Capitolo Cinquantotto

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«Non ho intenzione di venire con te da nessuna parte.»

Avevo il respiro corto a causa dell'adrenalina che mi scorreva nelle vene al posto del sangue mandandomi in fibrillazione.
Mi guardò dall'alto del suo metro e ottantasette e il volto distorto dalla rabbia mi regalò un sorriso inquietante.

Non disse nulla, con un'eleganza che non comprendevo come potesse mantenere nonostante sembrava stesse per esplodere come un vulcano, mi superò.
Sotto il mio sguardo allibito aprì l'armadio tirando fuori la borsa che mi ero portata dietro per cacciare una maglia e un pantalone.
Li presi al volo quando me li lanciò contro.

«Hai due opzioni Wayne: la prima ti vesti e mi segui senza fiatare, la seconda ti vesto io e ti trascino fuori con la forza. Non sono contrattabili.»

Era irrazionale, assurdo, da folli eppure quando mi lanciò quell'occhiata omicida fremetti sentendo il mio corpo eccitarsi all'istante.

«Come facevi a sapere che ero qui?»

Chiuse la borsa con uno scatto senza degnarmi di uno sguardo.
Mi stava ignorando.
Si muoveva per la stanza prendendo tutte le poche cose che avevo lasciato in giro, entrò anche nel bagno uscendo con lo spazzolino e il dentifricio.

Scocciata lo fermai circondandogli il polso con la mano.
Pessima mossa.
Si allontanò bruscamente fulminandomi con gli occhi freddi come l'Antartide.

«Non ho alcuna intenzione di parlare con te. Vestiti e usciamo da questo cazzo di posto. Mi hai già fatto perdere abbastanza tempo.»

Qualcosa dentro di me si ruppe con un rumore sordo.
Non qualcosa, il mio cuore, per il modo in cui mi aveva parlato.
Lo meritavo certo ma ciò non toglieva che faceva male essere trattata in quel modo da lui.
Come se fossi un peso.
Un problema da risolvere.

Mandai giù il nodo che avevo in gola stringendo al petto i vestiti. Tutta la mia sfrontatezza volò via ferita dalle sue parole.
Senza contestare mi diressi in bagno ma prima di poter entrare qualcuno bussò alla porta.
Stavolta doveva essere il servizio in camera.
Mi rivolse un rapido sguardo prima di posare la borsa e andare ad aprire.
Un giovane ragazzo con un vassoio apparve sulla soglia.

«Servizio in camera.»

Lo raggiunsi recuperando il vassoio e ringraziandolo velocemente, nello stesso istante la porta davanti alla nostra si aprì e ne uscì un uomo con una ragazza molto più giovane di lui.
Siamo sicuri fosse maggiorenne?

L'uomo si fermò alle spalle del cameriere per lanciarmi una lunga occhiata languida soffermandosi sulle gambe lasciate nude dal pantaloncino.
Repressi un conato di disgusto pronta per dirgliene quattro ma non ce ne fu bisogno.
Il drago sputa fuoco alle mie spalle non aspettava altro che sfogarsi su qualcuno.

«Vede qualcosa che le piace?»

Oh porca miseria. Non sarebbe finita bene quella cosa.
L'uomo, che doveva avere all'incirca l'età di mio padre, sorrise lascivo passando la lingua sul labbro superiore.

«A dire il vero sì. Sa io e la mia ragazza ci stavamo annoiando, se vuole... come dire, divertirsi con noi. Siamo ben propensi agli scambi, ci piacciono le novità.»

E i suoi occhi da porco si fermarono sulla scollatura della maglia.
Istintivamente feci un passo indietro ma la mia schiena si scontrò sul petto di Phoenix, il suo braccio corse a circondarmi le spalle coprendo in modo protettivo la scollatura.

Quel tizio ci aveva appena proposto uno scambio di coppia!
Niente di strano per carità, ero la persona più aperta del mondo, ma era stato così irrispettoso e sfacciato che non riuscivo neanche a dirgliene quattro come avrei fatto in uno stato normale.

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