- San Diego, California.
- Un'ora dopo il risveglio.La stanza era un via vai continuo di persone: infermieri, medici, i nostri amici.
I suoi genitori.
Ed i miei.
Erano tutti lì per lui.«Signori so che siete felici di rivedere Mr. Carter, così come lo sono io, ma adesso ho davvero bisogno che ci lasciate soli, devo visitarlo e inoltre l'orario di visita è finito mezz'ora fa. Potrete tornare domani mattina.»
Assistetti a un raro sfoggio di affetto da parte di Mrs. Carter e un ancor più raro segno di accettazione da parte di Phoenix a quell'abbraccio rapido.
Scott Carter si limitò a stringergli la mano ma nei suoi occhi azzurri brillò un luccichio.«Vega, dovresti andare anche tu. Ti chiamo appena ho finito.»
Sollevai lo sguardo sul dottor White rendendomi conto che nella stanza ero rimasta solo io con lo sguardo incredulo e un po' umido ancora fisso su Phoenix che voltò talmente veloce la testa verso il dottore che scattai in piedi per paura che potesse essersi fatto male.
«No, lei no. Lei resta.»
Nell'ora passata aveva recuperato completamente la capacità di parlare, certo la voce era ancora un po' arrochita però riusciva a non balbettare né strascinare le parole.
Era un ottimo segno, voleva dire che a livello cerebrale funzionava tutto come doveva.Mi avvicinai al lato del letto non occupato dal dottore sedendomi sul bordo e prendendo la sua mano. Gli sorrisi dolce accarezzando la pelle tiepida.
«Aspetto qui fuori, tranquillo. Non vado da nessuna parte.»
Avevo ripreso a parlare, o meglio sussurrare dato che la mia voce era così bassa da non riuscire a usare un tono normale per via del lungo silenzio al quale l'avevo obbligata.
«No. Resta.»
Ripeté intestardito senza neanche rivolgere lo sguardo al dottore che sospirò rassegnato al suo fianco.
Nei suoi occhi lessi però ancora l'ombra di quella paura che aveva avuto quando mi aveva trovata tra le grinfie di Corey.
Non voleva che lo lasciassi.Con difficoltà allontanai lo sguardo dai suoi occhi solo per accertarmi che il dottore fosse d'accordo, quest'ultimo annuì ed io gli sorrisi riconoscente.
«Okay, avanti Mr. Carter, mi faccia vedere se riesce a sedersi e poi ad alzarsi. Dobbiamo valutare le risposte motorie.»
Aveva già fatto tutti gli esami preliminari nel momento in cui avevo avvertito chiunque che si fosse svegliato.
Però non si era ancora alzato dal letto ma non avrebbe dovuto avere problemi dato che non erano state riscontrate ferite che potessero limitargli i movimenti.La ferita più grave era solo quella lì che faceva brutta mostra si sé sulla spalla sinistra, verso il pettorale, dove la fasciatura nascondeva quella che sarebbe stata un'altra cicatrice.
L'ennesima che raccontava la sua battaglia contro l'odio di un altro essere umano.
L'ennesima che lo aveva quasi ucciso.Strinsi i pugni allontanandomi in un angolo della stanza per permettere al dottor White di proseguire con i suoi esami.
Mi concentrai su di loro per non piombare nell'oscurità dei brutti ricordi e dei pensieri asfissianti.Non riuscivo ancora perdonarmelo e sapevo che sarebbe passato molto tempo prima che potessi imparare ad accettarlo.
Accettare che era quasi morto per colpa mia.
Per proteggere me.
E sapevo che lui si sarebbe incazzato a morte se glielo avessi confessato.Con fatica lo vidi sollevarsi sugli avambracci con una smorfia di dolore. Dovetti pizzicarmi la pelle del fianco per evitare di correre in suo soccorso e aiutarlo.
Trattenni il respiro e lo rilasciai solo quando riuscì a mettersi seduto sul bordo del letto facendo penzolare le gambe fino a toccare il pavimento con i piedi.
Il dottor White sorrise e allungò le mani verso di lui.
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Universe's Voice
Любовные романыEssere la secondogenita di sei figli non è mai stato semplice, crescere circondata da cinque fratelli e sorelle, imparare a dividere e condividere tutto, ma Vega ha sempre amato tutto questo. Una famiglia numerosa, amorevole e sempre pronta a sosten...