Capitolo Trentatré

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«È da stupidi!»
«Assolutamente da folli, non se ne parla.»
«È fare il suo gioco, così gli lasciamo l'opportunità di avvicinarsi!»
«Perché invece non state un attimo zitti e lasciate parlare chi è competente?»

La stoccata di Viktor andò a buon segno. Il brusio incessante e fastidioso dei miei fratelli si interruppe subito.
Eravamo tutti riuniti a casa mia, di nuovo, a ragionare sull'idea folle ma dovevo ammetterlo, geniale, di Phoenix.
Joy giocava tranquilla sul tappeto, in sottofondo risuonavano le voci di Mulan e Mushu dal televisore acceso per tenerla impegnata e lasciare a noi adulti modo di poter parlare.

Lasciar parlare loro.
Io mi ero alienata, li ascoltavo parlare e discutere sulle possibili strategie da usare, vedevo Sirio e Altair alterarsi contro Viktor e Phoenix e Cassiopea fare stranamente da mediatrice.
Papà si era schierato dalla parte dei due folli, la mamma dalla parte dei miei fratelli.
Io restavo in silenzio, seduta accanto a Claire e Alya che non mi si era più scollata di dosso neanche per un secondo.

«Credete che possa esprimere il mio parere dato che tutto questo riguarda me?»

Calò il silenzio, tranne per Joy che inconsapevole della diatriba che stava avvenendo alle sue spalle, canticchiava le canzoni del cartone.
I loro occhi si concentrarono tutti sulla mia figura.
Accavallai le gambe guardandoli uno per uno, mancava Matt... dalla nostra litigata al parco lo avevo completamente perso di vista. Non sapevo dove fosse né con chi né cosa stesse facendo.
Ero in ansia ma troppo arrabbiata per contattarlo, mi aveva tranquillizzato solo il trovare le sue cose nella stanza.
Non se ne era andato.

«Hai ragione, scusaci. Sei l'unica che può effettivamente decidere.»

Feci un piccolo cenno di ringraziamento con il capo verso Viktor voltando poi lo sguardo verso tutti gli altri.
Phoenix aveva intenzione di mandare avanti la collaborazione con Corey per la costruzione della nuova sede della casa editrice, per studiarlo, braccarlo e soprattutto non fargli capire che Altair e il resto della famiglia fosse a conoscenza di qualcosa.

Inoltre serviva per depistarlo, Corey non sapeva dove fossi, se avesse avuto anche il minimo sospetto che adesso ero a San Diego non ci avrebbe messo niente ad arrivare. Se di punto in bianco avessero interrotto la collaborazione avrebbe capito tutto. 
Ed io sarei stata fregata.

«È un'idea del cazzo ma potrebbe funzionare.»

Fulminai con lo sguardo Altair che era balzato in piedi, pronto a riprendere la sua filippica. Sbuffò dal naso peggio di un toro pronto ad inseguire il drappo rosso e stringendo i denti riprese il suo posto.

«Tesoro...»

Iniziò la mamma cercando di essere il più conciliante possibile, mi accarezzò il braccio ma il mio sussulto involontario la portò a ritirare velocemente la mano, la guardai mortificata per quella reazione istintiva del mio corpo. Avevo iniziato ad accettare il contatto fisico con loro ma mi risultava ancora molto difficile non spaventarmi quando lo facevano all'improvviso, senza che io potessi prevederlo e capirlo.

«Io credo che invece dovreste lasciar fare tutto a Viktor e gli agenti di polizia.»

Mi lasciai andare a una risata beffarda. La polizia, la stessa che l'aveva rilasciato, probabilmente dopo che il padre aveva pagato un'enorme cauzione.

«La polizia di New York ha il più alto tasso di agenti corrotti d'America, servono a poco. Ho alle spalle quanti, dieci tra i migliori avvocati del Paese? Eppure è riuscito a uscire, continua con la sua vita come se non fosse successo niente, va alle cene, incontra clienti, progetta addirittura un nuovo edificio completamente dedicato alla sua casa editrice come se non avesse tentato un omicidio ai miei danni. Ed io? Io sono costretta a nascondermi dall'altro capo del Paese perché provo paura nel solo udire il suo nome. Se questo è l'unico modo che abbiamo per tenerlo sotto controllo allora lo faremo.»

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