝐞𝐫𝐯𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora