Capitolo Trentadue

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Seduta davanti alla scrivania nell'ufficio di Viktor rispondevo, paziente, a tutte le sue domande per quanto scomode e difficili fossero. Matt si era fatto spedire da Morgan, l'avvocato ingaggiato a New York, tutti i verbali compilati dalla polizia quando ero uscita dall'ospedale e l'aveva avvisato della collaborazione da parte di Viktor.
Ne avrei fatto a meno ma Cassiopea era stata irremovibile, e anche Phoenix.

Non lo sentivo da quella mattina e sembrava sparito dalla circolazione, nessuno sapeva dove fosse e aveva smesso di rispondere al cellulare.
Dire che ero preoccupata era un eufemismo, stavo letteralmente morendo dall'agitazione.

«Non ti nego che sarà un processo lungo e difficile, soprattutto per te. Ti verrà chiesto di testimoniare e dovrai raccontare tutto quello che ti ha fatto anche precedentemente, questo bastardo è un osso duro e si è circondato dei migliori avvocati di New York, ma noi gli faremo mangiare la polvere, devi solo fidarti di quello che ti dico. Va bene?»

Annuii stringendo le mani tra loro conficcando le unghie nella carne.
Le mani di Cassiopea si posarono sulle mie spalle tese massaggiandole, reclinai il capo per guardarla, mi fece un piccolo sorriso incoraggiante.
Mi faceva strano vederla struccata, senza neanche un filo di mascara o rossetto.
Aveva insistito affinché ci fosse anche lei a quell'incontro così mi ritrovavo lì dentro con lei e Matt.

«Ha minacciato la mia figlioccia, può essere messo agli atti anche questo vero?»

Gli occhi gelidi di Viktor si puntarono nei miei.

«Certo, ogni minima cosa può essere utile Vega.»

Il mio cervello elaborò quell'informazione.
Ogni minima cosa.
Una cosa che non sapeva neanche Matthew.
Quello poteva essere sicuramente rilevante.
Mi raddrizzai sulla poltrona evitando di guardare i due che mi accompagnavano.

«Se avessi una prova, intendo un'ulteriore prova oltre i referti medici, qualcosa di grosso... potremo vincere a mani basse, giusto?»

Le sue sopracciglia corvine si incresparono.

«Be' dipende dal tipo di prova, ma ti ripeto ogni cosa è utile, già siamo a buon punto in ogni caso.»

Rimasi in silenzio riordinando i pensieri e studiando la sua espressione.

«Io ho dei video, della notte dell'aggressione.»

Le mie parole rimasero sospese nell'aria raffreddando l'atmosfera.

«Che vuol dire?»

Fu Matt a parlare, rivolgendomi la parola per la prima volta da quando aveva fatto il nome di Corey a Phoenix.
Non ci eravamo più parlati, non dopo la discussione, non dopo quello.
Sospirai sistemando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Corey non ne è mai venuto a conoscenza, qualche settimana prima mentre lui era fuori città per lavoro ho fatto installare delle telecamere in casa. Per sicurezza.»

Le mani sulle mie spalle strinsero un po' troppo scaturendo un lamento da parte mia. Immediatamente Cass lasciò la presa scusandosi.
Viktor posò la penna con la quale stava giocando sulla scrivania, intrecciò le mani poggiando gli indici sulle labbra e mi guardò dritto negli occhi con espressione seria.
Metteva quasi i brividi.

«Mi stai dicendo che possiedi dei filmati di quella notte. Integrali. Che riprendono tutta l'aggressione, e Howard non lo sa?»

Ancora una volta annuii in silenzio con il cuore che pompava più sangue possibile.
Lo sguardo di Viktor si illuminò quando passò le mani sulle guance, l'espressione trionfante.

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